Con il recente evento dal titolo “Bee Green - La sostenibilità italiana per il 2021”, IBM ha voluto riunire attorno a un tavolo virtuale alcune aziende italiane del settore Energy & Utilities e, attraverso le loro “storie” di sostenibilità, dare una forma concreta, un indirizzo, alle sfide aziendali, presenti e future, in questo ambito.

Bee Green. La sostenibilità e, più in particolare, la sostenibilità ambientale, è un tema cardine nell’agenda di ogni azienda a livello globale.

Tema in merito al quale i governi dei Paesi membri dell’ONU, compresa l’Italia, hanno un compito importante, da portare a termine entro il 2030, e che rientra tra gli obiettivi definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, inclusi nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Si tratta, nello specifico, degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese) – diciassette in tutto – focalizzati su un’ampia gamma di questioni relative allo sviluppo economico e sociale, tra cui anche il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, regolando le emissioni di CO2 e promuovendo lo sviluppo nelle energie rinnovabili. IBM, da sempre impegnata in iniziative di sostenibilità ambientale, sia a livello globale che locale, sull’argomento ha organizzato l’evento virtuale “Bee Green – La sostenibilità italiana per il 2021 – moderato da Nicoletta Boldrini, Direttore di Tech4Future – dando così voce ad alcune aziende italiane del settore Energy & Utilities, con l’obiettivo di indirizzare le sfide aziendali, presenti e future, in questo ambito.

All’evento Bee Green sono intervenuti, in particolare – oltre a Luca Binazzi, IBM Services Partner Communication Sector per l’Italia – Enel, A2A, RSE – Ricerca Sistema Energetico ed Estra.

IBM Bee Green - Benvenuti - Nicoletta Boldrini

L’iniziativa fa parte del progetto Bee Green, che IBM ha voluto e creato per sensibilizzare dipendenti, colleghi e l’intera comunità in materia di sostenibilità ambientale (iniziativa che trova spazio anche nel portale Energy and Utilities Italy). Perché “preoccuparci del futuro anche se noi non ci saremo, è un modo di vivere che migliora la nostra esistenza”, osserva Raimondo Cozzolino, HR Learning & Operations Manager di IBM Italia.

La comunità di volontari IBM Bee Green che si è creata, è focalizzata nell’aumentare la consapevolezza, da parte di tutti i dipendenti, sui temi dell’ambiente, fornendo elementi per modificare i propri comportamenti attraverso valori condivisi. Ma non solo. L’intento è anche quello di costituire un approccio integrato con il business, contribuendo, nel contesto di IBM Research, a tutti quei progetti che riguardano nuovi materiali ecosostenibili, tracciabilità del cibo e dei rifiuti e ricerca di nuove fonti di energia per la mobilità. Ma diamo, ora, la parola ai protagonisti dell’evento virtuale.

Bee Green – Sostenibilità ambientale, parte integrante della cultura IBM

Ad aprire i lavori è stato Luca Binazzi, IBM Services Partner Communication Sector per l’Italia, il quale, sottolineando come i temi ambientali siano sempre stati centrali nella strategia valoriale di IBM, ha ricordato che la prima policy sulla sostenibilità ambientale inviata dall’azienda ai propri dipendenti, risale al 1971. E che, dal 1990, ogni anno, pubblica un Rapporto Ambientale che raccoglie e documenta tutti i suoi step e i traguardi raggiunti in tema di sostenibilità ambientale, tra cui la riduzione, nel corso degli ultimi quindici anni, delle proprie emissioni di CO2 del 39,7%, con largo anticipo sull’obiettivo del 40% fissato al 2025.

Altri dati numerici importanti, che marcano il profondo impegno di IBM nel percorso verso la decarbonizzazione, sono la riduzione dell’11,1%, rispetto al 2018, delle emissioni di CO2 nel corso del 2019; il fatto che il 47% dell’elettricità consumata nelle sue attività provenga da fonti rinnovabili; l’implementazione di ben 1.660 progetti di risparmio energetico a livello globale, che hanno prodotto risparmi energetici annuali pari a 136.000 MWh e la riduzione del 4,5%, rispetto al 2018, del consumo energetico totale.

Oggi, la vision di IBM è reinventare l’uso delle risorse. Come spiega Luca Binazzi all’evento Bee Green:

Crediamo nell’obiettivo finale di produrre zero rifiuti, disaccoppiando la crescita economica dall’uso di risorse e materiali vergini, riutilizzati in tutti i settori. Vediamo l’utilizzo, la ristrutturazione e il riciclaggio come opposti agli attuali modelli di business lineari tradizionali – basati sui principi di fabbricazione, uso e smaltimento – e promuoviamo una gestione efficiente della produzione, dove i rifiuti sono visti come risorsa preziosa per l’attività economica

Guidare il cambiamento all’insegna del Bee Green

Ma la vision dell’azienda è anche quella di “guidare il cambiamento”, fruttando tutte le tecnologie di cui dispone.

In particolare, nei confronti dei propri clienti, l’approccio è quello di aiutarli nel concreto a compiere il passaggio, la migrazione verso lo sviluppo sostenibile.

In che modo? Aiutandoli a trasformare il loro business, i loro processi e aiutandoli a dialogare meglio con i clienti.

Sono tre, in breve sintesi, gli elementi chiave sui quali poggia il cambiamento delle aziende e sui quali si muove l’intervento di IBM:

business transformation, che coinvolge competenze, asset tecnologici e partnership strategiche per lo sviluppo di nuovi modelli di business, facendo leva sui principi dell’economia circolare. Accelerano la trasformazione del business tecnologie quali blockchain, IoT, AI e 5G

process transformation attraverso la reinvenzione e l’automatizzazione dei processi – integrando tecnologie come l’intelligenza artificiale – e lo sviluppo di nuove competenze necessarie alla transizione green e digitale

customer experience, per rendere i propri clienti parte attiva del processo e fare della trasformazione qualcosa di realmente concreto e sostenibile

E, a proposito delle tecnologie e dei prodotti di cui IBM si serve per guidare in modo fattivo il cambiamento, Binazzi cita, in particolare, il catalizzatore in grado di simulare la digestione del corpo umano, capace di “incorporare” – separando contaminanti come coloranti, pigmenti e colla – plastica sporca e, alla fine del processo, di restituirla pulita.

Frutto del lavoro dei ricercatori IBM, questa soluzione si fonda su un processo chimico catalitico che “digerisce alcune plastiche”, ricavandone una sostanza che può essere poi reimmessa direttamente nelle macchine per la produzione di nuovi prodotti.

A differenza del riciclaggio meccanico, fornisce un modo per ricavare nuovo valore da plastiche sporche e colorate, che potrebbero altrimenti essere destinate alle discariche.

Un altro tema cruciale nella battaglia per la sostenibilità ambientale sono le batterie, i cui composti, in molti casi, sono considerati tossici. E questo, da qualche tempo, spinge i ricercatori a mettere a punto modelli a base di componenti a minore impatto ambientale e a più alte prestazioni ecologiche.

Al riguardo, IBM ha sviluppato un tipo di batteria priva di cobalto, nichel e di altri metalli pesanti, estraendo i materiali dall’acqua di mare.

Ricerca, questa – aggiunge ancora Luca Binazzi durante l’evento Bee Green – che pone le basi per tecniche di approvvigionamento meno invasive rispetto agli attuali metodi di estrazione dei materiali e, eliminando la necessità di metalli pesanti, “trasforma la sostenibilità a lungo termine di molti elementi della nostra infrastruttura energetica”.

Luca Binazzi, IBM Services Partner Communication Sector per l'Italia
Luca Binazzi, IBM Services Partner Communication Sector per l’Italia

In chiusura, Binazzi pone l’accento sull’importanza di “fare sistema” come approccio imprescindibile per affrontare le grandi sfide che ci attendono sul fronte della sostenibilità ambientale. “IBM non solo dispone di tutta la tecnologia necessaria per fronteggiare efficacemente questo obiettivo, ma intende anche indirizzare e condividere un modello di riferimento con gli attori principali sul territorio”, conclude Binazzi.

Enel: la sostenibilità come leva strategica del business

Penso che la sostenibilità ambientale sia ancora troppo poco diffusa presso le aziende, perché gli Amministratori Delegati, o comunque chi sta ai vertici, non l’ha significativamente a cuore. Se ne parla molto ma, poi, nella realtà de fatti, viene spesso vista come un costo, un obbligo, come qualcosa che si ‘deve’ fare per evitare ammende”.

