Il design thinking, oltre che una disciplina referenziata, diventa spesso il termine ombrello per una serie di varianti sul tema che, a partire da basi comuni, sono state sviluppate nel corso degli anni per risolvere esigenze specifiche: è il caso del design sprint, metodologia che si distingue per la sua capacità di condurre in tempi relativamente brevi alla realizzazione di un prototipo, caratteristica che lo rende particolarmente appetibile soprattutto nell’ambito dello sviluppo delle applicazioni. Vediamo di cosa si tratta e quali sono i punti chiave che lo distinguono dalla definizione più generica di design thinking.

Cos’è il design sprint

Secondo la definizione offerta da Google:

Il design sprint è una metodologia collaudata per risolvere problemi attraverso la progettazione, la prototipazione e il test di idee con gli utenti. I design sprint consentono di allineare i gruppi di lavoro attraverso la visione condivisa di obiettivi e risultati ben definiti. […] è uno strumento per sviluppare ipotesi, prototipare idee e testarle in modo rapido con il minor investimento possibile, in uno scenario il più realistico possibile”.

Il design sprint è una metodologia sviluppata da Google per agevolare la diffusione di una cultura orientata alla user experience (UX) e alla pratica del design all’interno delle organizzazioni. L’idea di base ha trovato ben presto supporto all’esterno dei laboratori di Mountain View, coinvolgendo tra l’altro IDEO, pioniere e costante innovatore nell’ambito della UX, e la Stanford dSchool, realtà accademica che ha coniato la definizione stessa del design thinking, oltre ad aver aiutato direttamente centinaia di realtà a risolvere concretamente i loro problemi attraverso strumenti e soluzioni concrete.

Alla base del design sprint, oltre all’esperienza che deriva direttamente dal design thinking, vi è il contributo multidisciplinare di materie tipiche dell’organizzazione aziendale e delle scienze umane, come la psicologia. Il risultato del lavoro di ricerca e sperimentazione con vari gruppi di lavoro svolto dagli attori citati ha consentito la redazione di un framework supportato da strumenti concreti e flessibili, per consentire ai singoli team di adattarli in funzione del caso specifico, soddisfacendo esigenze diverse in contesti economici e socio-culturali anche profondamente differenti tra loro.

Il lavoro citato fa soprattutto riferimento all’attività svolta negli anni da Jake Knapp e John Zeratsky presso la unit Google Ventures, che ha portato alla redazione dello Sprint Book, un framework che spiega come realizzare un’esperienza di design sprint completa in cinque giorni, grazie ad un modello ottimizzato in particolar modo per le startup. Lo Sprint Book è uno strumento relativamente semplice da utilizzare, in quanto è stato articolato in una serie di checklist che consentono di avere il costante controllo dell’andamento dei lavori.

In assoluto, la risorsa probabilmente più interessante per chi intende oggi avvicinarsi e perfezionare la pratica del design sprint corrisponde al Design Sprint Kit, inizialmente creato a supporto dei team interni di Google e successivamente reso pubblicamente disponibile per incentivare lo sviluppo da parte della community.

Il Design Sprint Kit propone cinque differenti fasi, con la doverosa premessa di costituire un framework che ciascun attore deve necessariamente adottare in maniera flessibile, affinché tale metodologia risulti funzionale al caso specifico:

La cosa importante – spiegano gli esperti di Google – è selezionare i metodi che operano meglio in relazione all’obiettivo prefissato e pianificare i giorni di lavoro per il design sprint. Impara, esplora, crea e scopri cosa è più indicato per la tipologia di problemi che sei abitualmente chiamato a risolvere”.

Le cinque fasi del design sprint

Il design sprint, nella sua concezione originale, è una metodologia che si articola in cinque differenti fasi di lavoro, anche se ogni team è libero di implementarlo nella maniera più opportuno ai fini di raggiungere i propri obiettivi, anche a costo di scavalcare o sintetizzare ai minimi termini lo svolgimento di alcune lavorazioni.

L’utilità ed il senso pratico offerto dalle cinque fasi del design sprint risiede, infatti, nel consentire a team eterogenei, composti da competenze molto differenti tra loro, di essere costantemente allineati nell’evoluzione dei lavori, senza perdere di vista l’obiettivo principale.

Fase 1 – Understand (&Define)

La fase dedicata alla comprensione mira a formare una base di conoscenza condivisa tra tutti gli stakeholder del progetto. Utilizzando il metodo Lighting Talk, tutte le figure coinvolte affrontano la problematica in oggetto da vari punti di vista, con un’attenzione specifica per il business, il target di riferimento, l’operato dei competitor e gli aspetti tecnologici che vengono coinvolti.

Dopo aver compreso almeno a grandi linee tutti gli aspetti rilevanti da affrontare nella soluzione del problema, si tratta di definire con certezza il focus e orientare di conseguenza gli sforzi delle fasi di design partecipato. Il design sprint affronta questa fase anche definendo con precisione il contesto di riferimento e gli obiettivi che si intendono raggiungere grazie alle soluzioni da ricercare. La fase di definizione è inoltre utile a stabilire le metriche per controllare l’andamento dei lavori e, nelle fasi conclusive, validare i risultati ottenuti.

Fase 2 – Sketch

Dopo aver definito gli obiettivi, si tratta di raggiungerli con successo, iniziando a formulare delle idee, soprattutto a livello individuale. La fase sketch è pertanto quella della proposta concettuale, in cui si prospettano soluzioni in contesti alternativi. Le proposte formulate vengono portate ad un livello di dettaglio tale da consentire la facile comprensione nei successivi lavori a livello di gruppo, affinché tutti gli stakeholder possano disporre di strumenti adeguati ai fini di procedere con successo nelle valutazioni.

