È particolarmente ricco e articolato il nuovo piano nazionale per l’intelligenza artificiale - approvato, qualche giorno fa, dal Consiglio dei Ministri - con obiettivi, settori prioritari sui quali investire e specifiche politiche di intervento per ogni area individuata. Eccone una breve sintesi.

TAKEAWAY

  • L’intelligenza artificiale è uno strumento, un mezzo col quale si compie il processo di trasformazione digitale. La condizione, però, è che l’ecosistema di riferimento ne sia all’altezza.
  • In Italia, in particolare, l’ecosistema dell’IA, seppur dinamico, presenta non pochi nodi. Che, per essere sciolti, necessitano di una strategia nuova, moderna e aggiornata, che attivi cambiamenti profondi.
  • A prefiggersi questo ambizioso obiettivo, il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024, approvato in Consiglio dei Ministri il 24 novembre scorso.

Le tecniche che fanno capo all’ambito di studi dell’intelligenza artificiale rappresentano, a livello globale, una pedina importante del processo di digital transformation, a patto, però, che l’ecosistema di riferimento possieda basi solide e il giusto potenziale per evolvere. Nel nostro Paese, in particolare, l’ecosistema dell’IA si caratterizza per un’attività di ricerca piuttosto dinamica, tuttavia non priva di criticità. E per un mercato certamente in crescita, ma dalle dimensioni ancora limitate. Fotografia – questa – che suggerisce l’urgenza di una strategia italiana per l’intelligenza artificiale rivista e aggiornata, che tenga conto dei punti di forza sui quali fare leva e dei punti deboli sui quali, invece, focalizzarsi per attivare cambiamenti profondi [per approfondimenti sull’AI, consigliamo la lettura della nostra guida all’intelligenza artificiale che spiega cos’è, a cosa serve e quali sono gli esempi applicativi – ndr].

In questa direzione va il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024 – a cura del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale – approvato in Consiglio dei Ministri il 24 novembre scorso e contenente sei obiettivi, con undici settori prioritari in cui concentrare gli investimenti e tre aree per le quali sono previste, per i prossimi tre anni, ben ventiquattro politiche di intervento. Vediamolo nel dettaglio.

Nuova strategia italiana per l’intelligenza artificiale: si parte dai punti critici dell’attuale ecosistema

Prima di entrare nelle pieghe della nuova strategia italiana per l’intelligenza artificiale, diamo uno sguardo all’attuale ecosistema nazionale dell’IA e a come l’Italia si colloca rispetto al quadro internazionale.

Iniziamo col dire che, per quanto concerne, nello specifico, la comunità scientifica, il nostro Paese registra un’attività importante nel comparto dell’artificial intelligence, con laboratori di ricerca in seno alle Università, centri di ricerca pubblici e oltre duecento insegnamenti sulla materia, distribuiti su circa cinquanta Atenei del territorio.

Tuttavia – come accennato – il mondo della ricerca nell’IA presenta alcuni nodi irrisolti, tra cui il fatto di essere frammentario, caratterizzato da una scarsa interdisciplinarietà ed essere carente sotto il profilo dei finanziamenti (nei Paesi UE, viene mediamente investito il 2,38% del PIL nella ricerca, mentre in Italia l’1,45%). Inoltre, attrae pochi talenti dall’estero, mostra al suo interno un divario di genere (con solo il 19,6% dei ricercatori donne) e dà origine a un numero inferiore di brevetti rispetto ad altre realtà europee.

Sul fronte fornitori di tecnologie e di soluzioni IA, in Italia il numero degli attori è considerevole (all’inizio del 2021, l’Osservatorio sull’Intelligenza Artificiale ha contato 260 aziende) e il numero di start-up con competenze in materia è in ascesa. Ma il punto debole riamane, comunque, quello delle dimensioni limitate del mercatoche, a sua volta, pesa sulla crescita complessiva delle imprese del settore e spiega un certo ritardo nel processo digitalizzazione (il 35% delle aziende italiane adotta soluzioni IA, contro il 43% della media UE).

Il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale 2022-2024 è stato concepito con l’obiettivo preciso di superare le criticità descritte tramutandole in sfide, intervenendo per rendere più forte la ricerca e le dinamiche dei finanziamenti (pubblici e privati), mettendo in atto politiche per trattenere i nostri talenti e attrarne altri dall’estero, stimolare l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle aziende e della PA e la nascita di realtà sempre più innovative.

Spingere sugli investimenti a favore della ricerca e sulla trasformazione digitale del settore pubblico e privato

Ricordiamo che, quella espressa dal Programma per il prossimo triennio, è una strategia italiana per l’intelligenza artificiale che ricalca il piano dell’UE in materia, mutuando da quest’ultimo, in particolare, il focus sull’importanza dei dati, sull’High Performance Computing (HPC) esistente e sull’infrastruttura di gestione dei dati stessi.

Uno dei punti sul quale il Programma insiste è la crucialità dell’attività di ricerca e sviluppo, base sulla quale poggiano un’IA innovativa, lo sviluppo del mercato e la crescita economica. Dunque, gli investimenti nella ricerca sono al primo posto della nuova strategia italiana per l’artificial intelligence.

Sempre in linea con l’approccio europeo – che vuole un’intelligenza artificiale «antropocentrica, affidabile e sostenibile» – nonché con gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il nuovo Programma nazionale sostiene un’IA che non solo supporta la crescita economica, ma fa in modo che questa sia «inclusiva e sostenibile».

Un altro aspetto che viene rimarcato in più passaggi del Programma riguarda, inoltre, l’imperativo della trasformazione digitale di tutto l’ecosistema imprenditoriale italiano e, parallelamente, delle Pubbliche Amministrazioni, con la spinta all’implementazione e all’adozione – in questi settori – di soluzioni di intelligenza artificiale. Relativamente alle PA, la nuova strategia è molto chiara:

«Le pubbliche amministrazioni italiane governeranno l’IA e governeranno con l’IA. L’uso e l’impatto dell’IA nel settore pubblico deriveranno da un approccio duale, seguendo la logica del “govern IA and govern with IA”»

Ricapitolando, gli obiettivi da conseguire entro il 2024 sono, in totale, sei e prevedono – sempre a proposito della ricerca sull’IA – l’adozione di un approccio multidisciplinare e la riduzione della tendenza alla frammentazione, favorendo, la collaborazione tra segmenti diversi.

Il terzo obiettivo fa riferimento – come accennato – allo sviluppo di un’intelligenza artificiale antropocentrica e affidabile, rispettosa delle normative. E «aumentare l’innovazione basata sull’IA e lo sviluppo della tecnologia di IA» sia nelle PMI che nel settore pubblico rappresentano altri due obiettivi previsti dalla nuova strategia italiana.

Infine, l’ultimo obiettivo:

« … creare una nuova generazione di ricercatori e di innovatori in ambito IA , col fine di rendere l’Italia una meta attrattiva per ricercatori qualificati esteri, mantenendo una particolare attenzione alla diversità e all’equilibrio di genere»

Undici settori prioritari sui quali concentrare le risorse

Industria e manifatturiero; sistema educativo; agroalimentare; cultura e turismo; salute e benessere; ambiente, infrastrutture e reti; banche, finanza e assicurazioni; Pubblica Amministrazione; città, aree e comunità intelligenti; sicurezza nazionale; tecnologie dell’informazione: sono questi i settori sui quali il nostro Paese è pronto a investire in IA, da qui al 2024.

Interessante è l’attenzione rivolta al sistema educativo che, dal punto di vista tecnologico, è stato, negli ultimi anni, spesso fanalino di coda. La nuova strategia italiana per l’intelligenza artificiale, al riguardo, prevede, invece, un nuovo piano di istruzione per “formare” alla tecnologia – e, più in particolare, all’IA – e la messa a punto, grazie ai sistemi di artificial intelligence, di programmi di apprendimento personalizzati.

Quello della salute e benessere è un settore che, a partire dagli ultimi cinque anni – e soprattutto con l’emergenza pandemica – ha visto un grande sforzo da parte della ricerca e un numero elevato di applicazioni di IA. Il nuovo piano strategico intende proseguire su questa strada, privilegiando in modo particolare l’adozione di tecniche di intelligenza artificiale per lo studio e la diagnosi precoce delle malattie degenerative, delle patologie tumorali e virali, lo sviluppo di nuovi farmaci e vaccini, il monitoraggio dei pazienti e la predittività delle emergenze sanitarie.

Per quanto concerne invece, il settore banche, finanza e assicurazioni, gli investimenti in IA che il Programma strategico contempla sono finalizzati a elevare la qualità e il livello di sicurezza dei servizi ai clienti e, al contempo, a ridurne i costi. Un altro obiettivo è quello di potenziare i meccanismi di prevenzione delle frodi per mezzo di sistemi di intelligenza artificiale sviluppati ad hoc.

Tra i settori prioritari sui quali investire, anche quello afferente a città, aree e comunità intelligenti, alle quali le tecniche di intelligenza artificiale – si legge nel Programma – permetteranno di accedere con facilità a tutti i servizi messi a disposizione dei cittadini, ovunque vivano, città o area rurale. Un altro ambito di intervento è quello che mira a ridurre il traffico nelle aree cittadine (e il livello di inquinamento che ne deriva) grazie a soluzioni IA quali il parcheggio intelligente, i sistemi di gestione del traffico e dei veicoli a guida autonoma.

Le politiche previste dalla nuova strategia italiana per l’intelligenza artificiale

Dati gli obiettivi e i settori sui quali maggiormente concentrerà i finanziamenti, la strategia italiana per l’intelligenza artificiale del prossimo triennio esplicita le aree in cui intende intervenire e le azioni concrete (le politiche) atte a tradurre le parole in fatti.

Quella dei talenti e delle competenze rappresenta la prima area di intervento, in cui trovano posto una serie di politiche focalizzate sullo sviluppo di capitale umano con saperi e abilità nelle IA. Serve personale preparato sulla materia, con competenze in tutti i suoi segmenti, ma anche cittadini con maggiori conoscenze in tema di IA, si legge nel Programma. Tra le azioni, in tale area, per i prossimi tre anni, l’ampliamento dei programmi di dottorato e il potenziamento della presenza delle materie STEM in tutti i moduli di istruzione del nostro Paese.

L’area della ricerca – come già, in parte, illustrato – prevede azioni e iniziative volte a rafforzare l’ecosistema italiano della ricerca sull’IA, a creare cattedre di ricerca sulla materia, nonché a stimolare sinergie e partnership tra Università, mondo dell’industria, PMI, Enti pubblici e semplici cittadini.

L’area delle applicazioni, infine, consta di politiche che puntano all’ingresso delle tecniche di intelligenza artificiale negli undici settori prioritari individuati. L’obiettivo – come già sottolineato – è uno solo: modernizzare, spingere verso la trasformazione digitale imprese e PA italiane, con l’occhio attento soprattutto a quelle realtà più piccole e provenienti da aree periferiche del Paese e a squei contesti in cui è alto il rischio di una minore presenza femminile. Perché nessuno deve rimanere indietro, né sentirsi escluso: questo è il fine ultimo del nuovo Programma Strategico per l’IA.

Scritto da:

Paola Cozzi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin