Le Decentralized Autonomous Organization sono organizzazioni basate sulla tecnologia blockchain che consentono di implementare modelli di governance autoregolamentati e indipendenti da forme di controllo centralizzato. Le DAO si stanno rapidamente diffondendo nelle applicazioni Web3 e nei mondi virtuali del metaverso.

TAKEAWAY

  • Le DAO (Decentralized Autonomous Organization) costituiscono un modello di governance alternativo alle società tradizionali, grazie alle logiche peer-to-peer decentralizzate della tecnologia blockchain.
  • Da Bitcoin a TheDAO, le DAO hanno dimostrato enormi potenzialità ma anche grandi rischi, dovuti sia all’immaturità tecnologica che alla mancanza di un supervisore. Tali aspetti, oltre allo skill gap in termini di competenze di sviluppo, ne frenano tuttora la diffusione.
  • Le DAO costituiscono la forma di governance delle applicazioni Web3 e dei mondi virtuali del metaverso decentralizzato, capace di attirare nuove imprenditorialità, a loro volta attratte dalla possibilità di avere una effettiva voce in capitolo.

Tra le opportunità più interessanti che una tecnologia emergente come la blockchain ha consentito di abilitare figurano certamente le DAO (Decentralized Autonomous Organization), un modello organizzativo che crea, se non un radicale punto di rottura, un’alternativa in grado di stravolgere i connotati delle società tradizionali.

Le DAO hanno trovato una rapida diffusione nel contesto delle criptovalute e della DeFi (Decentralized Finance), ma il loro modello concettuale e tecnologico costituisce la base della governance anche per le applicazioni Web3, in particolare per i mondi virtuali del metaverso.

Vediamo pertanto quali sono gli aspetti distintivi delle organizzazioni autonome decentralizzate e soprattutto per quali motivi il loro modello, pur non esente da criticità, potrà costituire un fondamentale punto di riferimento per guidare i metaversi decentralizzati, quegli spazi virtuali in grado di generare opportunità di business in maniera quasi del tutto autonoma, senza il condizionamento di un organo di controllo centrale.

DAO: cosa sono le Decentralized Autonomous Organization

Secondo la definizione che ne dà Wikipedia, la Decentralized Autonomous Organization è «Un’organizzazione rappresentata da regole codificate in un programma informatico trasparente, controllato dai membri dell’organizzazione, non influenzate da un governo centrale».

Dal momento in cui le regole vengono incorporate nel software che ne garantisce il funzionamento, non occorrono manager né altre figure gestionali e questo contribuisce a rendere le DAO autonome da qualsiasi struttura gerarchica.

In termini tecnici – volendo sintetizzare all’estremo – potremmo definire una DAO come uno smart contract, un software che sfrutta la tecnologia peer-to-peer della blockchain per eseguire una serie di funzioni, ogni volta che si verificano le condizioni stabilite dalle regole impostate a monte. Regole che non possono più essere modificate, il che blinda sostanzialmente i termini dell’accordo.

Questo modello si basa su una logica Zero Trust, che permette a persone che nemmeno si conoscono di dare luogo ad organizzazioni in grado di muovere grandi capitali senza doversi necessariamente fidare una dell’altra. Grazie alla definizione di uno smart contract, una DAO opera in maniera del tutto trasparente per tutte le parti in causa.

Quando si verifica una condizione prevista dall’accordo, il software esegue la transazione in maniera automatica, la quale viene conservata nel registro di una blockchain, diventando a tutti gli effetti immutabile.

A livello di rappresentatività, esistono vari meccanismi che consentono il funzionamento di una DAO e si basano fondamentalmente sulla compensazione del lavoro di chi ne garantisce l’operatività. Per supportare una DAO servono fondi, capacità elaborative, proprietà intellettuali e altri elementi in buona parte riconducibili ai contenuti delle organizzazioni tradizionali, tuttavia organizzati in maniera del tutto differente.

Questi contributi vengono generalmente ricompensati con dei token, che possono corrispondere a un valore in criptovaluta, all’erogazione di servizi o a una prevalenza in termini decisionali, commisurata sulla base del contributo offerto.

Dal punto di vista giuridico, almeno secondo la legislazione italiana, le DAO sarebbero equiparabili alle società di fatto che, pur non essendo costituite come le società tradizionali, sono assimilabili a quelle per quanto riguarda la volontà comune di raggiungere, a scopo di lucro, un determinato obiettivo.

Una storia nata con Bitcoin: rischi e opportunità delle DAO

Anche se non era nata con questa definizione, la prima DAO possiamo ricondurla a Bitcoin, la prima e tuttora più popolare criptovaluta. Le sue dinamiche di struttura e di gestione equivalgono a pieno titolo a una organizzazione autonoma decentralizzata, in cui tutte le parti in causa sono ricompensate per il loro contributo, dai server peer-to-peer della rete in cui viene condiviso il registro della blockchain, fino al calcolo svolto dai miner per provare la validità delle transazioni.

A prescindere dalla sua valenza economica, Bitcoin ha dimostrato come sia possibile sviluppare una forma di governance assolutamente decentralizzata. Il problema, semmai, sorge quando si entra nell’ottica di offrire dei servizi basati su questo modello organizzativo.

Le Decentralized Autonomous Organization, sia per la loro gioventù, sia per la fisiologica assenza di un organo di controllo centrale, sono in grado di risolvere tempestivamente un eventuale errore e soffrono di criticità a cui diventa piuttosto difficile trovare una soluzione.

L’esempio più citato, in tal senso, riguarda l’esperienza di TheDAO, un fondo di venture capital che nel 2016 fu oggetto di un rovinoso fallimento a causa di un baco nel software, che ha permesso ai cybercriminali di sfruttarne le vulnerabilità sottraendo un quantitativo nella criptovaluta di Ethereum pari a oltre cinquanta milioni di dollari, provenienti dalla campagna di crowfunding in corso.

Non c’erano intenzioni fraudolente. TheDAO era un’iniziativa seria. Così come la colpa non è in alcun modo imputabile alla blockchain nella sua pura accezione tecnologica. Un errore di programmazione, a prescindere dalla sua severità, ha causato conseguenze rovinose perché non c’era un organo di controllo centrale in grado di supervisionare la validità delle transazioni.

In un contesto come quello della finanza tradizionale, una situazione del genere non si sarebbe mai verificata, in quanto una banca, che gode di sistemi di controllo centralizzati, avrebbe automaticamente messo in atto le misure necessarie per contrastare il tentativo di frode.

La blockchain presenta pertanto grandissime opportunità, ma anche una serie di rischi che derivano dall’assenza di un controllo super partes, garantito da un soggetto trust. La decentralizzazione consente numerosi vantaggi, ma anche una serie di limiti che non la rendono ad oggi applicabile a tutti i contesti organizzativi.

Decentralized Autonomous Organization vs società tradizionali: vantaggi e svantaggi

I modelli organizzativi presentano determinate caratteristiche che li rendono più o meno adatti a determinate situazioni. Rispetto a una società di tipo tradizionale, una Decentralized Autonomous Organization presenta una serie di oggettivi vantaggi, a fronte di alcuni evidenti punti deboli.

Tali elementi costituiscono la base attraverso cui valutare quale sia il modello più indicato da seguire quando si intende attivare un business. In merito alle DAO, i principali punti di forza sono riconducibili ai seguenti aspetti:

  • velocità di attivazione: burocrazia zero, un semplice software la rende immediatamente operativa
  • trasparenza: i contenuti di una DAO sono registrati in uno smart contract su una blockchain e liberamente accessibili da chiunque
  • fiducia: i termini dell’accordo non sono modificabili, pena l’annullamento dello stesso, secondo le regole fondamentali della blockchain
  • automatizzazione: lo smart contract è in grado di eseguire automaticamente le operazioni previste, senza necessitare di lunghe procedure di carattere organizzativo
  • ricompensa: la tokenizzazione consente di ricambiare equamente l’impegno che i vari stakeholder apportano per garantire il funzionamento di una DAO
  • innovazione: l’assenza di vincoli legati alla centralizzazione consente di sperimentare forme di governance del tutto inedite, per dare luogo a organizzazioni non convenzionali

Per contro, una Decentralized Autonomous Organization è viziata da alcuni punti deboli, in gran parte derivanti dalla sua gioventù tecnologica, ma soprattutto dalla sua portata dirompente nel contesto delle organizzazioni tradizionali:

  • incertezze a livello legale: una società definita da un contratto elettronico, non soggetto ad alcuna forma di controllo di un ente super partes, è difficilmente inquadrabile nel contesto legislativo tradizionale, a cominciare dalla competenza giurisdizionale
  • chiarezza: la certezza delle regole non equivale necessariamente alla loro chiarezza. Tradurre informaticamente i termini di un accordo risulta in alcuni casi estremamente complesso, non per via della loro complessità a livello di programmazione del codice, ma dal punto di vista dell’interpretazione a livello regolamentare
  • sicurezza: se la blockchain è sicura a livello di design, le vulnerabilità di una specifica applicazione sono facilmente sfruttabili dai malintenzionati, per via dell’assenza di un organo supervisionale chiamato a confermare la validità di una transazione
  • immaturità tecnologica: lo sviluppo basato sulla blockchain non gode ancora del background di altri ambiti, sia in termini di strumenti che di programmatori esperti in tale disciplina. Si tratta di uno skill gap che richiederà diverso tempo per essere compensato su larga scala, soprattutto in previsione di un drastico aumento di smart contract stipulati
  • difficoltà di coordinamento: la logica zero trust delle DAO rende piuttosto complesso coordinare le parti in causa, soprattutto qualora intervenisse l’oggettiva necessità di variare i termini di un accordo

DAO, Web3 e metaverso: la governance dei mondi virtuali decentralizzati

Le Decentralized Autonomous Organization costituiscono il modello organizzativo nativo delle applicazioni Web3, in particolare per quanto concerne i mondi virtuali 3D del metaverso. Ciò ci consente soprattutto di cogliere pienamente la differenza tra un metaverso centralizzato, come quello proposto da Meta o Roblox, e un metaverso decentralizzato, riconducibile alle moderne esperienze di Decentraland o The Sandbox.

Nel primo caso, esiste un unico soggetto proprietario del metaverso, al cui interno gli utenti possono creare le singolari esperienze. La governance è imposta super partes e chi sceglie di avvalersi della piattaforma per pubblicare i propri contenuti è tenuto ad accettarne un regolamento senza avere sostanzialmente voce in capitolo.

Si pagano delle royalties e si gode di una serie di servizi. Le condizioni dell’accordo possono essere variate in maniera unilaterale dal provider, senza che gli utenti possano contrastare questa decisione.

Nel caso di un metaverso decentralizzato, il potere decisionale non è riconducibile all’organizzazione che cura lo sviluppo della piattaforma, ma ai proprietari delle risorse del mondo virtuale. Questa è la ragione per cui tantissimi soggetti economici stanno investendo importanti risorse per acquistare terre virtuali e costruire le loro esperienze, ai fini di assicurarsi nuovi canali di business nei quali coinvolgere la propria clientela.

Le DAO consentono la nascita di nuove imprenditorialità, come il mercato immobiliare nel metaverso, altrimenti noto come virtual real estate. Le terre di un mondo virtuale sono contrattualizzabili e transabili grazie a strumenti come gli NFT.

Inoltre, tutti i partecipanti alla vita stessa del mondo virtuale, sono adeguatamente ricompensati grazie a una tokenizzazione che consente ai creatori di contenuti di essere pagati per gli asset 3D realizzati, e ai semplici abitanti di ottenere ricompense sulla base al tempo trascorso effettuando le varie attività previste dai brand.

Nei mondi virtuali, le DAO prevedono una governance in cui il potere decisionale è – volendo – equiparabile a un normale condominio residenziale, dove i proprietari hanno voce in capitolo sulla base dei millesimi in loro possesso e dove l’amministratore è riconducibile alla fondazione che si occupa di sviluppare e mantenere il metaverso, pur non possedendolo.

Le DAO offrono una forma di controllo inedita, dal potenziale enorme, che può a tutti gli effetti rendere fattibile quell’alternativa democratica che il Web3 intende proporre grazie al metaverso decentralizzato.

Sarebbe tuttavia poco logico, ad oggi, immaginare le DAO come una forma di governance in grado di sostituire i modelli centralizzati tradizionali, a cui con ogni probabilità tenderanno ad affiancarsi sempre più nell’arco dei prossimi anni.

Scritto da:

Francesco La Trofa

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin