Uno studio congiunto a cura degli Atenei di Zurigo e di Bath, prendendo spunto dall’analisi dell’applicazione dei droni in ambito industriale, si sofferma sui processi di adozione delle tecnologie in hype da parte delle organizzazioni, evidenziandone ancora una volta il divario rispetto ai modelli suggeriti dalla letteratura e dalla propaganda dei fornitori.
TAKEAWAY
- Il mercato dei droni gode, a livello globale, di ottima salute, sia sotto il profilo del fatturato che del dinamismo tecnologico. Tuttavia, ad oggi, le sue applicazioni sono prevalentemente correlate all’ambito militare e alla sorveglianza del territorio.
- Il perché del non decollo del loro utilizzo in altri contesti – tra cui quello industriale – sembra ricalcare quanto accade, in generale, con tutte le tecnologie emergenti, spesso enfatizzate e oggetto di propaganda spinta, ma non sempre rispondenti ai reali bisogni delle aziende.
- Lo studio a cura del Politecnico di Zurigo e dell’Università di Bath racconta di un caso d’uso concreto di droni presso alcuni magazzini Ikea (compreso il magazzino di Padova), esempio di corrispondenza coerente tra tecnologia e fattori economici, strategici, operativi e organizzativi che riguardano l’azienda che la adotta.
Trattare di droni per applicazioni industriali, ci porta a riflettere su quanto accade nel momento in cui un’azienda decide di investire in tecnologie emergenti.
«La letteratura sulla gestione delle nuove tecnologie all’interno delle organizzazioni suggerisce che un’adozione di successo derivi da un adattamento appropriato tra la specifica tecnologia, i fattori strategici, operativi, organizzativi e comportamentali propri dell’azienda», come a dire che anche le più potenti e le più innovative delle soluzioni tecnologiche potrebbero risultare completamente inutili se non rispondenti a una reale domanda, a una concreta necessità, e se non in linea con la struttura e il contesto in cui vengono calate.
La citazione è tratta da un interessante studio realizzato dal Department of Management, Technology and Economics del Politecnico di Zurigo insieme alla School of Management dell’Università di Bath, nel Regno Unito, e illustrato nell’articolo “Emerging technologies and the use case: a multi-year study of drone adoption”.
Addirittura – estremizzando – gli autori aggiungono che «quando si parla di tecnologie emergenti, spesso non è chiaro se vi sia un problema che necessita di una soluzione oppure, al contrario, se si tratti di una soluzione in cerca di un problema da risolvere». E anche l’utilizzo dei droni all’interno di grandi aziende, di grandi realtà industriali, non sembra sfuggire a tali considerazioni.
Droni per applicazioni industriali: focus sul potenziale
Decollato a partire dal 2006, quando la Federal Aviation Administration (FAA) USA ha rilasciato il primo permesso per la commercializzazione dei droni, il mercato degli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR) ha vissuto una crescita costante a livello globale.
Crescita divenuta accelerata nel 2016 – ricorda il team di studio – quando, sempre la FAA, ne autorizza ulteriori applicazioni in diversi settori – tra cui costruzioni e agricoltura – e Gartner li inserisce nel suo Hype Cycle for Emerging Technologies, classificandoli nella fase iniziale del cosiddetto ”Peak of Inflated Expectations”, ossia il “picco delle aspettative gonfiate”.
Il mercato globale dei droni è stato valutato a 15 miliardi di dollari nel 2020 e si prevede che questa cifra triplicherà entro il 2025, si legge nell’articolo. Tuttavia c’è un “ma”:
«Al di là del loro uso diffuso, sia a livello amatoriale (quasi raddoppiato nel periodo compreso tra il 2016 e il 2018), che professionale, e al di là dell’immaginario collettivo, che li vuole come espressione di una tecnologia all’avanguardia, l’uso operativo predominante dei droni rimane quello delle applicazioni militari, del monitoraggio ambientale, della sorveglianza del territorio»
Esempi concreti di droni per applicazioni industriali ne esistono, certo Ma, seppure riferiti a grandi nomi, sono, a livello globale, limitati. Shell – evidenziano gli autori – ispeziona le proprie piattaforme petrolifere per mezzo dei droni. L’americana Zipline International li utilizza per distribuire prodotti in ambito medico-sanitario (inclusi campioni di sangue e vaccini) in diversi paesi africani. E Ikea ha iniziato a usarli per implementare il controllo continuo dell’inventario nei suoi magazzini.
Questi esempi riflettono il potenziale dei droni nella ridefinizione e nell’ottimizzazione dei processi operativi in seno alle organizzazioni. Tuttavia, resta ancora poco chiaro se i robot volanti siano davvero pronti per l’impiego a livello aziendale.
Il mercato dei droni secondo una prospettiva realistica
Che quello dei droni sia un settore dinamico, è una verità suffragata non solo dai numeri, ma soprattutto dalle continue innovazioni tecnologiche, dalle frequenti modifiche a regolamenti e a legislazioni locali e dall’ingresso di sempre nuove startup.
Riguardo a quest’ultimo punto, gli autori dello studio in tema di droni per applicazioni industriali rammentano un sondaggio di Droneii.com che, nel 2016, ha rilevato ben 175 nuovi attori nell’ecosistema dei droni. Numero salito a 350 nel sondaggio del 2019. Eppure, questo ampio e movimentato ecosistema non trova connessione con effettive applicazioni industriali.
Da qui l’esigenza di identificare una serie di esempi concreti, di casi d’uso non potenziali, bensì “promossi”, reali, che il gruppo di ricerca ha inteso analizzare per riequilibrare un quadro complessivo «dominato da un ottimismo e da un clamore gonfiati dal marketing e dalla speculazione dei fornitori, inclusi i registi di film sul tema e gli autori di libri di fantascienza, popolati da droni svolazzanti su paesaggi deserti e da scenari irrealistici in cui i droni servono è birra e danno spettacolo».
Lo studio delle applicazioni reali (tra cui quella avviata nei magazzini Ikea), a contatto diretto con le aziende che consapevolmente hanno scelto di fare affidamento sui droni per l’esecuzione di compiti e di lavori specifici, è servito – spiegano i ricercatori – a una prospettiva più realistica e fattuale, contro i molti progetti pilota interrotti e l’adozione di Aeromobili a Pilotaggio Remoto motivata dalla sola idea di testarli e di darsi una facciata di «impresa innovativa, orientata al futuro».
Droni per applicazioni industriali: l’esempio di Ikea e del progetto di monitoraggio dell’inventario
Ikea, con 461 negozi al dettaglio in 62 mercati, 38 centri di distribuzione e sette hub in tutto il mondo, è il più grande produttore e rivenditore di mobili a livello globale e, come qualsiasi altra azienda di vendita al dettaglio, ritiene l’accuratezza nella gestione delle scorte di magazzino la metrica base delle proprie performance.
I suoi magazzini – osserva il team di studio in materia di droni per applicazioni industriali – sono in gran parte gestiti manualmente da conducenti di carrelli elevatori che utilizzano elenchi digitali, scansionando i codici a barre con appositi dispositivi.
Solo per avere un’idea delle dimensioni di un tipico magazzino Ikea, pensiamo a sette livelli di scaffalature a profondità singola o doppia e a 7000 ubicazioni di scaffali, con centinaia di movimenti di pallet al giorno.
I centri di distribuzione possono, in genere, avere più livelli ad altezze più elevate e più ubicazioni di scaffali. Solo a titolo di esempio, un centro di distribuzione in Germania impiega dieci operatori a tempo pieno solo per risolvere i problemi di gestione dell’inventario, che riguardano principalmente la ricerca di pallet fuori posto oppure smarriti.
In uno scenario di questo tipo, i droni rappresentano una scelta del tutto coerente con le esigenze dell’azienda in tema di monitoraggio dell’inventario, finalizzata a renderlo più rapido ma, soprattutto, più puntuale e preciso, privo dell’errore umano.