Ernesto Ciorra, Chief Innovability Officer di Enel
Ernesto Ciorra, Chief Innovability Officer
di Enel

Sono le parole sincere, dirette, di Ernesto Ciorra, Chief Innovability Officer di Enel, il quale, citando Antoine de Saint-Exupéry (“Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito”), sposta il focus del dibattito su un altro piano: quello della motivazione interiore a “fare sostenibilità”.

E, seguendo questo filo del pensiero, è proprio dai vertici delle aziende – osserva – che deve partire la scintilla, il “perché”, il purpose ad agire.

Allora, il proprio scopo, il “perché sono qui, in questa azienda”, diventa anche lo scopo e la motivazione dei collaboratori, degli investitori e di tutti coloro che, chi dirige, intende coinvolgere nella propria attività.

Ma per coinvolgerli davvero, deve trattarsi di una motivazione che sia sostenibile, vale a dire che vada nella direzione della sostenibilità. Perché – rimarca Ciorra – i veri talenti vogliono lavorare in un’azienda sostenibile.

Enel – spiega – ha vissuto una svolta radicale nel 2014, con l’arrivo, alla guida dell’azienda, di Francesco Starace, appassionato di sostenibilità. E da quel momento, è divenuta un’azienda sostenibile, con tutta una serie si scelte libere e indipendenti, prima fra tutte la chiusura, annunciata l’anno successivo, di ben ventitré centrali elettriche in Italia che non riflettevano i nuovi valori aziendali.

“Non ce lo ha imposto nessuno. Abbiamo deciso di chiuderle, perché non le ritenevamo sostenibili dal punto di vista ambientale”, sottolinea Ciorra.

E dopo tale scelta, una decisione che ha riguardato da vicino l’allocazione del capitale, spostando 5 miliardi di euro di investimento dalle fonti di energia fossile alle fonti di energia rinnovabile. Decisione che, in quel preciso momento, non appariva conveniente, ma che il tempo ha poi premiato.

In entrambi i casi, il punto di partenza – rimarca il Chief Innovability Officer di Enel – è stato l’amore per l’ambiente. Ed è questo “amore” a influenzare le nostre strategie di business, tra cui anche il primo general purpose bond, un’obbligazione del tutto nuova – chiamata SDG-linked bond – che il Gruppo Enel ha lanciato sul mercato statunitense ed europeo, legata al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) delle Nazioni Unite.

Si tratta di un’operazione finanziaria che va oltre i green bond e che pone in rilievo il collegamento tra sostenibilità e creazione di valore da parte dell’azienda, tra performance ambientale, nell’ambito della quale Enel si è data degli obiettivi da qui al 2030, e core business. Dunque, anche la finanza può diventare green, premiando comportamenti responsabili dal punto di vista della sostenibilità.

A2A: fatti concreti e vicinanza al territorio

Carlotta Ventura, Chief Communications Officer di A2A
Carlotta Ventura, Chief Communications Officer
di A2A

Riprendendo un’espressione di Papa Francesco, Carlotta Ventura, Chief Communications Officer di A2A, parla della sostenibilità ambientale come di “cura della casa comune”, della quale ognuno di noi è responsabile.

Infatti, pur concordando con Ernesto Ciorra, Chief Innovability Officer di Enel, sul fatto che la presenza di un vertice aziendale appassionato di temi ambientali, che aderisce con convinzione allo sviluppo sostenibile, sia un fattore determinante affinché tutta l’azienda abbracci moralmente tale scelta, sottolinea allo stesso tempo che la sostenibilità non è un atto celibe: è qualcosa che si ottiene in modo corale. Coinvolge tutta l’azienda, certo. Ma anche i cittadini e le infrastrutture devono fare parte del “coro”.

Le aziende possono mettere a punto le migliori strategie e mettere in piedi i migliori impianti di trattamento dei rifiuti – afferma – ma se poi non ci sono consapevolezza e sensibilità da parte del cittadino nel fare la raccolta differenziata, l’obiettivo della sostenibilità si svuota.

Ecco, allora, che la politica di sostenibilità di A2A al 2030 è aiutare le comunità ad essere sostenibili attraverso una gestione responsabile delle proprie attività.

Essendo una multiutility, l’azienda si occupa di quelle che sono le leve essenziali del benessere e della vita stessa: ambiente, gestione dei rifiuti, acqua, energia (prodotta e distribuita). E, in tema di sostenibilità, “fa” cose concrete, di vicinanza al territorio.

Perché non basta il purpose. Ci vuole anche il “come”. Lo scopo, la motivazione, vanno colmate di contenuti agiti, precisa Carlotta Ventura.

E, riguardo alla vicinanza al territorio – osserva – A2A può vantare una situazione ottimale, in quanto conosce bene i territori in cui opera e le necessità delle persone che vi abitano. Inoltre, come azienda di grandi dimensioni e con strutture di capitale importanti, ha anche la possibilità di fare ricerca, di sviluppare tecnologie e di applicarle nel concreto.

Le multiutilities, in questo senso, fungono da volano dello sviluppo sostenibile territoriale e sono esempio di responsabilità sociale capillare organizzata, vicine ai bisogni dei territori e dei cittadini.

Infine, a proposito dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e inclusi nell’Agenda 2030, Carlotta Ventura, spiega:

Come multiutility che si occupa di ambiente, gestione rifiuti, acqua ed energia, ci siamo prefissi ben undici obiettivi per il 2030 e li abbiamo ripartiti in quattro settori: economia circolare, decarbonizzazione, smart solution e people innovation. Quest’ultimo ambito riguarda, in particolare, le persone, ovvero le comunità, i cittadini. Ricordiamo che tutto può accadere, se tutte le persone contribuiscono attivamente a che le cose accadano

RSE: la transizione energetica richiede un’analisi olistica

Michele de Nigris, Direttore Dipartimento Sviluppo Sostenibile Fonti Energetiche di RSE - Ricerca Sistema Energetico
Michele de Nigris, Direttore Dipartimento
Sviluppo Sostenibile Fonti Energetiche
di RSE – Ricerca Sistema Energetico

Le concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera hanno continuato, anche negli anni recenti, il loro trend in salita e ci aspetta l’intensificarsi di giornate torride, siccità e precipitazioni estreme, di cui stiamo già assistendo agli effetti. Con questo bollettino poco rassicurante, ha aperto il suo intervento Michele de Nigris, Direttore Dipartimento Sviluppo Sostenibile Fonti Energetiche di RSE – Ricerca Sistema Energetico.

È il momento di darci degli obiettivi stringenti – ha fatto notare – di aprire il ventaglio delle soluzioni per ridurre le emissioni di gas serra. In che modo?

In Italia vige il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), il quale stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030 su efficienza energetica, fonti rinnovabili e riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, mercato unico dell’energia e competitività, sviluppo e mobilità sostenibile.

RSE, come centro di ricerca pubblico, ha contribuito – e continua a contribuire – al percorso di attuazione del PNIEC, a partire dalla partecipazione ai diversi gruppi di lavoro, dall’elaborazione degli scenari energetici, fino alla valutazione degli impatti delle diverse azioni da intraprendere. E mantiene il suo ruolo di supporto tecnico, guardando non solo al 2030, ma anche a una strategia a più lungo termine.

de Nigris è molto chiaro: gli obiettivi che si è posta l’Italia nell’elaborazione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima sono estremamente sfidanti. Basta solo guardare ai due obiettivi riguardanti le energie rinnovabili: 50 GW di potenza installata di  impianti fotovoltaici e 18 GW di impianti eolici. Oltre a una riduzione molto significativa delle emissioni di CO2 e dei consumi primari di energia. Il tutto entro dieci anni.

Impianti fotovoltaici, impianti eolici, centrali idroelettriche, impianti di biomassa e geotermici – si legge nel Piano Nazionale – avranno un ruolo fondamentale nell’ambito degli sviluppi del nuovo sistema energetico italiano.

Ma dove verranno installati questi impianti? Come potremo disporre di tali fonti? Per poterle sviluppare ai livelli previsti dal PNIEC, dobbiamo innanzitutto essere sicuri – puntualizza de Nigris – della localizzazione di tali fonti e del fatto di poterle quantificare sul territorio.

RSE, a tale proposito, servendosi anche di analisi storiche, ha messo a punto diversi atlanti: l’atlante della fonte eolica, l’atlante della fonte solare, del geotermico e molti altri strumenti “che permettono di effettuare un’analisi olistica, per capire non solo dove potenzialmente installare le fonti di energie rinnovabili, ma anche come integrarle nel territorio, cercando di studiarne gli impatti e i relativi rischi anche sotto il profilo socio-economico

Ad esempio – prosegue Michele de Nigris durante l’evento IBm Bee Green – relativamente all’integrazione del fotovoltaico nel nostro territorio, non si tratta soltanto di capire quanta energia solare potrà essere resa disponibile in un dato luogo, ma anche di arrivare a capire come individuare le aree maggiormente idonee all’installazione di nuovi pannelli. E conclude:

Al riguardo, una metodologia che stiamo sviluppando è quella che prevede la definizione delle tipologie di aree, la quantificazione delle superfici idonee, con l’obiettivo, poi, di elaborare gli scenari di possibile sviluppo”.

Estra: la sostenibilità dà valore all’azienda e si traduce in una strategia trasversale

Quanto sono importanti, per un’azienda, fattori quali l’attenzione all’ambiente e al sociale, la reputazione e politiche aziendali orientate alla parità di genere e al rispetto dei diritti umani?

Manuela Berra, Coordinatrice Sostenibilità di Estra
Manuela Berra, Coordinatrice Sostenibilità di Estra

A spiegarcelo, Manuela Berra, Coordinatrice Sostenibilità di Estra – multiutility attiva nell’ambito della vendita di gas ed energia elettrica, distribuzione gas, telecomunicazione, produzione di energia da fonte rinnovabile e servizi ambientali – la quale, durante il suo intervento, ha ripercorso, le tappe che, nel corso degli ultimi sei anni, hanno scandito un sempre maggiore coinvolgimento e una sempre maggiore sensibilità, da parte dei vertici e del top management dell’azienda, verso i temi della sostenibilità.

Nel 2016, abbiamo pubblicato il nostro primo bilancio di sostenibilità, strumento che prende in considerazione gli impatti non solo economici, ma anche sociali e ambientali, sull’attività aziendale. E questo ha significato per noi un traguardo importante, perché ha testimoniato la naturale evoluzione del sistema di business di un’azienda che ha interiorizzato il fatto che la creazione di valore non dipende solo da quegli elementi che, tradizionalmente, identifichiamo in quelli economici ha spiegato.

Nel 2018, poi, Estra pubblica la sua prima Dichiarazione di carattere Non Finanziario (DNF), documento che attesta l’impegno nella sostenibilità, nelle politiche aziendali orientate alla parità di genere e al rispetto dei diritti umani.

E nel 2019, il CDA costituisce un gruppo di lavoro sulla sostenibilità, formato da 24 persone provenienti da diverse aree del gruppo, finance, legal, comunicazione ma soprattutto dall’area business.

“In questo 2020 – continua Manuela Berra – abbiamo raggiunto due nuovi e significativi traguardi: il bilancio di sostenibilità e la Dichiarazione di carattere Non Finanziario (DNF) sono diventati un unico documento, approvato dal CDA contemporaneamente all’approvazione del Bilancio di Esercizio. E abbiamo iniziato un percorso che darà i suoi frutti nel prossimo quinquennio e che vede l’integrazione della sostenibilità nel business di Estra”.

La consapevolezza, da parte dell’azienda, della propria forte responsabilità sociale verso il territorio in cui opera, le conferisce valore nel medio e lungo periodo e si traduce in una strategia trasversale a tutti i pilastri strategici del Gruppo.

Il che comporta – fa notare la Coordinatrice Sostenibilità di Estra durante l’evento IBm Bee Green – ridefinire e ripensare tutta la strategia e i processi operativi per affrontare il cambiamento, ma anche dare delle risposte puntuali ai bisogni e alle aspettative del mercato e della società. Consapevoli di quanto la sostenibilità sia un driver indispensabile per il successo del business.

E conclude:

Per un’azienda, misurare le proprie performance attraverso bilanci di sostenibilità e dichiarazioni di carattere non finanziario, è un elemento imprescindibile per la sua consapevolezza e la sua crescita. E non parlo solo delle performance economico-finanziarie, ma anche di tutte quelle che riguardano il sociale, l’ambiente e la governance stessa dell’impresa”.

L’evento virtuale “Bee Green – La sostenibilità italiana per il 2021” è disponibile on demand a questo link: https://bit.ly/IBM-BeeGreen-Webinar

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