L'importanza di ridurre il consumo di acqua è fondamentale, soprattutto perché si stima che l'agricoltura rappresenti oltre il 70% del consumo idrico globale. Con la domanda di cibo in aumento, si prevede che l'uso di acqua aumenterà di un ulteriore 15% per soddisfare questa domanda. Che fare?

L’industria agricola è fortemente dipendente dall’acqua ed è quindi la più colpita dai rischi idrici. Si tratta però anche di una delle industrie che ha sempre fatto un consumo enorme di questa preziosa risorsa, e persino di una di quelle che ha contribuito, negli anni, ad inquinarla.

Secondo l’OCSE, in futuro (non troppo lontano!) l’agricoltura dovrà affrontare rischi idrici crescenti. Dovrà superarli pensando fin da ora ad un modello di industria sostenibile, dove la migliore gestione dell’acqua non potrà più essere relegata a mero slogan dei grandi brand.

Negli ultimi anni, le regioni agricole di tutto il mondo sono state soggette a vincoli idrici estesi e crescenti. Le gravi siccità in Cile e negli Stati Uniti hanno influenzato la produzione agricola mentre hanno ridotto le riserve di acque superficiali e sotterranee. Uno scenario non certo occasionale, tenendo conto delle previsioni degli esperti che ritengono questi e altri eventi meteorologici estremi, come inondazioni o tempeste tropicali, non più fenomeni eccezionali ma eventi continui. Le previsioni relative agli impatti generati dal cambiamento climatico stimano un aumento delle fluttuazioni delle precipitazioni e delle risorse idriche superficiali, riducendo al contempo i manti nevosi e i ghiacciai e influenzando il fabbisogno idrico delle colture.

L’aumento del fabbisogno d’acqua da parte di una popolazione urbana sempre più densa, inoltre, aggiunta alla domanda di acqua da parte di altre industrie (energia, manifattura, per esempio), aggiungono ulteriori criticità al comparto agricolo.  

Come se tutto ciò non fosse abbastanza, la qualità dell’acqua rischia di deteriorarsi in molte regioni, non solo a causa della crescita delle attività e degli agenti inquinanti, ma anche per via dell’aumento della salinizzazione dell’acqua stessa, causata soprattutto dall’innalzamento del livello del mare (evidente conseguenza dei cambiamenti climatici).

L’impatto sull’agricoltura di tutti questi fenomeni rischia di minare seriamente la produttività delle colture irrigate e alimentate dalla pioggia e delle attività di allevamento, in particolare in alcuni paesi e regioni. Questi cambiamenti potrebbero arrivare ad influenzare i mercati, il commercio e persino generare impatti spiacevoli dal un punto di vista della sicurezza alimentare. Una valutazione dell’OCSE sui futuri hotspot del rischio idrico prevede che, senza ulteriori azioni, la Cina nordorientale, l’India nordoccidentale e gli Stati Uniti sudoccidentali saranno tra le regioni più gravemente colpite, con ripercussioni interne e globali.

Il paradosso: l’agricoltura ha bisogno di acqua ma continua ad utilizzarne troppa

Come accennato, secondo l’OCSE il problema è aggravato dal paradosso che, proprio il settore agricolo, che più di altri ha bisogno di acqua, è uno dei settori principali per consumo e inquinamento delle risorse idriche in molte regioni.

L’agricoltura irrigua rimane il più grande utilizzatore di acqua a livello globale, una tendenza incoraggiata dal fatto che gli agricoltori nella maggior parte dei paesi non pagano l’intero costo dell’acqua che utilizzano. L’irrigazione agricola rappresenta il 70% dell’utilizzo di acqua nel mondo e oltre il 40% in molti paesi OCSE. Il pompaggio intensivo delle acque sotterranee per l’irrigazione esaurisce le falde acquifere e può portare a fenomeni ambientali ad impatto negativo, con ripercussioni significative su produzione ed economia.

Inoltre, l’agricoltura rimane una delle principali fonti di inquinamento dell’acqua; il deflusso di fertilizzanti agricoli, l’uso di pesticidi e gli effluenti del bestiame contribuiscono tutti all’inquinamento dei corsi d’acqua e delle acque sotterranee.

Tecnologia e interventi politico-governativi per affrontare i problemi idrici e l’eccessivo consumo di acqua

Le sfide che ci attendono sono estremamente complesse e diversificate a livello locale. Secondo l’OCSE sarà importante che i responsabili politici si concentrino sugli sforzi che aumentano l’efficienza complessiva dell’uso dell’acqua da parte del settore agricolo, riducendo l’impatto del settore sulle risorse di acqua dolce e migliorando la sua resilienza ai rischi idrici.

Tante belle intenzioni che rischiano però di rimanere, come troppe volte abbiamo visto, sulla “carta delle intenzioni”, lasciando che nel frattempo la situazione peggiori anziché migliorare.

Che fare allora? L’importanza di ridurre il consumo di acqua è fondamentale, soprattutto perché si stima che l’agricoltura rappresenti oltre il 70% del consumo idrico globale. Con la domanda di cibo in aumento, si prevede che l’uso di acqua aumenterà di un ulteriore 15% per soddisfare questa domanda.

In attesa che sul fronte politico-governativo si faccia veramente qualcosa di concreto che vada oltre gli “aiutini a pioggia”, alcune delle imprese agricole più grandi a livello internazionale hanno iniziato ad investire in soluzioni tecnologiche avanzate nell’ambito dell’agricoltura di precisione, dell’IoT e dell’analisi dei dati (spesso con tecniche di intelligenza artificiale).

«Le tecnologie, i dispositivi e le piattaforme emergenti ci consentono di raccogliere e sfruttare quantità di dati senza precedenti provenienti da più fonti: modelli storici delle precipitazioni, immagini aeree, record di resa, sensori sul campo, ecc. In cambio, i dati aggregati possono essere elaborati e combinati insieme per fare simulazioni e previsioni accurate (dalla domanda di mercato al meteo) per aiutarci a prendere decisioni “intelligenti” basate sulle previsioni più accurate a cui abbiamo mai avuto accesso», scrive Raviv Itzhaky in un recente articolo pubblicato sul sito del World Economic Forum.

Gli ambiti di applicazione delle tecnologie per un migliore e più efficiente utilizzo di una preziosa risorsa come l’acqua sono molteplici ma… per iniziare, ne bastano due: 1) pianificazione e distribuzione ottimale dell’irrigazione; 2) rilevamento di malfunzionamenti o perdite nei sistemi di irrigazione.

Scritto da:

Nicoletta Boldrini

Futures & Foresight Director | Editor in Chief Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin