Il restauro di Notre Dame è attualmente teatro di un incredibile simposio di tecnologie 3D, per un’operazione di digital heritage senza precedenti, cui fanno da corollario una serie di iniziative di comunicazione che sfruttano la realtà virtuale per ricreare gli eventi storici che hanno visto la cattedrale parigina protagonista nel corso dei secoli.

TAKEAWAY

  • Dopo l’incendio del 2019, Notre Dame è attualmente oggetto di una faraonica campagna di restauro, interamente basata sulle simulazioni digitali in 3D, indispensabile ponte tra la fase istruttoria del progetto e quella che sarà l’opera una volta ultimata.
  • Le tecnologie 3D e la realtà virtuale sono state protagoniste inconsapevoli di una serie di iniziative di comunicazione che hanno visto protagonista Notre Dame, diventando utili referenze documentali dopo l’incidente.
  • In attesa di rientrare all’interno di Notre Dame, si succedono le polemiche sul nuovo allestimento che utilizzerà tecnologie di digital signage 3D capaci di coinvolgere in maniera inedita il pubblico, con una fortissima vocazione turistica.

Il restauro della cattedrale di Notre Dame rappresenta, con ogni probabilità, la più grande operazione di digital heritage sin qui intrapresa, dal punto di vista dello sforzo, del budget e per la portata simbolica ed evocativa che il celebre monumento parigino inevitabilmente comporta. Le polemiche sulle ragioni del restauro fanno da sfondo a una grande vetrina tecnologica, che vede la compresenza di applicazioni puramente progettuali ed esperienze capaci di coinvolgere il pubblico in maniera decisamente inedita.

Il restauro di Notre Dame: obiettivo Parigi 2024, nel gran ballo delle polemiche

Prima, però, di entrare nel dettaglio del digital heritage di Notre Dame, è d’obbligo compiere un breve viaggio a ritroso.

Dopo il drammatico incendio del 15 aprile 2019, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron ha promesso che la cattedrale di Notre Dame sarebbe stata riaperta al pubblico entro cinque anni, in funzione dei giochi olimpici di Parigi 2024. Cinque anni possono apparire molti, ma l’ingente mole di danni subiti e la volontà di conservare per quanto possibile la consistenza del manufatto hanno innescato una vera lotta contro il tempo, già capace di coinvolgere migliaia di persone.

A ben pensarci, cinque anni sarebbero addirittura un’inezia, se pensiamo che per costruire l’esempio di architettura gotica più celebre al mondo ci sono voluti quasi duecento anni (1163-1345). Nelle prime settimane successive all’incidente, un nutrito novero di archistar e grandi studi di livello internazionale si sono sbizzarriti nel proporre progetti di ricostruzione capaci di rispettare la forma originale, proponenti soluzioni materiche differenti o di reinterpretarla in maniera decisamente suggestiva.

Pur apprezzando lo sforzo collettivo, ben ripagato dall’enorme attenzione mediatica, il Senato francese ha deliberato che Notre Dame, almeno per quanto riguarda l’esterno, sarebbe stata ricostruita secondo il principio del restauro conservativo “dov’era, com’era”, che prevede il rispetto della forma e dei materiali originali.

L’immagine storicizzata di Notre Dame di fatto coincide con la versione di Eugene Viollet-le-Duc (1864), celeberrimo architetto e teorico del restauro francese, che guidò le opere ottocentesche introducendo l’allora inedita guglia centrale e i celebri, le sculture aggettanti con figurazioni mostruose, utili a favorire il deflusso delle acque piovane dalla copertura. Per capirci, nell’immaginaria Gotham City, sono quelli su cui gli appassionati di fumetti hanno visto tante volte Batman attendere il bat-segnale del commissario Gordon.

Per quanto riguarda l’interno della cattedrale, il progetto approvato prevede invece una soluzione di rottura rispetto al passato, con un allestimento spettacolare finalizzato a coinvolgere il pubblico in maniera più coinvolgente rispetto ad un luogo sacro inteso in senso tradizionale. Sistemi di digital signage decisamente all’avanguardia immergeranno i visitatori in un’atmosfera unica, da molti giudicata del tutto fuori luogo.

Si è infatti creata una netta spaccatura, sia negli ambienti della Chiesa che della critica architettonica, in merito alla sorte ipotizzata per l’interno della cattedrale di Notre Dame. In estrema sintesi, il fronte favorevole sostiene che in ogni epoca la Chiesa sia sempre stata favorevole alle forme contemporanee dell’arte, che nei nostri giorni coinvolge in pieno l’esperienza digitale in 3D. I più scettici gridano addirittura allo scandalo, prospettando Notre Dame come una nuova Disneyworld, sostenendo – a ragione – come nella basilica di San Pietro nessuno si sognerebbe nemmeno lontanamente di fare una roba del genere.

Il dibattito è destinato a procedere a lungo e non mancheremo di aggiornarvi sulle successive evoluzioni. Dal punto di vista della teoria del restauro e della valorizzazione di quello che a tutti gli effetti va ben oltre l’essere un normale edificio di culto, entrambe le posizioni si fondano su aspetti condivisibili, giustificando in ogni caso anche un atteggiamento di rottura rispetto al passato.

Se per le parti riconoscibili, ha senso – come effettivamente verrà fatto – procedere con un approccio filologico, per quanto riguarda l’interno vanno evidenziati alcuni dati di fatto. Il luogo dove Napoleone venne solennemente incoronato imperatore nel 1804, negli anni della Rivoluzione francese era stato oggetto di evidenti danneggiamenti, al punto da venire usato quale stalla e ricovero dagli insorti. Lo stesso Victor Hugo, nel suo Notre Dame de Paris, edito nel 1831, denunciò il pessimo stato di conservazione della cattedrale, quasi a voler incoraggiare quel recupero che di lì a breve sarebbe stato oggetto del già citato intervento di Viollet-Le-Duc.

Nei quasi due secoli che hanno seguito la riconsacrazione del 31 maggio 1864, Notre Dame è stata oggetto di un nuovo ed evidente degrado, al punto che nei giorni precedenti l’incendio del 2019, erano già stati stimati interventi di restauro per circa 115 milioni di euro.

Il restauro parte dal 3D: il digital heritage di Notre Dame porta la firma italiana

Se l’interno di Notre Dame, non più riconoscibile rispetto ai tratti originali, potrà vivere una stagione inedita, l’involucro verrà ricostruito nei dettagli secondo la propria immagine consolidata. Per ricostruire fisicamente un’opera danneggiata in modo tanto ingente dall’incendio, si è rivelata necessaria una fase di digital heritage che ha visto la ricostruzione in 3D dell’intera cattedrale, indispensabile per creare il digital twin di riferimento per il nuovo progetto di conservazione.

Il coordinatore della ricostruzione digitale di Notre Dame è l’architetto e informatico italiano Livio De Luca. Laureatosi a Reggio Calabria, è partito alla volta del Centre National de la Recerche Scientifique (CNRS) di Marsiglia (equivalente del nostro CNR) dove è da ormai diversi anni direttore di ricerca, specializzato nelle applicazioni informatiche per il restauro architettonico.

Più volte intervistato al riguardo, nonostante un elenco di riconoscimenti impressionante dati i soli 46 anni di età, con molta umiltà De Luca non si considera assolutamente un cervello in fuga, dicendosi piuttosto attirato da una prospettiva nella ricerca differente rispetto a quella italiana, a suo avviso capace di valorizzare maggiormente gli aspetti meritocratici dei soggetti coinvolti. Oggi l’architetto De Luca coordina direttamente una squadra di 32 ricercatori, nel complesso di oltre 150 figure che hanno seguito la fase di digital heritage del progetto di Notre Dame.

Il team di De Luca ha utilizzato una piattaforma 3D ibrida, sviluppata appositamente per ricostruire il modello digitale a partire dalle fonti dirette e indirette. Oltre al rilievo della consistenza e delle parti crollate, sono stati impiegate precedenti ricostruzioni digitali 3D e migliaia di immagini di archivio. Una mole di lavoro impressionante ha consentito di ricreare il digital twin della situazione ideale di Notre Dame che si intende restituire alla cittadinanza una volta che i lavori di restauro verranno ultimati.

Tra i rilievi precedenti all’incendio, risulta particolarmente celebre quello coordinato dal professor Andrew Tallon, mirabilmente documentato dal National Geographic. Tallon, purtroppo deceduto a breve distanza dalla pubblicazione della sua opera, ha utilizzato tecnologie di laser scanning 3D per ricostruire Notre Dame grazie a una nuvola di punti molto dettagliata.

Assassin’s Creed: il digital heritage di Notre Dame passa dal gaming

Oltre al restauro vero e proprio, di recente intrapreso dopo una lunga fase di consolidamento strutturale, Notre Dame è protagonista anche dal punto di vista della comunicazione e del rapporto con l’industria entertainment. Nel 2014 è stato pubblicato Assassin’s Creed: Unity, capitolo parigino della celebre saga videoludica di Ubisoft, che si è rivelata una grande occasione di digital heritage, in tempi decisamente non sospetti.

Arno, Elise e gli altri protagonisti nell’eterna rivalità tra la Confraternita e i Templari vivono una Parigi molto differente rispetto a quella che conosciamo ora, quella pre-rivoluzionaria, in cui è ancora prevalente l’impianto morfologico medievale. La ricostruzione digitale 3D degli asset del videogioco ha comportato una lunga fase di ricerca multidisciplinare, in cui storia e direzione artistica hanno condiviso molti momenti insieme in un’opera di digital heritage decisamente originale.

All’epoca intervistata da Destructoid, la senior level artist di Ubisoft, Caroline Miousse, confessò che: «Modellare Notre Dame è stato inizialmente stressante, per via dell’enorme senso di responsabilità che deriva dal dover rendere un’opera così nota, sotto gli occhi di tutti. Il nostro approccio è stato quello di realizzarla in 3D, come se avessimo dovuto costruirla in scala 1:1».

Il risultato è stato un processo di modellazione simile a quello di una costruzione LEGO. La vera curiosità in tutto questo è data dall’aver lavorato oltre due anni per costruire Notre Dame in 3D, senza aver mai visitato la Notre Dame vera: «Ho potuto visitare la cattedrale soltanto dopo aver concluso il lavoro per Unity […]. Conoscevo ogni dettaglio di quel posto e l’ho ritrovato nella realtà. Creare gli ambienti di un videogioco equivale a cercare di offrire un’emozione al giocatore. Ed è la stessa che ho provato quando sono entrata a Notre Dame».

Ovviamente il risultato del lavoro di Ubisoft è dichiaratamente ispirato alla produzione storica, ma del tutto libero di interpretazione dal punto di vista artistico, come confermato dalla presenza della guglia centrale (che alla fine del Settecento non era nemmeno nella testa di Viollet-Le-Duc) e degli appigli per il parkour, pur molto ben mimetizzati, presenti all’interno della cattedrale.

Già nelle prime ore successive all’incendio, Ubisoft ha prontamente donato 500mila euro, oltre a rendere disponibile gratuitamente il videogioco Assassin’s Creed: Unity nella versione PC, rilasciando inoltre in maniera open source gli asset 3D di Notre Dame, disponibili per chiunque avesse voluto sviluppare qualsiasi iniziativa a favore del recupero e della valorizzazione della cattedrale durante il periodo in cui il pubblico accesso sarebbe stato, per forza di cose, interdetto dai lavori di restauro.

Sulla base dello stesso modello, Ubisoft ha realizzato un tour interattivo di Notre Dame in realtà virtuale (VR 360), liberamente disponibile su Youtube, oltre a un’esperienza ludica in cui i giocatori hanno potuto interpretare i vigili del fuoco alle prese con l’incendio.

Sulle note di Johann Sebastian Bach, Ubisoft’s Notre-Dame de Paris: Journey to the Past in VR è un tour interattivo basato sul modello 3D utilizzato per Assassin’s Creed: Unity (Credit: Ubisoft).

La rinascita post-Covid della Francia in un grande evento digitale a Notre Dame

Mentre le piazze francesi erano deserte per via dell’ennesimo lockdown causato dalla pandemia Covid-19, il desiderio di rivalsa francese ha dato luogo a un evento probabilmente senza precedenti. Il Capodanno 2021 è stato festeggiato grazie al grande evento digitale Welcome to the other side: un concerto virtuale di Jean-Michel Jarre ambientato all’interno di una Notre Dame interamente ricostruita in 3D sulla base del già citato modello di Ubisoft.

L’evento virtuale, disponibile in maniera tradizionale su Youtube e in realtà virtuale su VR Chat, è stato finanziato dalla Città di Parigi con il patrocinio ufficiale dell’UNESCO. Al di là della performance artistica e della singolare scelta relativa alla location, Welcome to the other side ha visto ancora una volta Notre Dame trascendere dalla sua connotazione religiosa ed ergersi quale monumento della Francia intera in un duplice momento di reazione: quello fisico dell’opera di restauro e quello metaforico in relazione alla pandemia.

Il digital Heritage di Notre Dame: ripercorrere la storia in realtà virtuale

Tra i progetti più recenti relativi al digital heritage di Notre Dame, è opportuno segnalare Eternelle Notre Dame, esperienza location based in VR prodotta da Orange e sviluppata da Emissive, agenzia francese già nota per aver realizzato esperienze immersive come Mona Lisa. Beyond The Glass, che illustra in VR i segreti della celebre opera di Leonardo.

Il progetto, che ha visto il patrocinio ufficiale della Città di Parigi e della Chiesa, sfrutta pienamente le potenzialità della realtà virtuale nel ricreare gli oltre 800 anni di storia di Notre Dame, soffermandosi sia sull’architettura che nell’inevitabile contestualizzazione sociale che l’hanno vista fare da sfondo alle vicende di una delle città più affascinanti del pianeta.

L’esperienza VR Eternelle Notre Dame sarà inizialmente disponibile in presenza e probabilmente verrà rilasciata in seguito nello store ufficiale di HTC Vive, partner tecnico dell’iniziativa.

Il trailer ufficiale di Eternelle Notre Dame
Scritto da:

Francesco La Trofa

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin