Il recente report del World Economic Forum “Designing Artificial Intelligence Technologies for Older Adults”, nel prendere in considerazione la progettazione di sistemi AI destinati all’assistenza agli anziani, raccomanda uno sviluppo responsabile delle tecnologie che vi sono alla base, che tenga conto delle vulnerabilità dei soggetti coinvolti e delle delicate questioni relative alla loro privacy.

TAKEAWAY

  • L’intelligenza artificiale per l’assistenza agli anziani – incentrata sull’affrontare le sfide legate all’invecchiamento della popolazione – rappresenta, oggi, un campo di ricerca in evoluzione.
  • Ma, in tale ambito di studi, un accento va sullo sviluppo responsabile delle tecnologie – al fine di evitare i rischi associati all’eccessiva dipendenza dall’AI da parte degli anziani – e sulla protezione dei dati personali delle persone coinvolte.
  • Vediamo in che modo è possibile trovare un equilibrio tra gli aspetti tecnici correlati allo sviluppo di nuove soluzioni AI e il loro buon uso, volto unicamente a recare sollievo all’essere umano in una fase particolarmente delicata della sua esistenza.

«La popolazione globale di età pari o superiore a 60 anni sta crescendo a un ritmo rapido e si stima che raggiungerà oltre 1,6 miliardi entro il 2050» si legge nel recente report del World Economic Forum “Designing Artificial Intelligence Technologies for Older Adults”. E l’intelligenza artificiale per assistenza anziani – sotto forma di robotica assistiva, dispositivi indossabili, dispositivi ad attivazione vocale, sistemi domotici – rappresenta un ambito di ricerca in evoluzione, focalizzato nell’affrontare quelle che sono le sfide legate all’invecchiamento della popolazione [per approfondimenti sull’AI, consigliamo la lettura della nostra guida all’intelligenza artificiale che spiega cos’è, a cosa serve e quali sono gli esempi applicativi – ndr].

Nel progettare tali dispositivi, tuttavia, un accento particolare va sullo sviluppo responsabile delle tecnologie che vi sono alla base – onde evitare i rischi associati all’eccessiva dipendenza dall’AI da parte delle persone anziane – nonché sulla questione privacy, ponendo in primo piano la protezione e la riservatezza dei dati e il consenso a utilizzarli rilasciato dagli utenti.

Vediamo in che modo è possibile trovare un equilibrio tra gli aspetti squisitamente tecnici correlati allo sviluppo di nuove soluzioni AI e il loro buon uso, volto unicamente a recare sollievo all’essere umano in una fase particolarmente delicata della sua esistenza.

Intelligenza artificiale per assistenza anziani: esplicitare i potenziali benefici che ci si attende dall’AI e includere gli anziani nei set di dati

Il report del World Economic Forum in tema di progettazione di soluzioni di intelligenza artificiale per assistenza anziani- al quale si è accennato in apertura – suggerisce una prima macro-regola, ossia specificare chiaramente, in fase pre-progetto, in che modo le tecniche che fanno capo all’ambito di studi dell’intelligenza artificiale andranno ad agire sulle persone anziane, portando loro beneficio e benessere.

E, per fare questo, si dovrà procedere a un’analisi dei bisogni specifici delle persone anziane, del modo in cui la tecnologia verrà utilizzata per rispondere a tali bisogni e del modo in cui gli anziani potranno trarre vantaggio dalla tecnologia sviluppata.

Le domande sono: come può l’AI essere utile all’assistenza degli anziani? E come possono gli anziani stare meglio per mezzo di dispositivi che si avvalgono dell’intelligenza artificiale?

Fondamentale – sottolineano gli analisti del WEF – è garantire, nella fase di sviluppo del sistema AI, che gli anziani siano rappresentati nei set di dati che andranno ad allenare l’algoritmo.

Anzi, la creazione di set di dati che fotografano l’eterogeneità della popolazione che invecchia – comprendenti le diverse fasce di età, il genere, l’eventuale presenza di patologie o di disabilità, lo stile e la qualità della vita – è un aspetto saliente nell’ambito dello sviluppo responsabile di soluzioni di intelligenza artificiale per gli anziani.

Più nel dettaglio – osservano gli analisti – gli anziani rappresentano una categoria sociale assai eterogenea, in cui l’età anagrafica non costituisce affatto l’attributo principe. Ma dove, invece, è significativo un intero spettro di attributi, tra cui la provenienza geografica, il fatto di provenire da aree rurali, il livello di istruzione, lo stato socio-economico, l’esperienza tecnologica, le diverse capacità fisiche, sensoriali e cognitive. Ecco, tutte questi fattori hanno un peso nell’aiutare a mettere a punto sistemi AI dall’impatto positivo per le persone anziane.