Fase 3 – Decide

Sulla base delle varie soluzioni proposte, è possibile procedere con la fase decisionale, dove vengono scelte e perfezionate le idee da prototipare. Le idee vengono solitamente condivise in un tavolo di lavoro concertuale, dove si cerca il consenso comune cercando di perfezionare alcuni dettagli grazie ai contributi multidisciplinari che vengono coinvolti. Tale fase viene svolta attraverso collaudati metodi di decision making.

Fase 4 – Prototype

Come il nome stesso suggerisce, la prototipazione consiste nello sviluppo vero e proprio delle idee maturate nelle precedenti fasi della progettazione. Mediante la metodologia del design sprint, il team di lavoro procede nel dare forma alle idee precedentemente approvate. I prototipi realizzati consentono di procedere nel decision making grazie alla percezione pratica e tangibile delle soluzioni sviluppate, anche in funzione di comprendere la loro validità lato utente.

Fase 5 – Validate

La fase di validazione dei risultati ottenuti grazie alla prototipazione consente al team di design sprint di arrivare al momento cruciale dei lavori, in cui vengono collezionati i feedback degli utenti e si procede alla definitiva approvazione delle soluzioni da adottare risolvere con successo i problemi prefissati. La validazione interessa infatti anche la fattibilità tecnica dei progetti, con specifiche revisioni in merito. Nel caso in cui una soluzione venga ritenuta interessante ma non validabile per via di alcune lacune, è possibile perfezionarla ed esaminarla nuovamente in un momento successivo, oltre che usarla come base per proposte alternative, sviluppando di fatto nuova conoscenza da cui ripartire con il ciclo di design sprint.

Design sprint vs design thinking

Il design sprint costituisce a tutti gli effetti un caso particolare della metodologia di design thinking, grazie ad un livello di attenzione specifico nei confronti di alcuni dettagli. Se il design thinking, nella sua definizione generale, mira in primo luogo a formulare scenari possibili entro cui orientare determinate strategie, spesso “contaminandosi” anche con il futures thinking, il design sprint affronta nello specifico delle sfide maggiormente indirizzate, che coincidono in buona parte con la soluzione di problemi ben noti. Se il design thinking parte da ricerche in senso ampio in relazione ad un tema dato, il design sprint è maggiormente votato alla proposta verso l’utente, come dimostra il largo impiego di tecniche come l’AB test.

Se il design thinking può prevedere anche periodi di brainstorming molto lunghi ed articolati, privilegiando almeno inizialmente le fasi divergenti, il design sprint è orientato verso un approccio di tipo convergente ed orientato ad ottenere decisioni certe entro i tempi inizialmente stabiliti. L’esigenza di arrivare a validare un risultato fa si che il design sprint faccia largo ricorso ad un decision making ottenuto mediante il consenso della maggioranza.

In altri termini, il design sprint riassume in cinque giorni le fasi di lavoro che nel design thinking possono dilatarsi anche in diverse settimane, arrivando a definire in tempi brevi i pro e i contro di una determinata soluzione progettuale. Per tali ragioni, il design sprint trova largo impiego nell’ambito dello sviluppo delle applicazioni, grazie alla sua innata capacità di giungere entro tempi rapidi ad un prototipo validabile, pur tenendo conto di tutte le problematiche che un determinato scenario comporta.

Va inoltre ricordato come nel design sprint il prototipo vada inteso in maniera differente rispetto a quello tradizionalmente inteso nell’ambito del product development, in quanto non prevede necessariamente la rispondenza a tutti i requisiti di carattere tecnologico che si presentano, concentrandosi piuttosto nella validazione di un’idea concepita per soddisfare l’esigenza di un utente finale.

Il focus si mantiene pertanto sull’esperienza, entrando soltanto successivamente in aspetti di natura puramente tecnica. L’allineamento alle metodologie standard di sviluppo del prodotto avviene nella maggior parte dei casi quando si dispone di un’idea già validata, di cui si ha ragionevole certezza in termini di rispondenza agli obiettivi di business.

In che modo il design sprint aiuta le aziende

Il design sprint è una metodologia di design thinking pensata esplicitamente per venire incontro alle esigenze pratiche delle aziende, offrendo la possibilità di raggiungere risultati entro brevi periodi, solitamente stimabili nell’ordine dei cinque giorni lavorativi.

Le aziende sono continuamente impegnate in una vera e propria lotta contro il tempo, soprattutto nell’era del digitale, che impone una straordinaria capacità di adattamento alla mutevole domanda proveniente dal mercato.

Si tratta di una sfida per certi versi inedita, che può essere vinta soltanto adottando metodologie di produzione flessibili sia dal punto di vista tecnologico, coerenti con la capacità di prendere rapidamente delle decisioni comprovate da prototipi attendibili.

Il design sprint offre alle aziende l’approccio visionario del design thinking, facilitando la contestualizzazione degli scenari futuri soprattutto quando si tratta di rispondere a problemi noti. Questo fattore distintivo consente di accelerare le fasi di lavoro e giungere in tempi brevi alla validazione dei prototipi, accelerando di conseguenza il time-to-market delle soluzioni individuate.

Scritto da:

Nicoletta Boldrini

Futures & Foresight Director | Direttrice Responsabile Tech4Future Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin