Genetica, biometria, biohacking le basi tecnologiche di Wallife, startup insurtech italiana nata con l’obiettivo di contrastare il problema delle violazioni digitali e tutelare l’identità digitale ed i dati degli utenti

Il furto d’identità digitale è un problema in progressiva crescita su cui riflette da tempo il settore assicurativo tradizionale e l’insurtech: negli USA, la Federal Trade Commission ha ricevuto nel 2021 quasi 1,4 milioni di segnalazioni, il doppio rispetto al 2019. Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo e non potrebbe essere altrimenti, dato che a livello globale, più di 5 miliardi di persone utilizzano Internet ogni giorno. Buona parte degli utenti utilizza uno smartphone, oltre a pc e tablet. Siamo tutti a rischio, quindi. Quali strumenti ci sono per difendersi? Una startup innovativa italiana ha messo a punto una risposta e strumenti dedicati: si chiama Wallife ed è la prima realtà al mondo in grado di offrire protezione da rischi derivanti da un impiego distorto della tecnologia. Non si limita a proporre una polizza assicurativa, ma ha creato soluzioni digitali per provare a prevenire i problemi legati alla sfera cyber e arginare il fenomeno sensibile anche in Italia. Da una ricerca condotta da Ipsos e commissionata dalla stessa startup è emerso che quasi un terzo (28%) di connazionali dichiara di aver subito una violazione digitale, spaziando dal profilo social alla clonazione della carta di credito.

Takeaway

Il furto d’identità digitale è un problema sentito e che può colpire chiunque, dato che 5 miliardi di persone usano Internet tutti i giorni. Dal profilo social hackerato alla clonazione della carta di credito, quasi un italiano su tre ha subito una violazione
Ridurre il fenomeno e garantire un livello più elevato di sicurezza è l’obiettivo per cui è nata Wallife, startup italiana del mondo insurtech, che ha messo a punto strumenti per prevenire il problema, focalizzandosi sull’area genetica, biometrica e biohacking
Malgrado il furto d’identità digitale sia un reato penale, non è adeguatamente valutato. Per questo c’è bisogno di soluzioni dedicate. A questo proposito opera la startup, impiegando anche l’AI per tutelare l’accesso allo smartphone e prossimamente anche al laptop

Furto d’identità digitale: un reato sottovalutato, ma pericoloso

Il furto d’identità digitale è un reato perseguito dalla Legge. Nel codice penale sono due gli articoli che lo contemplano: l’articolo 464 e il 640 (ter). In quest’ultimo si parla esplicitamente di “furto o indebito utilizzo dell’identità digitale”. La percezione di questo rischio è sensibile, anche se ancora sottovalutata. Forse occorrerebbe pensare all’impatto economico che possono avere queste violazioni: già nel 2020 sono state stimate circa due milioni transazioni digitali fraudolente per un valore corrispondente pari a 200 milioni di euro. Ma c’è anche il rischio di andare incontro a problemi legali. Nel 2021 sono stati registrati 28.600 casi di furti di identità digitali per la sottoscrizione di prestiti personali.

Maria Enrica Angelone, Ceo di Wallife
Maria Enrica Angelone, Ceo di Wallife

«Significa che diverse migliaia di connazionali si sono ritrovati davanti a una richiesta di un prestito mai contratto. Essi hanno dovuto affrontare spese sensibili, pari a circa 124 milioni di euro nel solo 2021. Il furto d’identità digitale e i problemi correlati comportano impatti economico-finanziari, ma è il rischio legale il più sensibile, con contraccolpi seri anche per chi ne è vittima», afferma Maria Enrica Angelone, Ceo di Wallife.

Oltre al furto dell’ID ci sono poi altri pericoli in cui si può incorrere. «Le aree legate alla blockchain, al metaverso e al gaming, oltre alla finanza decentralizzata, presentano rischi finanziari, ma hanno anche ricadute sulla salute. Mi riferisco in particolare all’internet addiction disorder, patologia che colpisce in particolare gli utenti più giovani».

Genetica, biometria, biohacking: le tecnologie per la tutela dei dati 

Da tutti questi aspetti è nata ufficialmente nel 2021, l’idea di Wallife, frutto di una riflessione di Fabio Sbianchi, ideatore e fondatore, nonché attuale presidente di Octo Telematics, primo attore mondiale nella telematica assicurativa. Per diversi anni vi ha lavorato – in qualità di CFO – Maria Enrica Angelone, oggi Ceo di Wallife. Nel 2020 hanno deciso di tornare a lavorare insieme dopo la positiva esperienza precedente, mettendo a frutto le rispettive competenze insurtech e focalizzando l’attenzione sui nuovi rischi e le nuove sfide che apre il digitale.

L’interesse del mercato verso questa nuova realtà è concreto: lo comprovano i 12 milioni di euro di round di finanziamento che la startup ha raccolto lo scorso anno.

Wallife si focalizza su tre aree di ricerca: genetica, biometria, biohacking, studiando come affrontare e annullare il rischio che i dati genetici possano essere manipolati, oppure come prevenire ridurre il rischio che i dispositivi medici (defibrillatori, pacemaker ecc.) possono essere violati ed esposti a manomissioni remote.

Nell’ambito dell’identità digitale intende prevenire il pericolo che i dati biometrici, unici e immutabili per ognuno di noi, possano essere usati in modo fraudolento. A questo proposito ha lanciato Wallife® Biometrics ID che assicura l’identità digitale e protegge l’accesso dallo smartphone ai conti correnti, strumenti di pagamento online e account social.

Ma come si struttura il modus operandi della startup innovativa? Ci sono tre fasi fondamentali: la prima riguarda l’analisi dei rischi finalizzata a comprendere l’entità dei fenomeni o le soluzioni tecnologie in aiuto per mitigarli. A essa vi lavora un nostro team dedicato, in sinergia con partner accademici. La seconda fase riguarda lo sviluppo di servizi accanto alla componente assicurativa che in teoria dovrebbe essere residuale, perché la nostra finalità è la prevenzione del rischio. L’esempio è l’App Wallife, ossia un’applicazione finalizzata a proteggere dalle conseguenze causate dai nostri comportamenti: spesso, infatti, essi possono determinare dei problemi innescati da minacce legate al phishing o ad altre sofisticate tecniche per farci incorrere in pericoli e mettere a repentaglio la nostra identità digitale. La terza fase è la componente assicurativa. «Nello specifico, abbiamo previsto protezioni modulari sulla base delle effettive esigenze e profili professionali, fornendo assistenza tecnica mirata», aggiunge Angelone. 

Dalla tutela dell’identità digitale alle prospettive future: si ragiona sul metaverso

Wallife è una prima risposta dell’insurtech a un problema serio e in crescita qual è la violazione e il furto d’identità digitale. Proprio in questi giorni, Angelone si recherà in California, a Palo Alto – centro economico della Silicon Valley – per presentare la sua realtà.

«Nell’ambito dell’identità digitale esistono altre polizze anche sul mercato italiano; la nostra peculiarità risiede nella parte tecnologica. Molto spesso le polizze tutelano la digital identity, ripagando il danno una volta avvenuto. Wallife punta alla prevenzione, proponendo strumenti per la protezione concreta e quotidiana», sottolinea la Ceo. Sempre lei spiega che per mettere a punto la soluzione biometrica si è fatto uso di tecniche di intelligenza artificiale:

«Abbiamo adottato modelli di machine learning nella parte algoritmica, ossia quella preposta a imparare le modalità di comportamento dell’utente in modo da riconoscere eventuali anomalie o differenze accentuate dagli schemi tradizionali. L’AI è un elemento utile, ma comporta anche preoccupazioni crescenti per l’identità digitale. Penso, per esempio, ai casi di clonazione vocale». Per l’anno in corso Wallife sta lavorando a una nuova versione della polizza Wallife® Biometrics ID allargata anche ai laptop e wearable device. «È una sfida complessa, ma di grande interesse; in futuro intendiamo concentrarci sul Web 3.0 e sul metaverso: è ancora prematuro parlarne, ma intendiamo lavorare per assicurare anche i beni digitali».

Scritto da:

Andrea Ballocchi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin