L’Italia è ancora indietro in competenze digitali e scientifiche. Lo mette in luce il Rapporto SDGs 2021 dell’Istat dove si evidenziano altre lacune in buona parte colmabili grazie all’innovazione.

TAKEAWAY

  • L’ISTAT ha pubblicato il “Rapporto SDGs 2021”, informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia dove si fa il punto sul raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
  • Da quanto emerge, sono diversi gli aspetti da migliorare, in particolare il gap in termini di digitalizzazione, istruzione scientifica e valore della ricerca.
  • In diversi casi, la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione tecnologica potrebbero aiutare a colmare le lacune. Serve investire in R&D e stimolare la formazione nelle materie STEM.

I 17 SDGs in Italia, ovvero come se la cava il nostro Paese nell’attuazione dei Sustainable Development Goals, i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti delle Nazioni Unite. Lo mette nero su bianco l’ISTAT nel suo Rapporto SDGs 2021, informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia.

È un quadro a tinte chiaro scure, con molti gap da colmare e diversi primati non invidiabili. Uno tra i tanti: nel 2020, il 27,8% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o titolo terziario. Percentuale tra le più basse in Europa.

Nello stesso anno, l’Italia conta il 62,6% di 20-64enni occupati, confermandosi al penultimo posto nella graduatoria europea relativa al tasso di occupazione. In molti casi l’innovazione tecnologica potrebbe aiutare a colmare il gap e ad affrontare e risolvere problemi importanti, che spaziano dalla sanità all’ambiente.

SDGs in Italia, cosa emerge dal Rapporto ISTAT 2021

Il rapporto ISTAT va a indagare “quanto è accaduto nel 2020. Un anno caratterizzato dalla pandemia, che ha contribuito a scavare un solco profondo di disuguaglianza ed esclusione”, premette il presidente dell’Istituto nazionale di Statistica, Gian Carlo Blangiardo. La crisi sanitaria ha avuto, come tutti sappiamo, pesanti riflessi a livello economico e sociale, generando una grande incertezza di cui risente anche la stesura del report dedicato allo stato di attuazione dei 17 SDGs in Italia.

Per quanto riguarda l’analisi complessiva degli indicatori di sviluppo sostenibile, questa viene presentata tenendo conto dei tempi diversi del loro aggiornamento. In particolare, si considerano due sottoinsiemi di misure statistiche: il primo considera quelle aggiornate al 2019 o le precedenti, l’altro quelle riferite al 2020.

Ed è qui che si nota il primo tratto chiaro scuro. Perché, se si va a guardare al primo sottoinsieme, “emerge un quadro complessivamente positivo rispetto a 10 anni prima, con il 60,5% delle misure in miglioramento, il 19,1% invariate e il 20,5% in peggioramento”, si legge nel documento. I segnali favorevoli diminuiscono di molto se si vanno a considerare i dati aggiornati al 2020: rispetto all’anno precedente, scende al 42,5% la quota di misure in miglioramento, mentre sale al 37% quella in peggioramento.

Le note negative partono già guardando al Goal 1 (“Sconfiggere la povertà“). Nel 2020, più di due milioni di famiglie – per un totale di oltre 5,6 milioni di persone (9,4%) – si sono trovate in condizioni di povertà assoluta.

Non è stato ancora raggiunto neppure l’obiettivo di porre fine alla fame (Goal 2): l’1,6% delle famiglie italiane presenta segnali di insicurezza alimentare. E la pandemia ha avuto pesanti riflessi sulla salute e sulla possibilità di assicurarne un adeguato livello a tutti (Goal 3).

Il Covid-19 ha mietuto moltissime vittime e ha contribuito, direttamente o meno, a elevare il numero di decessi. Il totale di morti è stato il più alto mai registrato in Italia dal secondo dopoguerra (746.146, con 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019).

Istruzione, parità di genere, occupazione, ambiente: altri punti carenti del nostro Paese

Sempre a proposito di raggiungimento degli SDGs in Italia, se si pensa all’istruzione, la capacità di assicurarla a tutti con un buon livello di qualità (Goal 4) è ben lungi dall’essere vicina. Come scritto, solo un giovane di 30-34 anni su tre è laureato o ha conseguito un diploma di maturità. La media italiana (34%) è tra le più basse d’Europa.

L’Unione Europea ha raggiunto e superato l’obiettivo del 40% di individui in possesso di un titolo di studio terziario. Ma già dalle basi dell’istruzione, il gap italiano è significativo. Nell’anno scolastico 2020/21, gli studenti di terza media che non raggiungono risultati adeguati in Italiano sono il 39,2% e il 45,2% in Matematica.

Anche se guardiamo all’uguaglianza di genere (Goal 5), siamo ancora indietro su vari livelli. A partire dai casi di violenza sulle donne, fino ad arrivare alla possibilità che le stesse possano contare su una giusta ripartizione delle cure domestiche.

Il Belpaese non ha ancora raggiunto l’obiettivo di promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile (Goal 8). Tutt’altro: con 62,6 occupati per 100 20-64enni, si conferma al penultimo posto nella graduatoria europea relativa al tasso di occupazione.

17 SDGs in Italia: obiettivi e parziali buone notizie

Alcune buone notizie – riguardo all’attuazione dei 17 SDGs in Italia – ci sono. Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile rientra quello di assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni (Goal 7).

In questo senso, dopo la lieve flessione registrata nel 2018, “la quota complessiva di consumo di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia torna a crescere nell’ultimo anno fino al 18,2%, segnando un miglioramento di 5,4 punti percentuali negli ultimi dieci anni”, si legge nel documento. Per il sesto anno consecutivo, l’Italia figura tra i Paesi UE capaci di superare il target assegnato dagli Obiettivi 20-20-20.

Anche in materia di consumo e produzione responsabili (Goal 12) si riscontrano aspetti positivi. L’Italia figura tra i Paesi UE con il più basso consumo di materia per unità di PIL (0,28 tonnellate per 1000 euro), attestandosi al primo posto nella graduatoria pro capite e al quarto in quella rispetto al Prodotto interno lordo.

Il nostro Paese mostra progressi nelle fasi del ciclo dei rifiuti orientate ai principi dell’economia circolare. Nel 2019, l’Italia si colloca al quarto posto della graduatoria UE27 del tasso di utilizzo circolare dei materiali.

La lotta ai cambiamenti climatici (Goal 13) prosegue e registra un lusinghiero risultato. Nel 2019, sono diminuite le emissioni di gas serra in Italia, con un decremento del 2,8% rispetto all’anno prima.

Il report non manca però di segnalare che, nel 2020, sono esposti ad aree a rischio di alluvioni 22,57 abitanti per kmq e che le anomalie in termini di temperatura media sulla terraferma registrano un incremento di 1,56 °C in Italia, più alti del dato a livello globale (1,28 °C).

SDGs in Italia, le prospettive aperte da tecnologia e innovazione

Quanto scritto mostra, come detto, aspetti più o meno positivi per il raggiungimento dei 17 SDGs in Italia. In molti casi, l’apporto dell’innovazione tecnologica potrebbe contribuire a cambiare in meglio la situazione.

Si consideri, ad esempio, quale impatto ha avuto il Covid-19 sulla mancata richiesta di prestazioni sanitarie. Nel confronto tra 2019 e 2020, l’incremento è stato sensibile: nel primo anno, era il 6,3% delle persone ad aver rinunciato a una visita medica pur avendone bisogno, nel 2020 la quota è salita al 9,6%.

In questo caso, una maggiore diffusione della telemedicina potrebbe ridurre il problema. Un esempio arriva dal Regno Unito, dove sono stati centinaia i pazienti oncologici che hanno beneficiato dell’utilizzo di algoritmi per gestire a distanza i sintomi del cancro e gli effetti collaterali della chemioterapia.

Goal 13 in materia di climate change: si segnala che la superficie forestale percorsa dal fuoco è pari a 1,2 per 1.000 kmq nel 2019. Per il rilevamento e la prevenzione incendi si stanno studiando soluzioni basate sull’impiego di sensori IoT, tra l’altro una sperimentazione è stata svolta in Italia.

Se si vuole assicurare a tutti l’accesso a sistemi energetici economici e affidabili, bisogna pensare a introdurre le smart grid, reti capaci di gestire la rete elettrica in modo più intelligente ed efficiente, oltre che sicuro.

Per tutelare i boschi ci si può, invece, affidare a soluzioni che fanno capo alla precision forestry: è un concetto che riguarda l’adozione mirate di tecnologie ICT. Anche in questo caso l’Italia può contare su eccellenze della ricerca come il CREA, che ha attivato il progetto Agri-Digit e che punta – nel prossimo futuro – ad attuare la Precision Forest Harvesting. Tramite computer e, in futuro, anche tramite robot, tecniche di intelligenza artificiale e di telerilevamento.

Investire in ricerca e competenze: anche così si rispetta l’Agenda 2030

Tutto questo è possibile, e in parte già attuato o attuabile, a patto che si investa sulla crescita di competenze e sulla ricerca. Ma l’Italia può e deve fare di più. Lo mette in luce lo stesso report ISTAT sui 17 SDGs in Italia.

Nel 2020, in Italia, solo il 3,6% di occupati sono impiegati in posizioni specializzate nelle ICT, un dato ben inferiore alla media europea (4,3%). Nel campo della ricerca, si registra già da qualche anno una moderata crescita dell’intensità di investimenti rispetto al Prodotto interno lordo (attestata al 1,42% del PIL), ma i livelli sono comunque inferiori alla media europea (2,2%).

I problemi vanno cercati a monte. Nel 2019, la quota di popolazione italiana di 16-74 anni che possiede competenze digitali almeno di base è pari al 41,5%, anche in questo caso inferiore alla media UE (56%).

Sempre nel nostro Paese, i laureati in discipline STEM nel 2018 costituivano il 15,1 per mille degli individui di 20-29 anni, un valore di 4 punti per mille inferiore alla media europea.

A tale riguardo servono stimoli e politiche decise per raggiungere alcuni degli obiettivi presenti tra i 17 SDGs, perché – come sottolinea l’ISTAT – la digitalizzazione e l’innovazione di processi, prodotti e servizi rappresentano un fattore determinante della trasformazione del Paese. Per questo “vanno accompagnate da un processo di ampliamento e di rafforzamento delle competenze scientifiche, tecnologiche, digitali e finanziarie”.

Scritto da:

Andrea Ballocchi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin