Video intervista al Prof. Luciano Floridi, filosofo, professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford, dove è direttore del Digital Ethics Lab, nonché professore di Sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna.

Di seguito, proponiamo alcuni passaggi dell’intervista.

Umanesimo Digitale

L’idea dell’umanesimo digitale è che di fronte alle straordinarie trasformazioni digitali tecnologiche si possa ribadire – o addirittura tornare a – la centralità dell’umanità, dell’essere umano, nei confronti delle varie applicazioni pratiche della tecnologia. La tecnologia è fatta per l’umanità, non viceversa, anche se vediamo che a volte gli esseri umani sono sfruttati “dalla tecnologia” e “per la tecnologia”.

Secondo il Prof. Luciano Floridi, filosofo, professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford e professore di Sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna, però si deve andare oltre alla relazione uomo-tecnologia. Il concetto di umanesimo digitale è incompleto. Non è soltanto un discorso tra umanità e tecnologia, ma oggi – sempre di più – riguarda umanità, tecnologia e il pianeta sul quale viviamo.

«Bisognerebbe allargare l’umanesimo digitale ad un’idea più ampia e ambientalista – dice il Prof. Luciano Floridi – facendo in modo che la triangolazione tecnologia, umanità, ambiente, possa “far bene” a tutti e tre, sviluppando quindi delle ottime tecnologie, potenti, per fare di più e meglio con l’umanità che ne trae il massimo vantaggio e con un ambiente che viene sostenuto e protetto anche attraverso la tecnologia… allora sì che avremmo una visione del XXI secolo».

Il ruolo della politica

«Questo è uno dei grandi drammi che abbiamo in questo nostro periodo di straordinaria trasformazione tecnologica, ma anche di straordinaria assenza dalla politica. […] Diciamo che è un fatto che, oggi, la tecnologia si sviluppa moltissimo ed è presente ovunque, mentre la politica sta implodendo ovunque. Dalla Gran Bretagna all’Italia, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina al Brasile… Vediamo le difficoltà di Paesi democratici e non, Paesi dove la politica ha avuto in passato ruoli significativi ma che, oggi, non è all’altezza delle sfide tecnologiche e ambientali. Proprio in un momento in cui la tecnologia ha maggior bisogno di una guida, non per andare più o meno veloce, ma per capire dove andare», sono le parole del Prof. Luciano Floridi.

Ci vorrebbe molta più politica e di maggior valore. Oggi ne abbiamo poca, e di scarso valore.

«Questo è un danno per le generazioni future, perché quello che non faremo oggi lo faremo domani a costi molto più elevati e a sacrifici molto più intensi. Farlo prima vuol dire farlo meglio, con meno risorse, con più facilità, con più flessibilità. Una volta che, metaforicamente, abbiamo perso il treno… rincorrerlo è molto più difficile».

Il divorzio tra l’intelligenza e l’agire

In passato abbiamo visto trasformazioni altrettanto profonde quanto l’arrivo della calcolatrice (accolta all’epoca con allarmismi vari), ma hanno richiesto tempi di gran lunga più estesi per essere assorbite rispetto a quelli attuali (alcune trasformazioni sono così veloci che non abbiamo il tempo di comprenderle e assimilarle).   

La trasformazione digitale si sta compiendo in pochi decenni (rispetto a quella agricola o a quella industriale che hanno richiesto periodi molto lunghi di compimento e adattamento). Oggi, si dovrebbe sentire l’urgenza di velocizzare l’assorbimento di questa nuova trasformazione.

«Da un lato, dobbiamo renderci conto che i cambiamenti sono estremamente veloci, senza però farcene troppo una colpa. Dall’altro, non possiamo nemmeno rilassarci troppo e dire a noi stessi “vedrai che andrà tutto bene domani”. Dobbiamo darci una mossa e comprendere che alla velocità dei cambiamenti dovrebbe seguire anche una certa velocità di gestione, adeguamento, management e governance, cioè di gestione intelligente», rimarca il Prof. Luciano Floridi.

Relazione uomo-macchina, quali scenari futuri?

Tutto dipenderà da quanto noi riusciremo a essere all’altezza della nostra tecnologia.

«Non è tanto l’innovazione tecnologica che farà la differenza, ma “cosa” ci facciamo con questa innovazione tecnologica».

In quel “cosa” (cui è correlato il come) sono racchiuse le conseguenze, positive e negative, e gli impatti della tecnologia stessa.

Scritto da:

Valentina Bigai

Giornalista e Videomaker Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin