Quali strumenti e strategie occorrono, oggi, agli Atenei del nostro Paese per avviare e completare il percorso che conduce alla modernizzazione dei processi e delle attività?

TAKEAWAY

  • Il recente evento organizzato da Oracle dal titolo “L’accelerazione digitale dell’Università Italiana, chiave di volta per la ripresa del Paese” ha rappresentato un interessante momento di confronto tra l’azienda e i rappresentanti di alcuni Atenei italiani sui fattori abilitanti il processo di trasformazione digitale, a due anni esatti dalla prima grave ondata pandemica.
  • Quello che l’emergenza da Covid ha, in generale, insegnato al mondo delle Università è l’importanza di una pianificazione strategica degli obiettivi mediante l’adozione di tecnologie innovative, inserite in una visione prospettica, che guardi al futuro.
  • Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una preziosa occasione di evoluzione tecnologica per tutto il Paese. Calato all’interno delle Università, necessita però di essere declinato tenendo conto non solo degli obiettivi di ricerca avanzata (bloccati per troppo tempo), ma anche dell’urgenza di creare una filiera tecnologica.

In che modo l’emergenza pandemica ha inciso sul processo di digitalizzazione della scuola e, più in particolare, delle Università, costrette, con la prima grave ondata di Covid – esattamente due anni fa – a trovare soluzioni immediate per garantire ai propri studenti la continuità dei servizi e delle attività?

«A marzo del 2020, abbiamo impiegato meno di due settimane per portare in modalità online i nostri 779 corsi previsti per il semestre. Un risultato ottenuto grazie a un intenso lavoro di squadra, che ci ha portato, dopo due anni, a 1200 corsi erogati completamente a distanza, a più di 13mila studenti laureati e a 350mila esami sostenuti. Numeri importanti, che hanno fatto, però, emergere l’esigenza di non dovere vivere in costante stato di emergenza, portando a riflettere sull’importanza di pianificare gli aspetti gestionali, di programmarne l’evoluzione attraverso l’irrobustimento strategico delle soluzioni digitali e delle piattaforme, di lavorare in maniera proattiva, per poter prevenire eventuali problematiche tramite l’informatizzazione dei processi»

racconta Vincenzo Loia, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Salerno, intervenuto all’evento recentemente organizzato da Oracle presso lo stesso Ateneo campano, dal titolo “L’accelerazione digitale dell’Università Italiana, chiave di volta per la ripresa del Paese”, un momento di incontro e di confronto insieme a Giovanni Ravasio, Cloud Applications VP & Country Leader di Oracle Italia, Alfredo de Santis, delegato ICT dell’Università degli Studi di Salerno, e Paolo Atzeni, Prorettore dell’Università Roma Tre e docente di ingegneria informatica all’interno del medesimo Ateneo.

Digitalizzazione delle Università: la pianificazione strategica degli obiettivi attraverso tecnologie innovative

Gli ultimi due anni, per tutte le Università – in Italia e nel mondo intero – sono stati particolarmente intensi e sfidanti sotto il profilo delle tecnologie. E la lezione appresa – sottolinea il Rettore – va nella direzione della pianificazione strategica degli obiettivi. La digitalizzazione delle Università passa attraverso questa acquisita consapevolezza. Pianificazione possibile – rimarca Giovanni Ravasio – avendo a disposizione una tecnologia che, processo per processo, vada a innovare, tenendo presente quella che è la strategia futura e conferendo una visione prospettica all’Ateneo. In particolare, il Cloud Applications VP & Country Leader di Oracle Italia osserva:

«L’approccio adottato dall’Università di Salerno, in cui la parte gestionale è stata resa flessibile e agile, è in grado di abilitare qualsiasi tipo di innovazione futura. Percorso – questo – intrapreso, a livello internazionale, anche da realtà come l’Università di Oxford, l’Università di Harvard e la Standford University»

A tale riguardo, il professor De Santis ricorda come l’Università di Salerno sia sempre stata attenta agli aspetti legati all’innovazione digitale, avviando, già nel 2001, la digitalizzazione del protocollo informatico e, nel 2014, la verbalizzazione elettronica degli esami.

A proposito dei fattori responsabili del ritardo nel processo di trasformazione digitale, all’interno delle Università, così come in tutta la Pubblica Amministrazione italiana, il professor Atzeni, più che puntare il dito contro la generale mancanza di competenze digitali, si sofferma sulla mancanza di integrazione tra le risorse informatiche da un alto e gli utenti dei vari servizi dall’altro, ponendo l’accento sul fatto che questi ultimi debbano essere messi nelle condizioni di interagire con gli esperti informatici. Il punto fondamentale – a suo avviso – è creare dei tavoli multidisciplinari che permettano ai vari soggetti di confrontarsi:

«In tema di accelerazione digitale, in questa fase è importante, per le Università, contribuire a colmare non soltanto i gap inerenti alla formazione tecnico-scientifica, ma anche e soprattutto i gap in termini di capacità, da parte degli specialisti delle varie discipline, di interagire con la formazione tecnico-scientifica»

Immagine che Vincenzo Loia, Rettore dell’Università degli Studi di Salerno, e Giovanni Ravasio, Cloud Applications VP & Country Leader di Oracle Italia, durante un momento dell’incontro “L’accelerazione digitale dell’Università Italiana, chiave di volta per la ripresa del Paese”.
Vincenzo Loia, Rettore dell’Università degli Studi di Salerno, e Giovanni Ravasio, Cloud Applications VP & Country Leader di Oracle Italia, durante un momento dell’evento “L’accelerazione digitale dell’Università Italiana, chiave di volta per la ripresa del Paese”.

La cura nella raccolta, trasformazione, integrazione e utilizzo dei dati

Nel fare, poi, riferimento al Cloud e alle tecniche di intelligenza artificiale quali strumenti in grado di accelerare il percorso di digitalizzazione delle Università, Giovanni Ravasio porta il dibattito sul tema dei dati, «fronte sul quale – fa notare – c’è maggiore margine di sviluppo e in merito al quale, in questi anni, forse si fatto poco. La centralità del dato deve, invece, poter guidare la strategia di innovazione degli Atenei, focalizzandosi, però, sulle modalità della sua raccolta».

A questo, Paolo Atzeni aggiunge quella che – secondo la sua visione – è una delle sfide che segneranno la digital transformation delle Università italiane, ossia la cura dell’intera pipeline di acquisizione, trasformazione, integrazione e utilizzo dei dati. Attività che, in molti casi – precisa il Prorettore dell’Università Roma Tre – presenta grandi difficoltà e grandi carenze.

Da qui ai prossimi anni, lo sforzo da compiere sarà quello di correlare questo percorso di acquisizione e di valorizzazione del dato a un discorso legato, da un alto, alla cultura della “qualità del dato” e, dall’altro, alla cultura dell’ “interpretazione del dato”.

La qualità del dato e la sua interpretazione, lontani dall’essere concetti astratti – prosegue il professore – devono guidarci alla reale comprensione degli obiettivi che intendiamo conseguire, ovvero «di ciò che intendiamo fare per mezzo dei dati e degli algoritmi che vengono addestrati». In una parola, come li usiamo all’interno delle Università?

Da una determinata tipologia di dati raccolti e dalla loro puntuale analisi e interpretazione, è possibile ricavare modelli, indicatori che ci aiutano a misurare precisi fenomeni. Ma il punto è – conclude Atzeni – riuscire a stabilire il nesso tra tali modelli e indicatori e gli obiettivi che, nel concreto, vogliamo raggiungere. «Questa è la sfida più grande».

La digitalizzazione delle università e le opportunità che ruotano attorno al PNRR

Un’altra importante leva per l’accelerazione del percorso di digitalizzazione delle Università italiane è data dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), considerato, in generale, una preziosa occasione di evoluzione tecnologica per l’intero Paese.

L’Università di Salerno, in particolare – come ricorda il suo Rettore – è coinvolta in numerose iniziative legate al Piano, che però non è da intendersi «come una sorta di panacea, di soluzione a tutti i problemi. Si tratta di opportunità che vanno coniugate e, se non si saprà creare una filiera tecnologica, sarebbe sbagliato concentrarsi solo ed esclusivamente su quelli che sono gli obiettivi di ricerca avanzata».

Va sottolineato – puntualizzano i professori intervenuti – che, dopo un lungo periodo di stasi, che ha visto, dal 2006 al 2020, una riduzione significativa del corpo docente, con conseguente riduzione della possibilità di svolgimento di attività di ricerca, questo PNRR rappresenta -per quanto concerne, nello specifico, gli Atenei – l’occasione per un investimento che deve guardare a due tipi di obiettivi: da una parte, dare forte input e linfa alla ricerca sulle discipline emergenti, tra cui quelle legate all’intelligenza artificiale e alla cyber security, dall’altra innovare e rendere più efficiente tutto il sistema Università.

Infine, un’ultima nota da parte del Prorettore dell’Università Roma Tre circa l’importanza – quando si parla di innovazione delle infrastrutture all’interno di ambienti complessi come quelli delle Università – di personalizzare i singoli processi. E, in merito a quest’ultimo punto, resta valida l’osservazione sul fatto che «tutte queste attività richiedono la costruzione di tavoli di lavoro multidisciplinari, in cui utenti, dirigenti e funzionari esperti dei vari domini interagiscono con i fornitori di tecnologie. Perché solo l’interazione tra queste figure permetterà davvero di raggiungere risultati concreti in termini di cambiamento».

Scritto da:

Paola Cozzi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin