Il mercato IoT è diventato mainstream, ha raggiunto la maturità. Molto rosee le previsioni di crescita in termini di potenziale valore economico globale, secondo le stime di McKinsey, ma ci sono ancora alcune barriere da superare che, ad oggi, confinano ben il 70% dei progetti aziendali (soprattutto in ambito Smart Factory) nel “purgatorio” dei progetti pilota.
TAKEAWAY
- Mercato IoT: il valore economico potenziale che l’IoT potrebbe sbloccare è significativo e crescente. McKinsey stima che, entro il 2030, l’IoT potrebbe generare un volume d’affari globale compreso tra i 5,5 trilioni di dollari e i 12,6 trilioni di dollari
- La maggior parte del potenziale valore economico ascrivibile al mercato IoT deriva dalle applicazioni B2B (circa il 65% delle applicazioni IoT complessive). Ma il valore delle applicazioni B2C sta crescendo rapidamente, stimolato da un’adozione più rapida del previsto soprattutto sul fronte Smart Home
- In generale, la tecnologia necessaria per implementare progetti IoT è disponibile e sufficiente. Le aziende vedono un valore reale nell’implementazione dell’IoT ma sono ancora poche quelle che riescono ad andare oltre al progetto pilota (soprattutto nell’ambito della Smart Factory). Sfide organizzative, costo della tecnologia, cybersecurity, interoperabilità e anche alcune difficoltà di installazione/implementazione sono le barriere più comuni.
Il mercato IoT – secondo quanto riporta McKinesy nel recente report “The Internet of Things: catching up to anaccelerating opportunity” – potrebbe generare, entro il 2030, un valore complessivo dai 5,5 trilioni di dollari ai 12,6 trilioni di dollari, compreso il valore “catturato” da consumatori e clienti di prodotti e servizi IoT. Guardando al futuro, però, i fornitori di tecnologia IoT devono ancora migliorare aspetti critici come l’installazione/implementazione delle tecnologie, l’interoperabilità e la cybersecurity.
Considerato ormai il paradigma primario grazie al quale unire mondo fisico e mondo digitale con profonde implicazioni per la società e l’economia, l’IoT ha raggiunto oggi la piena maturità tecnologica ma il potenziale in termini di business non si è ancora “sbloccato” del tutto.
Nel 2015, quando l’IoT era ancora annoverabile tra le tecnologie emergenti, il McKinsey Global Institute (MGI) pubblicò “The Internet of Things: Mapping the value beyond the hype”, un rapporto che analizzava il potenziale economico che l’IoT avrebbe potuto scatenare; si tratta di uno studio condotto attraverso l’analisi di centinaia di casi d’uso dal quale emerse un mercato IoT in grande fermento e con grande potenziale di crescita: allora McKinsey stimava, infatti, un mercato IoT in grado di generare tra i 3,9 trilioni di dollari e gli 11,1 trilioni di dollari in valore economico entro il 2025.
Un lustro dopo, McKinsey propone nuove stime del mercato IoT e, soprattutto, analizza quanto di quel potenziale che prevedeva è stato davvero catturato, identifica cosa è cambiato e perché, riconosce i fattori chiave che hanno agito (e agiranno in futuro) come acceleratori o deceleratori nell’adozione delle tecnologie e nello sviluppo di progetti IoT [con una nota importante rilasciata dagli analisti che hanno analizzato oltre 100 casi d’uso: “Le stime vanno oltre il puro impatto sul PIL delle applicazioni IoT e includono varie forme di surplus – per le aziende ed i consumatori – che non sono misurati nel PIL. Questo non è un insieme esaustivo di possibilità che possono esistere nei prossimi dieci anni, ma i nostri casi d’uso rappresentano la nostra visione delle principali fonti di valore dell’IoT. Questo rapporto dovrebbe essere visto come uno sforzo direzionale, che incorpora dimensionamento relativo e una significativa raccolta di casi d’uso rilevanti” – ndr]
Mercato IoT, cresce il potenziale in alcuni ambiti di applicazione specifici
Tra i risultati chiave della nuova indagine targata McKinsey emergono queste particolari evidenze:
- il valore economico che l’IoT potrebbe sbloccare è grande e in crescita. Entro il 2030, gli analisti stimano che l’Internet degli oggetti potrebbe abilitare dai 5,5 trilioni di dollari ai 12,6 trilioni di dollari in valore economico a livello globale, compreso il valore generato per i consumatori finali e dai clienti dei prodotti e servizi abilitati dall’IoT;
- il potenziale dell’IoT è concentrato in certi ambiti e casi d’uso specifici. Tra i cluster di casi d’uso, si stima che l’ottimizzazione delle operazioni fornisca il maggior valore economico entro il 2030;
- la maggior parte del valore può essere creato nelle applicazioni B2B. Entro il 2030, gli analisti stimano che le applicazioni B2B rappresenteranno circa il 65% del potenziale del mercato IoT complessivo.
Gli analisti di McKinsey hanno analizzato e valutato più di 120 casi d’uso in 9 ambiti/ambienti (Factories, Human Health, Work Sites, City, Retail Environments, Outside, Home, Vehicles) e 11 casi d’uso cluster (Operations optimization, Human productivity, Health, Condition-based maintenance, Sales enablement, Energy management, Autonomous vehicles, Environment management, Safety and security, Product development, Inventory management).
Disaggregando il valore potenziale dell’IoT per ambiti applicativi, ciò che emerge è che la Smart Factory rappresenta l’ambito applicativo con il maggior potenziale di crescita del valore dell’IoT da qui al 2030 (circa il 26% del totale degli ambiti applicativi). L’ambito Human Health rappresenta circa il 10-14% del valore economico del complessivo mercato IoT stimato al 2030 (Figura 1).
Andando però più a fondo, analizzando il valore del mercato IoT per cluster di casi d’uso, la ricerca evidenzia che i cluster dell’ottimizzazione delle operations e della produttività umana potrebbero rappresentare circa il 56% di tutto il valore economico complessivo del mercato IoT (sempre stimato al 2030, con un volume d’affari tra i 5,5 trilioni di dollari e i 12,6 trilioni di dollari); la Salute e la manutenzione predittiva (basta sulle reali condizioni dei sistemi, delle apparecchiature, degli asset aziendali) sono stimate a circa il 15% e il 12%, rispettivamente. La gestione dell’ambiente e i veicoli autonomi sono, invece, concentrati in un piccolo numero di ambiti di applicazione (per esempio nell’ambito delle Smart City).
Il cluster dell’ottimizzazione delle operations appare in ben cinque ambiti applicativi differenti, ma quello dove promette di più è quello della Smart Factory (il 37% del cluster dell’ottimizzazione delle operations è infatti ascrivibile come ambito applicativo “tipico” della Smart Factory). Oltre ad essere il più grande cluster di casi d’uso, l’ottimizzazione delle operations crescerà maggiormente in termini assoluti. In termni economici, rappresenta da solo il 41% del valore economico potenziale del mercato IoT stimato al 2030.
Seppur in termini relativi, l’autonomia dei veicoli (in particolare i sistemi avanzati di assistenza alla guida) è il cluster in più rapida crescita. La sua crescita prevista è del 37% all’anno. Nella seconda metà del prossimo decennio, se lo sviluppo della tecnologia avrà successo e i regolamenti lo permetteranno, potremmo vedere un aumento di robo-taxi autonomi e robo-taxi e robo-navette.
Concentrazione del valore economico per ambiti e casi d’uso
Come accennato, gli analisti hanno preso in esame più di 120 casi d’uso in 9 ambiti/ambienti e 11 casi d’uso cluster. L’ampiezza dell’analisi potrebbe far pensare ad un panorama frammentato del mercato IoT, in realtà piuttosto l’opposto. Cinque delle 99 combinazioni che mergono tra ambiti/ambienti e caso d’uso cluster rappresentano da sole circa il 50% del potenziale valore economico del mercato IoT entro il 2030.
Queste, di fatto, le cinque combinazioni che daranno la maggior spinta di crescita e genereranno il maggior valore economico del mercato IoT del prossimo decennio:
– ambito Factory con il cluster legato all’ottimizzazione delle operations;
– ambito Human Health con il cluster delle tecnologie legate alla Salute;
– ambito work sites (ambienti di lavoro) con il cluster legato all’ottimizzazione delle operations:
– ambito Outside con il cluster legato all’ottimizzazione delle operations;
– ambito City con il cluster legato all’ottimizzazione delle operations.
Guardando le stime solo attraverso la lente dei cluster di utilizzo, vediamo che nel 2030 il cluster di ottimizzazione delle operazioni rappresenta fino al 40% del valore economico potenziale totale. I primi quattro cluster di casi d’uso combinati (ottimizzazione delle operazioni, produttività umana, salute e manutenzione) rappresentano fino all’83% del valore economico potenziale totale nel 2030.
B2B vs B2C: il mercato IoT è spinto dal B2B
La ricerca di McKinsey del 2015 stimava che le soluzioni B2B avrebbero rappresentato circa il 70% del potenziale del valore di mercato IoT. Cinque anni dopo, le soluzioni B2B rimangono il principale tassello del mercato IoT e del suo valore economico.
Va però precisato che il valore delle applicazioni B2C è cresciuto notevolmente, soprattutto quale risultato di un’adozione più rapida del previsto delle soluzioni IoT all’interno dell’ambito Home (grazie, per esempio, alla domotica e all’IoT per la Smart Home).
Come risultato di queste dinamiche, secondo le previsioni di McKinsey, le applicazioni B2B dovrebbero rappresentare il 62-65% del totale del mercato IoT nel 2030. In termini economici, questo si traduce in un mercato IoT del valore di 3,4 trilioni di dollari, nello scenario “cauto”, oppure 8,1 trilioni di dollari nello scenario più ottimistico.
Le sfide ancora aperte
Sebbene il potenziale valore economico dell’IoT sia ampio e in crescita, catturare questo valore si sta dimostrando una sfida alquanto ardua. L’ultima ricerca di McKinesy evidenzia che il valore totale catturato nel 2020 (pari a circa 1,6 trilioni di dollari) deriva da progettualità che, in termini di tecnologie e soluzioni, stanno nella parte inferiore della gamma degli scenari che gli analisti avevano tracciato nel 2015.
Da una analisi di tipo più qualitativo (sulla base di un sondaggio rivoto a più di 400 esperti del settore e leader aziendali, nonché interviste one-to-one approfondite), gli esperti di McKinsey hanno identificato i fattori che impattano ed influenzano l’adozione delle tecnologie e lo sviluppo progettuale in ambito IoT.
Tra i “fattori positivi” emergono la riconoscibilità del valore percepito (le aziende vedono un valore reale nell’implementazione dell’IoT), la maturità tecnologica e l’ampia disponibilità di soluzioni hardware, software, piattaforme e servizi, lo sviluppo delle infrastrutture e delle tecnologie di connettività (5G in particolare).
Tuttavia, siamo ancora di fronte, in moltissimi casi, al “purgatorio dei progetti pilota”: moltissime aziende, private e pubbliche, non riescono a “fare il salto” e non riescono ad ampliare i primi progetti che rimangono quindi nell’alveo della sperimentazione pratica, senza scalare e diffondersi realmente (gli analisti di McKinsey stimano che addirittura il 70% dei progetti aziendali rimane fermo alla fase pilota).
Cinque le sfide ancora aperte per uscire dal purgatorio:
- change management: aziende e governi spesso trattano l’adozione dell’IoT come un progetto tecnologico anziché una trasformazione del modello operativo. Come tale, l’adozione dell’IoT è spesso guidata dall’IT senza considerare i cambiamenti richiesti nei processi di governance, nei processi operativi e nelle competenze delle persone. Questo può portare a risultati deludenti, in particolare quando l’approccio è combinato con l’acquisto frammentato di soluzioni IoT (anche all’interno stessa azienda o dipartimento governativo);
- interoperabilità: nonostante i progressi, gli ambienti IoT sono spesso costituiti su ecosistemi proprietari che rendono molto complessa (e rischiosa) l’interoperabilità con gli altri sistemi (dai sistemi IT alle varie architetture di dati, ai numerosi sensori… tutti “parlano” lingue diverse);
- implementazione: l’installazione delle tecnologie e l’implementazione progettuale rappresentano i maggiori costi e presentano molte sfide e “intoppi” (sulla carta i progetti sono sempre ottimali ma nell’implementazione poi si scoprono le limitazioni e le problematiche operative). Compiti apparentemente semplici come stabilire una connettività sicura (senza causare interferenze), adattare i vecchi dispositivi (senza metterli offline troppo a lungo), il collegamento a sistemi esistenti (senza doverli ricostruire da zero) aggiungono tempo, complessità e costi che scoraggiano l’implementazione su larga scala;
- cybersecurity: cresce tra le aziende (ed anche tra i consumatori) la preoccupazione rispetto si temi della sicurezza legata all’IoT. Il crescente numero di device ed endpoint connessi offre punti vulnerabili che aumentano i rischi, soprattutto nell’ambito della protezione dei dati;
- privacy: con l’adozione del GDPR in Europa e del Consumer Privacy Act in California, la privacy è ora al centro dell’attenzione per molti consumatori, anche quando si tratta di IoT.