Articolo a cura di Nicoletta Boldrini, Futures & Foresight Director e Direttrice Responsabile di Tech4Future, e Laura Maffei, Responsabile Area "Sviluppo del Sistema R&I: Ecosistemi di R&I e Foresight per la R&I" di HIT - Hub Innovazione Trentino
L’Europa deve ribilanciare al meglio e con maggior precisione i propri obiettivi strategici, definendo ciò che vuole ottenere rispetto a ciò che effettivamente può realizzare tenuto conto dei cambiamenti geopolitici in corso. L’Italia avrebbe tutte le caratteristiche per diventare uno dei Paesi leader dell’Occidente. Ma un conto è avere le caratteristiche, tutt’altra storia riuscire a sfruttarle. Europa ed Italia viste da Abishur Prakash, esperto di geopolitica internazionale, autore del libro “The World Is Vertical: How Technology Is Remaking Globalization”.
Takeaway
L’INTERVISTA
T4F: Quale potrebbe essere il ruolo dell’Unione Europea in questo nuovo, complesso scacchiere di relazioni tra Stati?
Prakash: L’Europa, lo sappiamo, è oggi oggetto di numerose conversazioni e destinataria di attenzioni per lo più negative: molti sostengono che sia in declino e che il suo potere e la sua rilevanza politica stiano svanendo. Non sono d’accordo. Viaggio spesso nel vostro continente, vedo cosa accade lì, è un posto fantastico, ricco di storia, in cui mi piacerebbe vivere. Detto questo penso che, sebbene l’Europa sia chiamata a rispondere a domande complesse sul suo posizionamento strategico e apporto complessivo nello scacchiere geopolitico mondiale, non possa semplicemente puntare su ciò che l’ha portata fino ai nostri giorni, ma debba trovare una nuova identità…sia che si tratti di un polo manifatturiero, un polo finanziario, un faro della democrazia, un grande mercato unico o un terreno più neutrale rispetto agli Stati Uniti in grado di collaborare con altre parti del mondo. In realtà, l’Europa ha già individuato alcune direzioni: diventare una superpotenza “green”, un leader tecnologico e affermare la propria sovranità di fronte a Stati Uniti e Cina. Tuttavia, questi obiettivi sono stati fissati molti anni fa, prima della guerra in Ucraina, prima dell’avvio del nuovo cambiamento. Ognuno di essi è degno di attenzione e di grandissimo livello. Il problema sta nel metterli in pratica, perché chiamata ad affrontare sfide globali di ogni tipo. Consideriamo la sovranità europea.
Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale accelerare il processo di adesione di altre nazioni, come ad esempio i Balcani. Se da una parte, l’annuncio di inizio anno fatto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen va esattamente in questa direzione, dall’altra ci troviamo di fronte ad una Serbia che firma un accordo commerciale e di scambio con la Cina, che – stante le parole del suo Presidente Vucic – garantirà un futuro florido alla Nazione. Pensate cosa può significare il legame fra Serbia e Cina. Si tratta, come visto in precedenza, di una ricalibrazione massiccia del modo in cui le nazioni pensano all’economia. Se la direzione intrapresa dalla Serbia è verso est, la domanda che ci dobbiamo fare è “Come pensa l’Europa di costruire la sovranità? Come pensa l’Europa di espandersi di stabilire i suoi nuovi confini?” L’Ungheria è un altro esempio: strettamente alleata con la Cina, fa parte dell’UE, generando non poche sfide a Bruxelles. Sebbene l’Europa abbia individuato da tempo i suoi obiettivi prioritari, è ora chiamata a rimodularli rispetto al contesto geopolitico attuale. Diventare una superpotenza “green” è lodevole, ma cosa significa in concreto? Significa diventare leader nelle esportazioni di veicoli elettrici? Quando, lo sappiamo, le esportazioni di veicoli elettrici cinesi stanno sempre più dominando il continente, spinte anche dalle sovvenzioni statali cinesi. L’Europa è in difficoltà e sta lottando, per diventare leader di mercato. Per questo è necessaria una rimodulazione degli obiettivi dell’Unione, basata sulle numerose opportunità che l’Europa possiede nel giocare un ruolo più forte, potente e strategico.
T4F: Quali sono le sfide che l’Europa deve affrontare, considerato che all’interno dell’Unione ci sono – non possiamo non vederlo – identità e culture, che contribuiscono a definire posizioni differenti in termini di sfide politiche ed economiche?
Prakash: Sono due, a parer mio, le sfide che l’Europa si trova ad affrontare: una interna e una esterna. Internamente l’Europa è caratterizzata da un pensiero frastagliato e non omogeneo. Ogni Paese è molto diverso, ha le sue esigenze, i suoi desideri e le sue opinioni. Questo porta ad affrontare situazioni di stallo, a volte anche alla totale paralisi, il cui risultato è la perdita di competitività sul fronte geopolitico. Raggiungere, un’uniformità di pensiero è fondamentale, soprattutto nel definire chi sono i partner e chi i concorrenti. Come farlo, è compito di Bruxelles.
Esternamente, la sfida è far sì che l’Europa sia ascoltata e possa giocare un ruolo di primaria importanza, anche in partite delicate dall’elevata portata strategica come il conflitto israelo-palestinese. In questo contesto gli attori primari sono gli Stati Uniti, gli Stati del Golfo, l’Iran e, in misura minore, la Cina e la Russia. Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, più volte nei suoi scritti e discorsi sprona ad interrogarsi sul ruolo di leader dell’Europa e sul perché il resto del mondo dovrebbe ascoltare ciò che essa ha da dire.
L’Europa sceglie di parlare di tecnologia. In particolar modo di intelligenza artificiale. Sicuramente importante, soprattutto se la discussione verte su aspetti etici. La domanda che mi pongo è perché una qualsiasi altra Nazione dovrebbe utilizzare la “linea etica” europea quando si tratta di intelligenza artificiale? E non quella americana o non quella cinese? Anche in ambito tecnologico, penso emerga con chiarezza che attualmente la leadership e la capacità dell’Europa di farsi strada nel mondo è incredibilmente limitata. A partire da un decennio fa l’Europa ha dichiarato di voler essere una superpotenza tecnologica. È stata la prima ad utilizzare l’espressione “sovranità tecnologica”. La situazione reale, ad oggi, è ben diversa. Prendiamo ChatGPT: si tratta di un’innovazione americana diffusa in tutto il mondo. Rispetto a questo genere di innovazione tecnologica, che contributo ha dato l’Europa, che ruolo ha svolto in questo ambito, quale alternativa ha proposto? La Cina, lo ricordo, ha la sua alternativa, forse non altrettanto valida, ma ce l’ha. E l’Europa?
T4F: E l’Italia? Che ruolo può giocare all’interno dell’Unione, visto anche la sua posizione geografica nel mezzo del Mediterraneo?
Prakash: Ritengo che l’Italia sia una superpotenza culturale, uno dei pochi Paesi che a livello europeo può fare la differenza. L’Occidente, in questo momento, è privo di omogeneità di pensiero e di guida politica. La Francia, più volte, ha tentato di assumere il ruolo di leader, cercando di definire obiettivi e percorsi, ma senza raggiungere risultati concreti. Stante l’attuale assetto, il ruolo di guida potenzialmente potrebbe andare a chiunque. E perché non all’Italia? La vostra nazione ha mantenuto un suo equilibrio e buoni rapporti con tutti gli latri Paesi, mentre l’Europa – nel suo complesso – non molto.
Sebbene l’Italia, a mio avviso, sembri possedere le caratteristiche per diventare il nuovo capitano del blocco europeo, deve identificare – pur sempre all’interno degli obiettivi strategici europei – un posizionamento per sé stessa vantaggioso, considerato che pressione geopolitica sull’economia italiana sta via via crescendo. Faccio un esempio. Da circa 20/30anni a questa parte, i porti italiani hanno beneficiato del transito navi attraverso il Canale di Suez, costruito per collegare Medioriente ed Asia all’Europa. Ora, a causa del contesto nel Mar Rosso, la situazione è completamente cambiata. Molte aziende scelgono di non navigare attraverso il Mediterraneo, ma di dirigersi verso il nord Europa circumnavigando l’Africa. I porti italiani ne stanno subendo le dirette conseguenze e gli affari sono in calo. Questo dovrebbe far capire all’Italia che, per definire il proprio posizionamento e potere geopolitico, è impensabile far leva ora sui traffici commerciali. Ma Come reiventarsi? Tutto dipende dalle sue ambizioni, dalla sua capacità di attirare investimenti, dall’allineamento con l’UE e dalla ricerca di nuovi alleati. Grazie alle attuali relazioni politiche, l’Italia è molto vicina all’India, più di quanto non sia mai stata in passato. Una mossa strategica da parte di Roma. Penso che ci siano azioni che, se solo individuate e sviluppate, possono aiutare l’Italia a risollevarsi e riacquistare potere, non solo all’interno del blocco europeo, ma anche nello scacchiere geopolitico mondiale.
T4F: Abbiamo accennato al Mediterraneo, parliamo di acqua in maniera più ampia. Possiamo considerarlo un asset geopolitico strategico per l’Italia?
Prakash: L’acqua potabile sta diventando, a causa dei cambiamenti climatici in corso, la più grande crisi mondiale, di cui in pochi però stanno parlando. Sebbene l’invenzione della tecnologia di desalinizzazione abbia dimostrato come nel caso di Israele (prima del conflitto bellico quasi il 100% dell’acqua del rubinetto proveniva dal processo di desalinizzazione) che la situazione può essere affrontata, non basta. Il Canada ha i più grandi laghi d’acqua dolce del mondo; eppure, il suo potere geopolitico è pressoché nullo. Ciò che dobbiamo chiederci è cosa vogliamo farne dell’acqua: una cosa è possederla, tutt’altra è decidere come gestirla ed utilizzarla. Nessuno può esportare milioni di litri d’acqua potabile, quindi è facilmente comprensibile che essa possa essere fonte di immigrazione da parte di popoli, che ne sono privi. Nello stesso tempo, anche i processi di immigrazione hanno un limite. Un intero mondo geopolitico ruota intorno a questo asset e credo che anche per l’Italia, ricca di acqua salata, dolce e potabile, debba porre la giusta attenzione a questo asset strategico e valorizzarne la proprietà con le più opportune strategie di gestione.
T4F: Altri Stati europei, tra cui la Spagna, stanno investendo in questo asset mettendo a punto una visione strategica di medio-lungo periodo. Noi, pur al cento del Mediterraneo, non abbiamo ancora investito massicciamente – sia a livello pubblico sia a livello privato – nelle tecnologie di desalinizzazione e fatichiamo a produrre visione strategica di lungo periodo.
Prakash: L’opportunità dell’Italia risiede principalmente nei corridoi economici. Lo scorso settembre, in occasione del G20 in India, è stato annunciato un corridoio economico chiamato IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor) che collega India, Medio Oriente ed Europa; oggi in pausa a causa del conflitto Israele- Hamas. Questi corridoi economici sono i nuovi progetti, su cui i Paesi iniziano a gravitare. Penso che l’Italia abbia un grande potenziale per creare un proprio corridoio economico e cercare di riorientarsi intorno a questo. Anche i collegamenti con l’Africa, per esempio per quanto riguarda le forniture energetiche, iniziano ad essere strategici per l’Europa anche a seguito del conflitto russo-ucraino. In questi assetti e in queste connessioni, l’Italia gioca il ruolo più importante, soprattutto se riuscirà ad imporsi come hub di questa nuova matrice energetica.
Abishur Prakash è founder, keynote speaker e autore. È uno dei massimi esperti mondiali di geopolitica. Prakash, nato in Nuova Zelanda da genitori indiani, ha vissuto la sua infanzia in Australia ed è cresciuto in Canada. È un esperto geopolitico. Da oltre un decennio, Prakash fornisce consulenza e previsione geopolitica ai leader del mondo degli affari e delle nazioni. È il fondatore di The Geopolitical Business, una società di consulenza con sede a Toronto, che aiuta le aziende a gestire la geopolitica in modo intelligente. Nel 2013, Prakash è stato tra i primi al mondo a definire “Next Geopolitics”, l’intersezione tra geopolitica e tecnologia. È autore di cinque libri, tra cui “Next Geopolitics: Volume One & Two” e “Go.AI (Geopolitics of Artificial Intelligence).” Il suo ultimo libro, “Il mondo è verticale: come la tecnologia sta ridefinendo la globalizzazione”, parla del nuovo design frammentato del globo, dove esistono barriere e muri ovunque. Oratore provocatorio porta un nuovo pensiero geopolitico al pubblico di tutto il mondo. È apparso anche in molti dei principali media mondiali, tra cui CNBC, Wall Street Journal, Nikkei Asia, Telegraph, CNN e Business Insider, tra gli altri.