Intelligenza artificiale per assistenza anziani: attenzione ai rischi di dipendenza dall’AI

Ogni sistema di intelligenza artificiale deputato a interagire con gli anziani – sia esso robot assistivo o dispositivo domotico – è chiamato a un compito delicato, che dovrà essere svolto prestando particolare attenzione alle capacità cognitive e agli aspetti psico-emotivi dei soggetti in questione. Capacità e aspetti di cui si dovrà tenere conto in fase di sviluppo e progettazione di tali sistemi, oltre che in fase di addestramento al loro utilizzo da parte degli utenti.

In tema di intelligenza artificiale per assistenza anziani, a causa del naturale deterioramento cognitivo, gli anziani – soprattutto i più vulnerabili a causa della presenza di particolari patologie – sono più inclini a sviluppare dipendenza dalla “macchina”, dal sistema che li assiste e si prende cura di loro. E in taluni casi, gli anziani più soli e privi di assistenza da parte di caregiver umani arrivano a soffrire di un eccessivo attaccamento ai carebot, considerandoli sostituti dell’interazione umana.

Questi sistemi – rimarcano gli analisti del World Economic Forum – dovrebbero essere progettati «per dare priorità al benessere degli anziani, riducendo al minimo i rischi di uso improprio», compreso l’essere visti per quello che non sono.

In tale ottica, diventa basilare una comunicazione chiara ed efficace rivolta agli anziani prima dell’utilizzo dei dispositivi AI, finalizzata alla comprensione del loro funzionamento e delle loro caratteristiche e a nutrire aspettative ragionevoli circa le loro reali capacità e le loro concrete funzioni.

Nel caso in cui, ad esempio, il sistema AI sia dotato di una voce dal suono umano, al fine di non alimentare nell’anziano aspettative ingannevoli circa le capacità di interazione del dispositivo, è importante che venga chiarito fin da subito che si tratta di una voce generata sinteticamente.

La protezione dei dati dell’anziano e l’importanza di un’informativa privacy chiara e corretta

In tema di intelligenza artificiale per assistenza anziani, un altro nodo importante da sciogliere ha a che vedere con la protezione dei dati personali e il relativo consenso al loro utilizzo.

Temi in merito ai quali gli anziani sono particolarmente sensibili, esprimendo talora preoccupazioni riguardo al rischio di un eventuale non rispetto della propria privacy, sia in riferimento ai dispositivi AI che inviano i loro dati online al personale medico-sanitario, sia relativamente ai sistemi che fanno ingresso nelle loro abitazioni, riprendendoli e monitorandoli.

A tali preoccupazioni, si aggiunge, inoltre, la difficoltà, da parte degli anziani, a comprendere in modo chiaro il funzionamento delle tecnologie e come vengono utilizzati i loro dati.

Per questo è raccomandabile – prima dell’installazione di qualsiasi sistema – affrontare in modo proattivo, attraverso una puntuale informazione, i timori che gli anziani potrebbero avere, ad esempio, per quanto concerne i dispositivi utilizzati nelle loro case, i dati raccolti ed elaborati da questi, lo scopo della raccolta, le persone che avranno accesso a tali dati, il loro periodo di conservazione e le misure di sicurezza atte a proteggerli.

Passando, invece, al lato pratico, il consiglio è di procedere alla sola raccolta di quei dati ritenuti “assolutamente necessari”, in modo che il sistema di intelligenza artificiale non sia autorizzato a rilevare informazioni su quelle azioni e situazioni che gli anziani desiderano mantenere private.

Un altro punto fondamentale prevede di valutare attentamente gli spazi, gli ambienti in cui vengono installati i sistemi di monitoraggio – tra cui quelli di visione artificiale – considerando con attenzione locali come le stanze da letto e i bagni e trovando il corretto equilibrio tra le esigenze di privacy e le finalità di un sistema AI finalizzato all’assistenza e, dunque, al rilevamento di eventuali eventi critici come, ad esempio, le cadute e gli stati di malessere.

L’anziano dovrebbe, inoltre, poter avere un “controllo privacy”, ovvero la possibilità di attivare e disattivare in modo semplice e autonomo i dispositivi e le loro funzioni nel momento in cui lo ritiene necessario, oltre al poter verificare quello che di lui viene osservato da chi visiona le immagini riprese dai sistemi di monitoraggio.

Infine, l’accesso ai dati deve essere regolato in modo tale da essere consentito solo ai familiari stretti e al personale medico-sanitario e limitato alle figure saltuarie.

Scritto da:

Paola Cozzi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin