Nel Regno Unito, centinaia di pazienti oncologici hanno beneficiato dell'utilizzo di algoritmi per gestire a distanza i sintomi del cancro e gli effetti collaterali della chemioterapia.
TAKEAWAY
- La telemedicina, in seguito alla pandemia, è sempre più una pratica adottata dagli ospedali di tutto il mondo per garantire, anche in regime di emergenza, continuità assistenziale ai pazienti.
- Tra coloro che maggiormente necessitano di follow-up periodico figurano i pazienti oncologici, per i quali la telemedicina ha reso possibile, anche durante le fasi acute dell’epidemia mondiale, continuare a effettuare tutti i controlli di routine previsti.
- Presso l’Università di Leeds, un gruppo composto da pazienti oncologici allo stadio iniziale ha preso parte alla sperimentazione del sistema eRAPID, che consente di ricevere, restando comodamente a casa, consigli immediati sull’autogestione delle sintomatologie del cancro.
La telemedicina – intesa come quell’insieme di tecniche mediche e informatiche che permettono la fornitura di servizi sanitari a distanza – in seguito alla pandemia è sempre più una pratica adottata dagli ospedali di tutto il mondo per garantire, in regime di emergenza, continuità assistenziale ai pazienti, evitando che questi si rechino in spedale per le visite di controllo e il monitoraggio dei parametri clinici.
Tra coloro che maggiormente necessitano di follow-up periodico, figurano i pazienti oncologici, “i quali, in condizioni di normalità, hanno bisogno, in media, di una visita ogni tre-sei mesi, anche se molto dipende dalla fase della malattia in cui si trova il singolo” spiega Saverio Cinieri, presidente di AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica.
Per questi pazienti, la telemedicina ha reso possibile, anche durante le fasi acute dell’epidemia mondiale, continuare a effettuare, insieme ai propri oncologi, tutti i controlli di routine previsti e di proseguire, senza interruzione, il dialogo con le figure sanitarie di riferimento. Dialogo che prevede anche la segnalazione tempestiva di eventuali nuovi sintomi e degli effetti collaterali delle terapie, in particolare di quella chemioterapica.
Telemedicina in oncologia: la sperimentazione del sistema eRAPID per il monitoraggio in tempo reale dei malati di cancro
A tale riguardo, presso l’Università di Leeds, nel Regno Unito, un gruppo composto da pazienti oncologici allo stadio iniziale – affetti chi da cancro al colon e chi da cancro al seno – ha preso parte alla sperimentazione del sistema chiamato eRAPID – progettato dallo stesso Ateneo – che consente, attraverso un servizio di telemedicina – di ricevere, restando comodamente a casa, consigli immediati sull’autogestione delle sintomatologie del cancro.
Allo studio – finanziato dall’agenzia governativa inglese National Institute for Health Research (NIHR) – hanno preso parte 508 pazienti di età compresa tra 18 e 86 anni che stavano per iniziare la chemioterapia al Leeds Cancer Center. Durante i test, tutti i pazienti hanno ricevuto le cure abituali, mentre 256 di essi hanno ricevuto, come assistenza aggiuntiva, quella erogata dal sistema eRAPID.
Durante le diciotto settimane di sperimentazione, tutti i partecipanti hanno risposto, per mezzo di un report online, a una serie di domande riguardanti i sintomi della malattia e, più nello specifico, il livello di dolore, gli episodi di nausea, il tempo trascorso a letto e sottratto alla famiglia.
In base ai gradi di gravità indicati dai pazienti relativamente a tali sintomi, un algoritmo computerizzato – sviluppato dai ricercatori dell’Università e dai medici del centro oncologico – ha analizzato e categorizzato tutte le risposte e, per ognuna di queste, ha formulato i consigli da fornire in tempo reale ai malati su come gestire, su “che cosa fare” nel concreto, in ogni singola circostanza.
Tutte le risposte ai report sono state visualizzate in tempo reale dagli assistenti sanitari nelle cartelle elettroniche dei pazienti e, attraverso avvisi inviati per e-mail, i report che indicavano sintomi gravi sono stati inviati direttamente agli oncologici di riferimento.
Nel complesso, sono state ricevute 3.314 segnalazioni online – riguardanti 18.867 sintomi individuali – con una media di 13 segnalazioni per paziente. Gli allarmi di emergenza sono stati inviati 29 volte (meno dell’1%), mentre quei sintomi gravi che però non richiedono cure mediche immediate, sono stati segnalati in 461 occasioni (14%).
Gli scenari futuri: estendere il sistema a contesti oncologici più ampi
È il primo studio sulla telemedicina in grado di offrire consulenza automatizzata ai pazienti oncologici e uno dei pochi a concentrarsi principalmente sui malati di cancro in fase iniziale, il cui trattamento terapeutico mira alla cura della malattia e non al solo contenimento della sua sintomatologia.
Osserva la professoressa Galina Velikova, responsabile del programma presso il Leeds Institute of Medical Research all’University of Leeds e il Leeds Cancer Center:
“La telemedicina e, più in particolare, le metodologie di monitoraggio a distanza dei malati oncologici hanno il potenziale dell’approccio incentrato sul paziente. Il che ci consente di supportarli in modo efficace durante il trattamento terapeutico e, allo stesso tempo, di riuscire a gestire il crescente carico di lavoro clinico da pare del personale sanitario“
I benefici clinici a favore dei pazienti che hanno preso parte alla sperimentazione sono stati osservati, in particolare, nel primo periodo di trattamento, tra la sesta e la dodicesima settimana, quando sono attese le difficoltà maggiori nel controllo degli effetti collaterali delle terapie.
Rispetto al gruppo di controllo, i consigli immediati, in tempo reale, ricevuti da infermieri e medici, hanno aumentato – da parte di coloro che hanno ricevuto, come assistenza aggiuntiva, quella erogata dal sistema eRAPID – la fiducia nella gestione dei sintomi lievi e moderati correlati al trattamento, spesso associati a un impatto negativo sulla qualità della vita del malato e sulla sua volontà e capacità di proseguire il trattamento.
E i dati degli studi non hanno mostrato alcun aumento del carico di lavoro ospedaliero e nessuna differenza nella somministrazione della chemioterapia. Kate Absolom, ricercatrice presso il Leeds Institute of Medical Research e il Leeds Institute of Health Sciences dell’Università di Leeds, conclude:
“I risultati incoraggianti di questo studio aiuteranno a spianare la strada allo sviluppo e al perfezionamento futuro di questi interventi in contesti oncologici più ampi. La pandemia da Covid ne ha evidenziato la necessità e ha accelerato il passaggio a cure abilitate dalla tecnologia”