Istantanea dell’Italia alle prese con l’intelligenza artificiale, nel recente rapporto dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano. Il quadro che ne emerge è quello di un paese in movimento, dai numeri, nel complesso, positivi e dalle nuove consapevolezze.
TAKEAWAY
- Il mercato italiano dell’intelligenza artificiale, nel 2021, ha registrato 380 milioni di euro (+27% rispetto al 2020). Tuttavia, se guardiamo all’adozione delle soluzioni AI da parte delle aziende end user, solo il 6% delle piccole medie imprese del nostro paese afferma di avere avviato un progetto in materia.
- Crisi dei semiconduttori, accresciuta richiesta di soluzioni di Data Analysis, abilitazione del 5G in ambito business e tematiche legate alla sostenibilità ambientale e alla neutralità climatica: sono i fattori che hanno inciso sull’evoluzione tecnologica dell’AI in Italia nel 2021 e che ancora continueranno a farlo da qui in futuro.
- È aumentato, rispetto al passato, il livello di conoscenza in tema di intelligenza artificiale da parte dei consumatori del nostro paese (solo il 5% degli intervistati dice di non averne mai sentito parlare). Ma non si allontanano i dubbi legati alla privacy, all’impatto dell’AI sul mondo del lavoro e alle sue implicazioni di carattere etico.
Una fotografia che ritraesse i trend di crescita, l’adozione da parte delle aziende, l’evoluzione e il livello di conoscenza dei consumatori delle tecniche di intelligenza artificiale in Italia: questo l’obiettivo dell’edizione 2021/2022 (precisamente la quinta) dell’Osservatorio Artificial Intelligence – nato nel 2017 in seno agli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano – che ha visto la partecipazione del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, in particolare del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del citato Ateneo milanese.
I risultati de “Intelligenza Artificiale: l’Italia s’è desta!” (questo il titolo dell’Osservatorio di quest’anno) sono stati resi noti recentemente. Ricordiamo che sono stati ottenuti per mezzo della metodologia CAWI (Computer Assisted Web Interviewing), sulla base di tre sondaggi: il primo rivolto a 200 responsabili (CIO, Executive IT, Innovation Manager e Responsabili R&D) di aziende end user di grandi dimensioni; il secondo a 516 piccole medie imprese suddivise per aree geografiche; il terzo a un campione di mille consumatori di età compresa tra 18 e 74 anni, rappresentativi della popolazione italiana per sesso, età e area geografica.
Per quanto concerne, invece, la stima del volume del mercato delle soluzioni AI nel nostro paese, la ricerca si è avvalsa dei dati quantitativi rilevati mediante 63 interviste dirette agli attori della filiera dell’offerta (software house, system integrators, venditori di hardware) e dei dati provenienti dall’analisi dei bilanci di oltre 400 imprese sul territorio. Ma vediamo insieme l’interessante quadro emerso.
L’intelligenza artificiale in Italia: lo scenario regolatorio in cui si colloca
L’Osservatorio 2021/2022 sull’intelligenza artificiale in Italia sottolinea, come primo punto, la strategicità – per il mercato dell’AI e i relativi benefici in ambito economico e sociale – del quadro regolatorio in cui si collocano lo sviluppo, l’utilizzo e la commercializzazione delle tecniche di intelligenza artificiale, in Italia come nel resto d’Europa. E lo fa partendo, in particolare, dai documenti varati dalla Commissione europea negli ultimi anni, tra cui la Dichiarazione di cooperazione sull’Intelligenza Artificiale del 2018, le Linee guida etiche finali per un’Intelligenza Artificiale affidabile dell’aprile 2019, il Rapporto sulla responsabilità per l’Intelligenza Artificiale e altre tecnologie emergenti del novembre 2019 e il Libro bianco sull’Intelligenza Artificiale del 2020.
Ultima, in ordine di tempo, la proposta – del 21 aprile 2021 – di un Regolamento che va a definire uno standard comune per lo sviluppo – in tutti gli Stati membri – di un’AI etica e sicura, di cui gli utenti possano fidarsi.
Con tale documento, per la prima volta, nell’UE, vengono fissati i livelli di rischio dell’intelligenza artificiale, per differenti tipologie di soluzioni e di applicazioni, gettando le basi del primo quadro giuridico europeo in materia. E il 24 novembre 2021, il nostro Consiglio dei Ministri approva il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024, a cura del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) e del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, contenente 6 obiettivi, con 11 settori prioritari in cui concentrare gli investimenti e tre aree per le quali sono previste, per i prossimi tre anni, ben 24 politiche di intervento.
Uno dei punti sul quale il Programma insiste è la crucialità dell’attività di ricerca e sviluppo, base sulla quale poggiano un’AI innovativa, lo sviluppo del mercato e la crescita economica. Un altro aspetto che viene rimarcato riguarda, inoltre, l’imperativo della trasformazione digitale di tutto l’ecosistema imprenditoriale italiano e, parallelamente, delle Pubbliche Amministrazioni.
Con questo programma, un importante passo avanti è stato compiuto, fanno notare gli analisti dell’Osservatorio. Ora non rimane che trasformarlo in fatti concreti. Qualcosa già si è mosso a ottobre 2021, con la prima riunione della Cabina di regia del PNRR, in cui si è parlato, in particolare, dei bandi nell’ambito della Missione 4 “Istruzione e ricerca”, Componente 2 “Dalla ricerca all’impresa”, con stanziamento di fondi in diverse aree e investimenti nei “Partenariati estesi”, comprendenti anche l’intelligenza artificiale.
La crescita del mercato e l’adozione dell’IA da parte delle aziende
I dati quantitativi sull’intelligenza artificiale in Italia ci parlano di un mercato che, nel corso del 2021, ha totalizzato 380 milioni di euro (con un +27% rispetto al 2020), di cui il 76% riferito a imprese italiane (290 milioni) e il 24% all’export di soluzioni e progetti (90 milioni).
Nel dettaglio, l’Osservatorio, del fatturato complessivo, distingue il 35% ottenuto nell’ambito dell’Intelligent Data Processing (+32%), il 17,5% nel Natural Language Processing (+24%), il 16% nel Recommendation System (+20%), l’11% nella Computer Vision (+41%), il 10,5% in Chatbot/Virtual Assistant (+34%) e, infine, il 10% nell’Intelligent Robotic Process Automation (+16%).

Relativamente all’ingresso delle tecnologie AI nelle 200 grandi organizzazioni e nelle 516 PMI intervistate – tutte attive nel nostro paese – il primo dato che emerge segna una forte distanza tra le due realtà, con il 59% delle prime che ha avviato almeno un progetto AI al proprio interno e solo il 6% delle seconde che ha fatto altrettanto. E di quest’ultimo dato, il 4% si riferisce a sperimentazioni e solo il 2% a progetti a regime.
Dei numeri che illustrano, invece, il livello di adozione da parte delle grandi aziende, troviamo solo un 13% di realtà che non hanno avviato alcuna iniziativa, mentre è cresciuto del 18%, rispetto all’anno dello scoppio dell’emergenza pandemica, il numero di quelle che hanno avviato progetti pilota in tema di intelligenza artificiale.
Infine, nel corso del 2021, i progetti AI esecutivi sono stati messi in campo dal 41% delle grandi aziende (40% nel 2020) e gli intervistati che si dicono interessati, in futuro, ad avviare iniziative in materia sono il 27% (25% nel 2020).

L’intelligenza artificiale in Italia: i fattori che marcano l’evoluzione tecnologica
Sono quattro, secondo i dati dell’Osservatorio 2021/2022 sull’intelligenza artificiale in Italia, i fattori che, nel corso dell’anno passato, hanno inciso – sia positivamente che negativamente – sull’evoluzione delle tecnologie AI. E che continueranno a farlo da qui in futuro.
Il primo riguarda, in particolare, la crisi dei semiconduttori, che ha avuto, ad esempio, un impatto negativo sui tempi di ricezione di schede e chip hardware ad alte prestazioni per l’intelligenza artificiale con, in alcuni casi, un tempo medio di attesa di 35 settimane e conseguente rallentamento dello sviluppo delle soluzioni.
Il secondo fattore ha a che vedere, invece, con l’analisi dei dati, emerso con insistenza già durante la prima grave ondata della pandemia, quando si è resa necessaria l’esigenza di elaborare in tempo reale grandi mole di dati eterogenei. Ma tale fattore porta con sé – fanno notare gli analisti – la spinosa questione relativa alla sicurezza dei dati e alla privacy degli utenti che, da qui a venire, l’intero settore dell’AI dovrà fare propria.
Un’altra leva dell’evoluzione tecnologica dell’AI è correlata al 5G, considerato un abilitatore chiave della trasformazione digitale. In Italia, la copertura 5G ha visto l’avvio lo scorso anno, con benefici soprattutto per il mercato consumer. Affinché, però, il 5G arrivi a supportare, ad esempio, applicazioni di Edge AI, si dovrà attendere la sua abilitazione in ambito business, con coperture di rete dedicate. E ci vorrà del tempo.
L’ultimo punto è legato alle tematiche della sostenibilità ambientale e della neutralità climatica, con focus sul consumo di energia dei data center e sulla generazione di CO2 (pari a quella di cinque automobili durante tutta la loro vita) che si ha durante l’addestramento di una rete neurale profonda. Ebbene, l’evoluzione tecnologica dell’AI passa anche attraverso la sensibilità e l’attenzione nei confronti di questi temi, di cui si dovrà sempre più tenere conto durante la fase di progettazione e sviluppo delle soluzioni.

Livello di conoscenza, opinioni e perplessità dei consumatori italiani
Quanta (e quale) conoscenza hanno i consumatori italiani dell’intelligenza artificiale? Quest’ultima rappresenta ancora un’entità oscura per i non addetti ai lavori?
I dati raccolti dall’Osservatorio 2021/2022 sull’intelligenza artificiale in Italia – attraverso interviste a mille persone di età compresa tra 18 e 74 anni – ci restituiscono un quadro tutto sommato roseo, con solo il 5% degli intervistati che afferma di non aver mai sentito parlare di intelligenza artificiale e il 60% che si dice capace di riconoscere la presenza di caratteristiche e funzioni che rimandano all’AI nei prodotti e nei servizi di cui fa uso. Dati, questi, correlati a una maggiore diffusione – rispetto al passato – di informazioni in tema di tecnologie da parte dei media, nonché alla recente inaugurazione di politiche di investimento in materia.
Le opinioni sono, poi, nel complesso, buone: il 66% del campione ha un’opinione positiva dell’AI e il 14% addirittura “molto positiva”, con solo il 5% “molto negativo”. Tuttavia, al di là dei numeri, permangono, in generale, i dubbi in merito agli aspetti che hanno a che fare con la riservatezza dei dati, la privacy, l’impatto sul mondo del lavoro e le implicazioni di carattere etico.
Le maggiori perplessità sui possibili usi dell’AI riguardano, in particolare, l’ambito sanitario-assistenziale, «con il 48% dei consumatori contrario all’ipotesi di un “robot badante” in grado di prendersi cura di persone anziane o fragili. Percentuale simile di contrari (47%) a un consulente finanziario digitale che gestisca autonomamente gli investimenti degli utenti».