Umani aumentati nel futuro degli eserciti, l'unione tra sistemi sintetici e biologici potrebbe trovare presto applicazione in campo bellico

Più che ad umani aumentati, quando pensiamo alle applicazioni belliche con l’impiego di Intelligenza Artificiale gli scenari sono spesso simili: un umanoide dotato di una super Intelligenza Artificiale, come Skynet del film Terminator, che decide di distruggere o schiavizzare la razza umana.

Senza voler togliere nulla alla creatività di James Cameron, esiste un futuro differente, quello dei cosiddetti umani aumentati da differenti software e hardware che li renderanno più efficienti, veloci e, in ambito bellico, letali.

Il mondo del software vedrà le più veloci evoluzioni e applicazioni per aumentare gli umani. Consideriamo la storia recente: la crisi ucraina ha permesso al mondo di conoscere le numerose applicazioni dei droni militari e civili. La guerra ucraina si può considerare come la prima nel suo genere: un campo di sperimentazioni dove il valore dei dati e dei software di elaborazione possono essere dispiegati e perfezionati per danneggiare il nemico. Ma se le guerre future saranno combattute anche con una crescente presenza di sistemi sintetici quale sarà la risposta degli eserciti umani? Gli umani aumentati sono la logica evoluzione. Facciamo il punto.

Cosa sono gli umani aumentati e quelli “sintetici”

Per comprendere come gli algoritmi (predittivi, creativi etc..) possano divenire una parte integrante della macchina militare dobbiamo considerare il settore del gioco. Per gioco non mi riferisco al concetto più ludico che tutti immaginiamo. Il termine gioco a cui faccio riferimento è legato alle teorie dei giochi e tutta l’evoluzione delle strategie che permettono al partecipante di un gioco di vincere.

Nel gioco cinese del Go, per esempio, l’algoritmo dispiegato contro l’umano aveva calcolato un approccio di attacco che includeva differenti movimenti, in apparenza slacciati tra loro. Una capacità di visione di insieme che aveva spiazzato l’avversario umano. Un approccio simile lo si può osservare nel mondo degli scacchi e del poker con software basati su tecniche di intelligenza artificiale che sviluppano attacchi significativi puntando su visione di insieme e strategie coordinate.

Se entriamo nel mondo gaming digitale lo scenario diviene ancora più dinamico: con molteplici livelli di interazione l’IA gioca al meglio.

Consideriamo Starcraft, un classico di strategia in tempo reale (in gergo RTS). Essendo il gioco connotato da “nebbia di guerra”, che occulta informazioni al giocatore, i sistemi sintetici riescono a sfruttare al meglio questa lacuna di informazioni che l’umano deve affrontare. La strategia appare la medesima osservata in Go o negli scacchi: attacchi multipli, coordinati, con una visione del campo di battaglia che muove in tempo reale differenti unità e schieramenti. La visione dei sistemi sintetici appare di norma molto calcolata. Un fattore potenzialmente sfruttabile dai sistemi biologici (cioè gli esseri umani) che, tuttavia, devono compensare la loro carenza di calcolo in tempo reale su differenti fronti.

Avremo umani aumentati?

Vi sono alcune carenze, nei sistemi sintetici di oggi, che potrebbero essere compensate dai sistemi biologici andando così verso “forme” di umani aumentati. Un’interazione delle due entità potrebbe essere vincente, soprattutto in ambito bellico dove i tempi di reazione sono importanti.

Consideriamo le attuali carenze dei sistemi sintetici.

I sistemi basati su Intelligenza Artificiale tendono a non includere nelle loro strategie fattori umani come la psicologia di battaglia, la paura, l’arroganza. In generale, tutto il campo empatico-emotivo non è presente nelle tattiche dei sistemi sintetici. La cosa appare naturale, non essendo i sistemi sintetici forme di vita che si sono evolute nel tempo anche con fattori istintivi necessari a sopravvivere e per superare molteplici sfide naturali.

Se l’etica è assente dall’impostazione di una IA teorica, con pace per le tre leggi della robotica tanto decantate, la mancanza di approcci umani potrebbe essere un buco nero per una strategia esclusivamente sintetica.

Per comprendere come le due entità possono interagire e come può effettivamente concretizzarsi l’idea di avere esseri umani aumentati, consideriamo uno scenario reale.

Un comandante sul campo deve prendere decisioni sulla base delle informazioni disponibili (per definizione lacunose). Il lato “umano” del comandante può decidere cosa sia meglio ma processare molteplici fonti di informazioni e quantità di dati immensi sarà sempre più sfidante. Se consideriamo un campo di battaglia moderno dobbiamo tener presente che le fonti di racconta dati sono in continua crescita: immagini satellitari, rilevazione da droni tattici, sensori e telecamere montate sui soldati in trincea, informazioni radar, dati metereologici, logistica, rifornimenti. A questi si aggiungeranno in futuro lettori a raggi infrarossi, analisi dello spettro elettro magnetico per intercettare attacchi cibernetici, etc..

Maggiore saranno i sintetici “fisici” (droni di differente natura) operativi sul campo, maggiori saranno i dati generati da elaborare e valorizzare. La mole di dati sarà soverchiante e i tempi per decidere saranno sempre più contratti. Il dispiegamento di sintetici fisici, infatti, aumenterà la velocità dell’ingaggio bellico riducendo i tempi di ridondanza che un umano ha per decidere.

A questi fenomeni si aggiunga i nuovi sistemi d’arma strategici come i missili ipersonici, che possono dimezzare i tempi di percorrenza verso i loro obbiettivi. Questi nuovi vettori andranno a spingere verso l’adozione di soluzioni e difese il cui utilizzo e dispiegamento dovranno essere immediati.

Tutti questi dati e la loro urgenza ci porta alla sinergia biologico-sintetico e agli umani aumentati.

La capacità di prendere decisioni in contesti complessi, dove al biologico è riconosciuta la responsabilità di decidere la vita o la morte di altri individui, è ancora oggi appannaggio esclusivo degli umani. Le IA sono efficienti nello scegliere strategie complesse e coordinate, tuttavia mancano ancora quel tocco “umano” che le renderebbe affidabili in un ambiente non simulato. Tuttavia la loro capacità di analizzare molteplici scenari in tempi estremamente ridotti, rispetto ai biologici, le rende un ottimo supporto di intelligence che i biologici possono utilizzare per abbreviare i tempi decisionali.

La più plausibile integrazione uomo macchina, nei prossimi anni, in contesti bellici, passa da questa sinergia: gli uomini avranno onere e onore di prendere una decisione i sistemi sintetici avranno al capacità di analizzare petabyte di scenari e suggerire una plausibile rosa di opzioni che il sistema biologico potrà valutare e ingaggiare.

Il rischio

Resta tuttavia un vulnus degli umani aumentati e di questa sinergia che, seppur in modo al momento solo teorico, deve essere considerato. Quali sono i rischi connessi ad una attività sintetica che venga, in alcuno modo, alterata da una programmazione non perfetta?

In una recente simulazione (un evento avvenuto solo in virtuale) un drone si è trovato obbligato dalla sua programmazione, a eliminare il collegamento che lo legava al suo operatore umano. La programmazione assegnava dei punteggi per ogni obbiettivo. Tuttavia nessun valore era assegnato alla torre di comunicazione che legava umano e sintetico. In questo scenario il sintetico ha deciso che la rimozione dei vincoli che impedivano alla macchina di distruggere il bersaglio fosse la miglior soluzione per acquisire il massimo punteggio. Per quanto questo scenario sia stato valutato solo in ambito di simulazione esso getta un’ombra sulle potenziali sinergie uomo e macchina. Il mondo si sta spostando con crescente rapidità verso un futuro dove la velocità sarà un fattore vitale in ogni scenario, compreso quello bellico. Le entità sintetiche e i loro effettori fisici saranno un ottimo strumento per comprimere i tempi, a vantaggio d’efficienza produttiva, efficienza bellica e rapidità di esecuzione di ogni singola mansione. Ma i rischi devono essere valutati con molta attenzione.

Scritto da:

Enrico Verga

Analista e Editorialista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin