La Internet of Things rappresenta una tecnologia chiave nell’abilitare il paradigma dell’Industria 4.0. Il report Industrial IoT: a reality check, svolto da Reply in collaborazione con Teknowlogy Group ci offre un’analisi molto lucida sullo stato di fatto e sulle prospettive di crescita della IIoT in Italia e nel resto del mondo.
TAKEAWAY
- Dal 2020 al 2025 si prevede la triplicazione degli investimenti sul mercato globale della IIoT, con gli Stati Uniti in posizione di netta leadership. L’Italia accusa al momento un forte ritardo, ma le prospettive di crescita sono incoraggianti.
- La Industrial Internet of Things sta producendo benefici sostanziali nell’efficienza dei processi dell’industria manifatturiera e del comparto trasporti e logistica.
- Le tecnologie IIoT si stanno diffondendo in maniera rapida, ma le aziende devono investire maggiormente in formazione per saper recepire e sfruttare pienamente i vantaggi potenziali che può derivare dalla loro implementazione.
In tema di IIoT, la ricerca Industrial IoT: a reality check, condotta dal Market Research Hub di Reply, ci offre un lucido quadro evolutivo di una delle tecnologie emergenti destinata a penetrare in maniera massiva nei processi di fabbrica, in particolar modo nella manifattura e nel segmento relativo ai trasporti e alla logistica.
Vediamo per quale motivo l’IIoT sta diventando un fattore chiave nella corsa all’Industria 4.0 e quali sono gli elementi in grado di condizionare favorevolmente il business delle aziende impegnate nella trasformazione digitale.
L’Italia si colloca in una condizione di ritardo rispetto alla media europea, in particolare rispetto ai numeri dell’industria tedesca, ma le previsioni di crescita nell’arco dei prossimi cinque anni lasciano trasparire un certo ottimismo.
IIoT: la crescita degli investimenti nella fabbrica intelligente
Secondo Arnold Vogt (Teknowlogy Group): “In un mondo che corre ad alta velocità, nessuna singola applicazione crea un vantaggio competitivo duraturo: è la capacità di muoversi più velocemente su larga scala a fare la differenza. Questo vale anche per la fabbrica digitale. C’è una chiara necessità di sviluppare, scalare e gestire applicazioni IoT industriali in modo più agile ed efficiente”.
La ricerca di Reply, svolta in collaborazione con Teknowlogy Group, ha cercato di dare un valore al mercato della IIoT, con la lettura nel periodo 2020-2025 di vari ambiti applicativi, prendendo quale riferimento i cluster Big-5 (USA, UK, Cina, India e Brasile) e il cluster Europe-5 (Germania, Francia, Paesi Bassi, Italia e Belgio) [per dare uno sguardo invece al futuro del mercato IoT consigliamo la lettura del reportage relativo all’ultimo studio di McKinsey – ndr]
Secondo le previsioni sintetizzate dal report Industrial IoT: a reality check, il mercato smart factory dei Big-5 nel 2025 dovrebbe raggiungere quota 85 miliardi, con gli Stati Uniti che manterranno una posizione di nettissima prevalenza, dal momento che il loro valore supera quello di tutti gli altri Big messi insieme. Nel mercato transport & logistics gli investimenti dovrebbero raggiungere i 15 miliardi di euro.
Sul mercato europeo la IIoT prospetta valori più contenuti (23 miliardi per smart factory, 3,6 miliardi per trasporto e logistica) ma a fare effetto è soprattutto quella previsione di crescita che dovrebbe addirittura triplicare i numeri del 2025 rispetto allo status attuale. Grazie ad investimenti di lungo corso, la Germania è l’unica nazione europea in grado di competere con i numeri delle Big 5.
Ciò è anche dovuto alle caratteristiche strutturali di un sistema che vede la massiccia presenza della grande industria, che si è mossa per prima in questa direzione.
Era lecito attendersi che una realtà come l’Italia, che possiede un tessuto imprenditoriale fortemente improntato sulle PMI rispondesse successivamente, ma il ritardo accumulato da Francia e Germania appare piuttosto preoccupante in termini di competitività. Senza girarci troppo intorno, l’ammodernamento del nostro sistema produttivo necessita di una decisa accelerazione.
L’industrial IoT supporta il business dell’industria manifatturiera e del transport & logistics
L’Industrial Internet of Things consente alle aziende manifatturiere di migliorare la visibilità della produzione grazie all’interconnessione tra i macchinari e i sistemi di gestione, capaci di rilevare in tempo reale tutti i dati necessari per implementare analisi e processi predittivi.
Post pandemia, le motivazioni che spingono le aziende ad implementare soluzioni IIoT risultano ben sintetizzate nelle parole di Dominik Wee (Google Cloud):
“Oggi le aziende manifatturiere devono affrontare sfide su molti fronti: aspettative dei clienti sempre più esigenti, costi più elevati, problemi di sostenibilità e interruzioni […] ma i dati possono aiutare le aziende a farsi strada attraverso il percorso a ostacoli della produzione moderna. La produzione genera petabyte di dati utili che possono migliorare i rendimenti, evitare problemi e individuare opportunità. Questi dati sono utili soltanto in base alla capacità di analizzarli e utilizzarli per prendere decisioni”
I dati costituiscono infatti il valore fondamentale dell’innovazione digitale in quanto consentono alle aziende di ottenere un uso più efficace delle risorse, nella prospettiva di una strategia di miglioramento continuo funzionale al soddisfacimento degli obiettivi di business sempre più ambiziosi.
L’implementazione dei sistemi IIoT comporta un notevole investimento iniziale, sia in termini di adeguamento o acquisizione di nuovi macchinari, sia per l’implementazione delle piattaforme IoT e dell’architettura Edge necessaria a connettere e rendere funzionante l’intero sistema.
A rendere sostenibile il nuovo approccio alla produzione contribuiscono anche i paradigmi delle altre tecnologie abilitanti, a cominciare dalla stampa 3D, che consente di produrre in modalità additiva, on demand e soltanto quando serve, con una drastica riduzione in termini di materiali ed energie impiegati nel processo di fabbricazione.
La realtà virtuale e la realtà aumentata consentono notevoli risparmi sul fronte della simulazione dei processi, mentre le capacità analitiche dei sistemi di machine learning consentono all’intelligenza artificiale di innescare il passaggio dalla manutenzione preventiva alla manutenzione predittiva, intervenendo soltanto laddove si rivela necessario, anticipando in maniera puntuale i possibili guasti e i drammatici fermo produzione che ne deriverebbero.
Se la manifattura gode di grandi benefici da parte dell’implementazione dei sistemi IIoT, il comparto trasporti e logistica sta assistendo ad una vera e propria rivoluzione in termini di efficienza.
La crisi pandemica ha evidenziato tutta la fragilità delle supply chain tradizionali, con punte addirittura tragicomiche. Sarebbe altrimenti difficile definire il blocco del canale di Suez a causa di un banale errore di manovra di una nave, capace di generare danni su scala planetaria per svariati miliardi di dollari.
Senza contare il fatto che aver concentrato la fabbricazione di determinati componenti in una sola area geografica del pianeta ha detronizzato la resilienza dei business che, alla prima crisi di produzione, si sono ritrovati ben presto a corto di materia prima.
Laddove la globalizzazione ha mostrato tutti i propri limiti, sarebbe fondamentale attivare politiche in grado di valorizzare l’autonomia produttiva dei distretti locali.
L’industrial IoT può in tal senso aiutare molto, soprattutto sul fronte dell’automatizzazione della supply chain, tracciando in maniera puntuale ogni elemento coinvolto. L’analisi predittiva, applicata alle forniture, consente inoltre di prevedere in maniera puntuale le esigenze di approvvigionamento.
Tale prospettiva contribuisce a migliorare la reattività delle aziende a fronte di eventi e interruzioni dovute a terzi, sostanzialmente in tempo reale.
Al tempo stesso i robot e gli scaffali intelligenti si stanno prendendo il loro spazio all’interno dei centri logistici, con sistemi di gestione del magazzino che dialogano con varie tipologie di droni per automatizzare il controllo delle scorte senza alcuna ripercussione sulle linee di distribuzione, ormai attive 24/7 con il totale monitoraggio sulle scorte. Tali sistemi riducono inoltre l’esposizione diretta dell’uomo, sempre meno operaio e più gestore, in favore di una maggior sicurezza dei luoghi di lavoro.
I sistemi IIoT comportano ovviamente anche dei rischi, soprattutto sul fronte della cybersicurezza. Il moltiplicarsi dei nodi e degli access point delle reti costituisce il proliferare di punti di vulnerabilità verso varie tipologie di attacchi, nei confronti dei quali le aziende devono affrontare investimenti adeguati nella misura di garantire la necessaria continuità di business, scongiurando conseguenze che vanno dal danno reputazionale a perdite di dati potenzialmente fatali per le sorti dell’azienda.
Il futuro dell’IIoT: aumentano i device, ma in azienda occorrono competenze tecniche e visione strategica
Molte aziende stanno percorrendo il primo passo nella trasformazione digitale, ma cosa servirà per garantire un successo durevole alle storie di coraggio imprenditoriale cui stiamo assistendo?
Oggi molte aziende si avvalgono di consulenze specialistiche per generare dei PoC (Proof of Concept) sulla base delle loro esigenze, ma troppo spesso si arrestano in questa fase, in quanto i promotori dell’innovazione si scontrano con livelli decisionali superiori che privilegiano altre priorità cui destinare quelle risorse che gli scenari di crisi hanno reso sempre più risicate.
In tal senso la spinta decisiva potrebbe arrivare dalle misure di sostegno previste dal PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: una soluzione impegnativa, ma al tempo stesso un’opportunità unica.
Se nel caso del IIoT l’architettura IT di riferimento è tuttora identificabile nell’Edge Computing, è attesa una simultanea crescita del comparto cloud. Secondo Paul Miller (Forrester): “Non molto tempo fa i dirigenti del settore manifatturiero e delle industrie correlate non avrebbero preso in considerazione la possibilità di gestire le loro iniziative IoT da un cloud. Adesso? È difficile trovarne uno che non abbracci con entusiasmo un ruolo per il public cloud”.
Edge e Cloud convergeranno per offrire a vari livelli una maggior potenza computazionale e fronte di latenze sempre più ridotte, grazie alla diffusione del 5G e di reti WiFi in grado di coprire distanze sempre maggiori.
Le tecnologie che abilitano la Industrial IoT sono in rampa di lancio. Gli analisti prospettano una spesa globale per l’IoT, non soltanto industriale, dell’ordine dei 1.200 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, con l’obiettivo di incrementare le attività di monitoraggio e analisi in tempo reale dei dati.
Tale dinamica di investimento dovrebbe garantire numerosi vantaggi alle aziende, innescando quelle economie di scala utili a ridurre progressivamente i costi di adozione della tecnologia, in favore di un generale aumento dei profitti.
Diffondere le tecnologie su larga scala per ridurre i costi costituisce una condizione essenziale, ma non sarà sufficiente se le aziende non investiranno in maniera massiccia nella formazione e nel re-skilling dei lavoratori dipendenti, oltre a varare un programma di assunzioni per trasformare la tradizionale forza lavoro in una generazione di knoweledge worker, capaci di interagire con i robot e i sistemi IoT attivi sul factory floor per svolgere tutte le operazioni necessarie.
Affinché questo scenario si realizzi è indispensabile diffondere una visione strategica, favorendo soprattutto la collaborazione tra le varie figure manageriali presenti in azienda, che non dovranno lavorare per compartimenti stagni, ma impegnarsi a mettere in relazione gli obiettivi delle rispettive linee di business.
Sul piano strategico deve emergere la consapevolezza che l’IoT e le altre tecnologie emergenti saranno sempre più agili e potenti non soltanto nell’abilitare e incrementare l’efficienza dei processi produttivi, ma soprattutto nel generare nuovi business, grazie alla capacità di creare valore grazie alla raccolta e all’analisi dei dati derivanti dalla vita digitale dell’azienda stessa.