All’annuale summit dell’Hamburg Climate Futures Outlook, un gruppo di ricercatori ha selezionato una serie di situazioni che potrebbero derivare dall’accumulo di anidride carbonica nell’aria. Una vasta di gamma di esiti tra cui gli esperti hanno selezionato una rosa ristretta secondo il criterio della plausibilità.
TAKEWAY
- La preoccupazione per il destino della Terra è uno dei principali dibattiti che sta interessando il XXI secolo.
- Le grandi potenze mondiali hanno concordato delle direttive da seguire, ma un futuro ad emissioni zero sembra un miraggio.
- Un polo universitario specializzato sul tema ha chiarito quali sono gli elementi determinanti a far sì che le premesse teoriche si concretizzino.
Sostenibilità ambientale e cambiamento climatico sono argomenti al centro dell’attenzione mediatica e non solo, perché, come sentiamo ripetere spesso, non abbiamo un pianeta di riserva ed è importante che la comunità si adoperi per migliorare il proprio stile di vita.
I segnali più allarmanti arrivano dal riscaldamento globale, cioè l’aumento della temperatura media, dovuto alle crescenti quantità di gas serra nell’atmosfera. Per rallentarlo i rappresentanti di 196 Stati hanno firmato, nel 2015, l’Accordo di Parigi sul Clima, un patto internazionale per limitare l’incremento a 1,5 gradi totali.
Sostenibilità e cambiamento climatico sono concetti ben articolati anche nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un iter in 17 obiettivi redatto dall’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite per tracciare la strada per quel che riguarda ambiente, tecnologia e inclusione, i tre fronti principali di impegno per il decennio appena cominciato.
Si origina da qui l’insieme delle procedure che tendono a ridurre il rapporto tra carbonio e idrogeno nelle attività industriali e di estrazione, attraverso il ricorso a forme di energia pulita, ossia derivante da fonti green.
Un fenomeno che è stato alla base della recente pubblicazione “Hamburg Climate Futures Outlook: Assessing the plausibility of deep decarbonization by 2050”, frutto del programma interdisciplinare denominato CLICCS (Climate, Climatic Change, and Society) e coordinato dal Center for Earth System Research and Sustainability dell’Università di Amburgo, in Germania.
Sostenibilità ambientale e cambiamento climatico, cosa si può fare adesso?
La disamina, datata 9 giugno 2021, inizia dall’antropizzazione (da “andròs” che in greco significa “uomo”) ovvero l’intervento complessivo con cui il genere umano, nel corso della sua esistenza, trasforma il contesto in cui vive. In che modo? Attraverso le regolamentazioni vigenti, la dismissione dei combustibili fossili e le iniziative di divulgazione, dagli articoli giornalistici fino alle manifestazioni in piazza.
Una sinergia che, secondo l’ateneo tedesco, non basta per arrivare al traguardo prefissato dall’Unione Europea che mira ad una low-carbon economy. Per allora la cosiddetta “decarbonizzazione” potrà essere solamente parziale, così come sembra difficile che, entro il 2100, il termometro per acque e continenti possa registrare un’impennata inferiore a 1,7 °C, ma neanche superiore a 4,9 °C.
Un range preciso che definisce sostenibilità ambientale e cambiamento climatico un sistema complesso, che si compone di realtà locali differenti tra loro; il discrimine è insito nelle condizioni che caratterizzano ciascun popolo.
Dopo aver consultato la letteratura a disposizione, i membri del team hanno descritto delle linee di azione che rendano applicabili gli impegni presi nella capitale francese dalla 21esima Conferenza delle Parti, nota come Cop 21.
Il prossimo appuntamento, l’edizione numero 26, si terrà a Glasgow, in Scozia, dal primo al 12 novembre 2021 e sarà l’occasione per aggiornarsi su quanto fatto, ma intanto la scienza è in grado di capire se stiamo andando nella direzione giusta.
La metodologia osservata
La parola chiave è “pre-condizionamento”, la consapevolezza che ogni evento è influenzato dal passato, per cui, nonostante il domani sia indeterminato, possiamo intervenire. Come? Agendo positivamente sul presente sia in modo dirompente sia avviando gradualmente dei processi di sensibilizzazione a proposito di sostenibilità ambientale e cambiamento climatico.
Il documento prende le mosse dagli Shared Socioeconomic Pathways, proiezioni storiche che spaziano dall’uguaglianza alla crescita sfrenata, con annesso consumo di combustibili fossili. Il recente contributo accademico aggiunge un tassello al discorso, introducendo la “plausibilità”.
Dunque, spazzando via visioni troppo ottimiste, o eccessivamente catastrofiche, circa sostenibilità ambientale e cambiamento climatico, il nocciolo della questione diventa l’identificazione di scenari attuabili. Il punto non è quindi sui dati o sulle statistiche e nemmeno sulle dinamiche economiche, ma sta nell’interrogarsi sulla fattibilità di un equilibrio zero tra le emissioni e il loro assorbimento.
“La capacità di bilanciamento – si legge nel documento – dipenderà dalle risorse utilizzate e dalle singole strutture istituzionali. Per abbattere le 26 Giga-tonnellate (Gt) di CO2 prodotte ogni anno bisognerebbe restare, fino al 2050, ai livelli registrati durante i lockdown del 2020”.
I tempi necessari per la decarbonizzazione
Per modificare lo stato delle cose, bisogna sperimentare, precisano dall’equipe, ma l’innovazione non ha mai via facile, soprattutto se si parla di sostenibilità ambientale e cambiamento climatico.
Una scoperta risolutiva potrebbe non essere sufficiente se non è affiancata da un apparato normativo adeguato e dalla fiducia nel progresso da parte degli attori coinvolti. Ad esempio se da un lato c’è un avanzamento delle auto elettriche, rimarranno comunque sul mercato i vecchi modelli e la conversione non sarà totale, almeno nell’immediato. Lo stesso vale per la scelta di spostarsi con mezzi pubblici che non ha ricadute istantanee.
Si tratta di riflessioni impattanti che hanno portato gli studiosi ad affermare che non è plausibile mantenere la soglia prefissata di 1,5°C. Gli effetti non si possono notare il giorno dopo lo sforzo di enti, aziende e privati, ma sul lungo periodo. Aspettarsi di avere una rapida ricompensa è inverosimile.
Il ragionamento riprende il principio della narrazione controfattuale, vale a dire il confronto con un universo immaginario in cui non si sono mai verificati problemi relativi a sostenibilità e cambiamento climatico.
Combinando valutazioni di varo tipo, emerge una prospettiva (in inglese “Outlook”, appunto) correlata ai fattori più disparati, che possono essere di natura tecnica, legislativa o culturale.
Il futuro tra sostenibilità ambientale e cambiamento climatico
Il comportamento delle persone si ispira ai messaggi dominanti nella pubblicità e, in generale, nella società ed è fondamentale individuare quali sono i driver cioè i binari su cui si muoverà l’umanità.
Non possiamo sapere quale sarà, ad esempio, l’evoluzione del giornalismo o dei social media, ma è importante monitorare chi svolge il ruolo di guida e con quali mezzi e competenze può mobilitare un sostegno più ampio.
Solo così, conclude il documento, riusciremo ad avere piena contezza dei risultati alla nostra portata che fotografino al meglio sostenibilità ambientale e cambiamento climatico.
In particolare, nelle sedi governative, sarà utile prendere in considerazione più alternative e prepararsi all’eventualità che le promesse possono non realizzarsi a breve, ma la concentrazione deve rimanere ugualmente alta, accompagnata da politiche efficaci ed infrastrutture ad hoc. Regolamenti e decisioni aziendali possono rafforzare ulteriormente il processo, avendo sempre ben chiaro il fine per il quale si lavora.