In particolare, il primo progetto, partito nel 2019, ha riguardato due magazzini – a Malmo, in Svezia, e nel nostro paese, a Padova – mentre il secondo è stato condotto in un centro di distribuzione a Itingen e in un magazzino a Spreitenbach, in Svizzera. E, nel corso di questo 2022, sono previste trenta ulteriori implementazioni di quest’ultima soluzione, a livello globale.
L’adattamento ai fattori strategici, economici e operativi dell’azienda
«Per quanto riguarda l’adattamento ai fattori strategici ed economici, le soluzioni di droni sono state ritenute investimenti utili da parte del management di Ikea, sia nella fase iniziale che dopo i primi progetti pilota. Tuttavia, nessuno degli intervistati ha fornito una stima finanziaria chiara o un tempo di recupero dell’investimento. All’inizio, le soluzioni erano un “atto di fede”, che gradualmente è diventato qualcosa di più solido e realistico attraverso gli studi pilota»
fanno notare gli autori.
Dal momento che la tecnologia adottata era nuova per l’azienda e che avrebbe sostituito il conteggio manuale dei cicli dell’inventario, era difficile per il management ottenere numeri di riferimento accurati. Dunque anziché a un chiaro return on investment (ROI), gli intervistati hanno fatto riferimento a un positivo “return on experience”.
In tema di droni per applicazioni industriali, le due soluzioni implementate da Ikea – la prima semiautonoma, la seconda del tutto autonoma – si adattano anche a quelli che, all’interno dei magazzini, sono i fattori operativi. Più in particolare, i droni completamente autonomi richiedono solo la pressione di un pulsante per essere attivati. Al contrario, i droni semiautonomi richiedono che l’area da monitorare autonomamente debba essere allestita manualmente dal personale dell’azienda.
Entrambe le tipologie di droni impiegati volano anche di notte, per controllare i luoghi in cui, durante il giorno, sono stati registrati movimenti. Nel dettaglio, le configurazioni adottate nei magazzini Ikea di Malmo e di Padova prevedono l’uso di prototipi di droni che comunicano con due indicatori su ciascun lato del corridoio e un tablet portatile.
Secondo l’azienda, a causa della sua configurazione più manuale, la prima soluzione è risultata più praticabile per i centri di distribuzione in cui l’inventario deve essere monitorato meno frequentemente e dove il grado di accuratezza dell’operazione è, generalmente, un aspetto non così critico.
Droni per applicazioni industriali: l’importanza di business case chiari
Lo studio congiunto del Politecnico di Zurigo e della School of Management dell’Università di Bath suggerisce l’importanza di indagini più ampie (e attente ai casi d’uso concreti) sui processi di adozione delle nuove tecnologie da parte delle aziende.
Quello dei droni è soltanto un esempio – precisa il team – che si può accostare ad altri, in cui l’applicazione sul campo di tecnologie quali intelligenza artificiale, blockchain e metaverso non sempre segue i modelli di adozione lineare suggeriti dalla letteratura corrente, spesso inquinata da sensazionalismi e clamori costruiti ad arte per spingere il mercato, «portando – in molti casi – le aziende a iniziare a sperimentarle molto prima che ci sia la chiarezza di un business case e di una reale esigenza».
Sebbene si preveda un valore significativo nell’esplorazione di casi d’uso in altri tipi di applicazioni, questa rimane un’area per ulteriori approfondimenti, fa sapere il gruppo di ricerca. Che aggiunge:
«Gli studi che mescolano i dati relativi a progetti pilota e ad applicazioni mature, danno risultati distorti. L’abbondanza di ricerche e di sondaggi che utilizzano informazioni sui tassi di adozione delle tecnologie, senza chiedere ai diretti interessati se sono in grado di distinguere tra casi d’uso precoci e casi aziendali avviati, può condurre a risultati interpretabili in modo errato. Ricercatori ed esperti dovrebbero separare le due cose, distinguendo tra un modello di adozione della tecnologia basato su progetti pilota e quello fondato su casi aziendali documentati»