Diventare o rimanere indipendenti: è questo il traguardo fondamentale che ogni innovazione tecnologica dovrebbe porsi, soprattutto quando si rivolge a persone con disabilità visive. La libertà di muoversi, l’autonomia nelle attività quotidiane, la possibilità di non dover sempre chiedere aiuto. Francesco Aleotti, formatore informatico ed esperto di accessibilità presso la Fondazione Asphi, lo sottolinea sin dall’inizio: conoscere la destinazione è essenziale per intraprendere il viaggio nel mondo delle tecnologie pensate per supportare chi vive con una disabilità visiva.

Fino ad oggi, lo smartphone ha rappresentato la rivoluzione più significativa, trasformando profondamente la vita delle persone con disabilità visive e offrendo strumenti utili su molteplici fronti. Tuttavia, l’intelligenza artificiale si profila all’orizzonte come una forza capace di ridefinire nuovamente questo primato. Il potenziale di queste nuove tecnologie è immenso, ma altrettanto numerosi sono i “se” e le sfide da affrontare.


Lo smartphone resta la tecnologia più abilitante per non vedenti e ipovedenti, grazie ai costi accessibili e alla sua natura universale.
L’intelligenza artificiale offre prospettive di maggiore autonomia, ma richiede prudenza e consapevolezza per gestirne limiti e possibili errori.
Per essere davvero abilitante, una tecnologia deve essere accessibile a tutti, inclusi i meno esperti in competenze digitali, nonché comprensibile e semplice da utilizzare.
La formazione diffusa è essenziale per superare il digital divide e garantire pari opportunità di accesso.
La tecnologia non è una soluzione completa: il supporto umano resta fondamentale per eliminare le barriere e favorire un utilizzo inclusivo ed equo.

Tecnologie per non vedenti: libertà e autonomia spesso risiedono in una app

Il campo di applicazione delle tecnologie per non vedenti che Aleotti sceglie di esplorare per primo è la mobilità. Tra app, servizi GPS di uso comune e prodotti studiati ad hoc per chi ha difficoltà visive, oggi è possibile ottenere da un semplice smartphone – neanche troppo all’avanguardia – qualsiasi tipo di informazione per muoversi in libertà in una città.

Ricordo bene quando era necessario imparare a memoria tutte le fermate dei mezzi pubblici, rimanendo in ansia per tutto il tragitto, sperando che il/la conducente si ricordasse di avvisarti personalmente che era arrivata la tua fermata… Oggi, al contrario, si può mediamente usufruire in modo autonomo dei mezzi pubblici ed è un’importante libertà”, spiega Aleotti.

Senza dover per forza mettere il naso fuori di casa, anche in ambito domestico lo smartphone è un alleato per le persone non vedenti o ipovedenti. Le diverse tecnologie smart,  connesse tra loro, creano una “rete di aiuto” che regala autonomia; la domotica, per esempio, offre una piena gestione degli spazi e dei servizi e i prezzi sono accessibili perché, che sia un cellulare o un assistente vocale, si tratta comunque di hardware di uso comune.

Aleotti lo sottolinea, sfornando poi una serie di esempi che fanno pensare. Parte da quelli per lui più preziosi: controllare di aver spento tutto prima di uscire, regolare la temperatura delle stanze e cucinare con la friggitrice ad aria.

Gli elettrodomestici con il touch screen – oggi ormai sempre più comuni – rappresentano una barriera non banale per chi non vede che, spesso non riesce ad utilizzarli. Le persone con problemi alla vista sono spesso costrette ad utilizzare vecchi modelli analogici di elettrodomestici, sempre ammesso che rimangono disponibili in commercia, altrimenti sono costrette a rinunciare”, spiega Aleotti. “Fortunatamente, le soluzioni tecnologiche non mancano; ci sono sempre più app che permettono di gestire in autonomia qualsiasi dispositivo elettronico, senza dover chiedere aiuto e senza dover imparare tutte le impostazioni o le posizioni dei tasti a memoria.È decisamente una svolta, per chi desidera vivere in autonomia”.

L’esempio di “Be My Eyes”

Creata in Danimarca alcuni anni fa per mettere in contatto utenti non vedenti e ipovedenti con volontari vedenti, l’applicazione Be My Eyes sta diventando sempre più utile per chi ha una disabilità visiva.

All’inizio permetteva semplicemente alla persona non vedente di contattare un volontario affinché potesse descrivere una immagine o dare informazioni utili su qualcosa che la persona non vedente non era in grado di percepire con i propri occhi. Ora, utilizzando ChatGPT per generare e leggere descrizioni dettagliate delle varie immagini, non è più necessario il coinvolgimento di terzi volontari:  è l’app stessa a diventare l’alleata della persona che ha difficoltà a vedere, una alleata “always on”.

Oggi Be My Eyes può essere di supporto per gli usi più disparati: per controllare quale sia la toilette femminile o maschile in un bar, per consultare gli ingredienti sulle confezioni di cibo, per leggere una lettera privata, per controllare le foto ricevute in gruppi WhatsApp, per controllare la temperatura del forno…

Sono più di 100.000 gli utenti non vedentiche utilizzano giornalmente questa app e tutti sperano nel next-step, che Aleotti stesso aspetta con curiosità di poter sperimentare di persona.

Il sogno sarebbe avere un assistente real-time anche con video in diretta streaming, con l’intelligenza artificiale in grado di descrivere gli edifici e i movimenti intorno a me, a cui poter fare domande e con la quale interagire direttamente in qualsiasi momento”.

Ma tu ti fideresti?” gli chiedo, e in realtà lo chiedo anche a me stessa. Aleotti, con estrema sincerità, risponde: “No.” Nonostante ciò, continua a guardare con speranza al prossimo passo evolutivo della tecnologia. Spiega il motivo della sua cautela:

Anche oggi, quando utilizzo l’intelligenza artificiale per lavoro, ad esempio per leggere documenti complessi che il lettore di schermo non riesce a gestire del tutto, mantengo sempre un margine di diffidenza. Verifico, perché so che non posso fidarmi ciecamente dell’AI, ed è giusto così. Questo vale per tutti, non solo per chi non vede.”

Tuttavia, per una persona con disabilità visive, che spesso deve affidarsi completamente a ciò che un’app con AI suggerisce, diventa ancora più cruciale essere consapevoli delle sue limitazioni. Una tecnologia che ogni tanto può sbagliare richiede un utilizzo attento e consapevole.

Formazione fai da te e auto-aiuto, barriere all’entry level

La fallibilità e le possibili allucinazioni dell’intelligenza artificiale introducono una riflessione cruciale su formazione e sensibilizzazione, come spiega Aleotti.

I corsi pratici per persone non vedenti, necessari per imparare a usare le tecnologie abilitanti, sono quasi esclusivamente a carico delle associazioni di settore. Il servizio sanitario, al massimo, finanzia corsi erogati da terzi,” sottolinea. “Un’offerta formativa esiste, ma è orientata prevalentemente a chi possiede già una certa familiarità con queste tecnologie. Mancano opportunità per chi è agli inizi, o per chi non è neppure consapevole delle potenzialità offerte dalla tecnologia.”

Aleotti descrive un ecosistema vivace, fondato sull’auto-aiuto, la collaborazione e lo scambio di buone pratiche. Forum, chat, podcast e tutorial gratuiti sono risorse preziose, spesso create da e per persone non vedenti. Tra queste, Aleotti consiglia il gruppo Facebook CiecandoScherzando e il portale Nvapple, punto di riferimento per i non vedenti italiani non solo in ambito Apple. Tuttavia, accedere a questo universo non è semplice: chi perde improvvisamente la vista, ad esempio, può non essere a conoscenza di tali servizi, o potrebbe trovarsi ostacolato dalla mancanza di competenze digitali di base e strumenti adeguati.

In alcune situazioni, persiste anche un problema di stigma sociale. Non tutti i contesti sono accoglienti o accessibili per chi vive con una disabilità visiva,” osserva Aleotti. “Per questo, accanto allo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate, è fondamentale garantire che siano fruibili in modo equo e corretto. La tecnologia non è sempre la soluzione definitiva, e quando lo è, spesso risulta comunque parziale. È indispensabile il contributo umano per integrare il digitale e abbattere ogni barriera di accesso.

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