UCIMU, associazione di riferimento dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione ha presentato il primo Bilancio di Sostenibilità. Una novità importante sul fronte ESG.
Il settore nazionale delle macchine utensili, robot e automazione mostra un crescente interesse alle tematiche ESG. Stiamo parlando di un comparto che vede l’Italia seconda in Europa e capace di esprimere una produzione attestata a 6,3 miliardi di euro, nel 2021, con una crescita del 22,2% rispetto all’anno precedente. Ancora meglio è andata nel 2022: la produzione ha raggiunto i 7,2 miliardi di euro, segnando una crescita del 14,6% rispetto all’anno precedente, secondo i dati di preconsuntivo elaborati dall’Ufficio Studi & Cultura d’Impresa di UCIMU-Sistemi per produrre.
La stessa associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione, principale riferimento del settore ha da poco presentato il primo Bilancio di Sostenibilità dedicato al settore. Perché è importante questo documento? Perché nel comparto dei beni strumentali e beni di investimento, UCIMU-Sistemi per produrre è la prima associazione di categoria in Italia e in Europa ad averlo realizzato. Esso illustra e comunica gli obiettivi ambientali, sociali e di governance, nonché i progressi compiuti dall’associazione, che conta più di 200 imprese associate rappresentanti oltre il 70% del made in Italy di settore.
Takeaway
Bilancio di Sostenibilità: un primo, importante passo
Realizzato in collaborazione con ALTIS, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Bilancio di Sostenibilità fa riferimento al 2021 ed è stato redatto sulla base delle risposte al questionario indirizzato alle imprese associate con Marchio UCIMU. Delle 66 imprese concessionarie del Marchio hanno risposto 53. Come spiega la stessa associazione:
«Il questionario di valutazione predisposto da UCIMU in collaborazione con ALTIS è stato costruito secondo un’analisi di materialità, ovvero focalizzando l’attenzione sugli ambiti di sostenibilità maggiormente influenzati dall’attività delle aziende del settore. In altre parole, le aree ESG oggetto di valutazione sono state scelte, a partire da 11 obiettivi dell’Agenda ONU 2030, perché più coerenti rispetto al business delle imprese della macchina utensile».
Il valore di questo primo, importante passo del comparto lo ha evidenziato Barbara Colombo, presidente UCIMU in occasione della presentazione. «I contenuti di questo primo bilancio offrono a ciascuna azienda associata e del settore un riferimento utile per comprendere come ci si sta muovendo sul fronte della sostenibilità. È altrettanto importante per gli stakeholder perché fornisce un’idea di quali sono le peculiarità del settore rappresentato da UCIMU sui parametri ESG».
Questo primo bilancio «evidenzia una buona predisposizione delle nostre aziende associate verso la sostenibilità». Le aziende partecipanti hanno adottato una o più pratiche in linea con i criteri ESG. «Certo, ci sono ampi margini di miglioramento, anche perché la sostenibilità sarà sempre più strategica e collegata con la competitività», ha sottolineato Colombo.
In ogni caso è davvero notevole il valore di questo documento perché mette in luce una tendenza che accomuna il comparto macchine utensili, robot e automazione alle tematiche ESG. La predisposizione di questo bilancio, che rappresenta un atto volontario – è bene dirlo – diventa un elemento utile a comprendere bene come si stiano muovendo le aziende del settore.
Macchine utensili, robot e automazione: l’attenzione su ambiente e sociale
I dati che emergono da questo primo bilancio di sostenibilità evidenziano un crescente interesse del comparto macchine utensili, robot e automazione agli aspetti riguardanti la sostenibilità ambientale e sociale.
È bene dire che il lavoro intrapreso è stata «un’opportunità per coinvolgere le singole aziende a sviluppare un percorso di valutazione sulle tematiche sociali e ambientali che portasse ognuna di loro a ottenere un assessment puntuale con un punteggio, quindi una sorta di pagella, offrendo anche l’esplicitazione di un piano possibile di miglioramento per l’avvio di un percorso di sostenibilità», ha spiegato Stella Gubelli, amministratrice delegata di ALTIS Advisory, che ha collaborato alla redazione del bilancio. Oltre al lavoro sulle singole aziende è stato anche condotta un’aggregazione dei risultati, che hanno permesso di “scattare una fotografia” del settore e il riguardo ai criteri Environmental, Social e (corporate) Governance.
Partiamo dall’impatto ambientale. Emerge, innanzitutto, una forte considerazione al tema energetico. Tra i soci con marchio intervistati, circa uno su tre (33%) dichiara di aver formalizzato un sistema di gestione e monitoraggio dei consumi energetici e il 52% lo ha fatto in modo informale. Guardando al campione, si nota che il 33% delle società hanno già installato un impianto per produrre energia da fonti rinnovabili, mentre un altro 33% lo ha in programma nel prossimo triennio.
Per quanto riguarda la gestione energetica, le società che hanno definito una strategia o obiettivi futuri – in maniera formalizzata o informale – si arriva al 72%. La maggioranza delle imprese intervistate (54%) ha adottato iniziative mirate all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli immobili.
C’è anche un altro aspetto da evidenziare: nella gestione dei rifiuti, tutte le aziende del campione dichiarano di avere una politica dedicata, il 78% di esse in modo formalizzato.
L’impatto sociale è un altro pilastro ESG. Ciò che emerge dal documento è un riguardo sensibile delle aziende al tema. «Emerge in maniera molto chiara che la formazione, l’attenzione al benessere e alle competenze dei dipendenti sono in primo piano», ha fatto notare Gubelli.
Da notare il fatto che il 76% delle aziende ha predisposto sistemi di welfare a favore dei propri dipendenti, mentre il 54% ha strutturato un sistema di ascolto per valutare il clima aziendale.
Governance aziendale: le note positive
Veniamo così al terzo pilastro ESG rappresentato dalla governance. Anche in questo caso non mancano riscontri positivi a cominciare dal dato percentuale (56%) di aziende che dichiara di aver adottato, in modo formale o informale, un sistema di gestione dei rischi legati alla propria attività, mentre un ulteriore 20% lo ha in previsione nel prossimo triennio.
C’è un altro aspetto che spicca a questo proposito: l’attenzione posta al Decreto legislativo 231/01. Esso stabilisce le responsabilità del datore di lavoro e dell’azienda in caso di illeciti compiuti dai propri dipendenti. Guardando alle società del settore che adottano un modello organizzativo conforme al decreto, il 37% lo fa in modo formalizzato, mentre un altro 28% ha in programma di farlo nel prossimo triennio.
Anche in termini di strategie o obiettivi futuri in materia di gestione dei rischi ESG legati alla propria attività e ai propri rapporti commerciali, il 9% delle aziende li ha formalizzati, il 41% lo ha fatto in modo informale, mentre il 26% ha intenzione di farlo entro i prossimi tre anni.
Certo, c’è ancora ampio margine di manovra anche su questo argomento. Basti pensare che solo il 4% delle aziende ha redatto un report di sostenibilità o un bilancio sociale.
Innovazione e digitalizzazione
Appurato che l’interesse del settore macchine utensili, robot e automazione agli aspetti ESG è vivo, ci sono altri due temi che fanno parte degli obiettivi di Agenda 2030 presi in considerazione per il bilancio di sostenibilità e che fanno parte del DNA delle aziende: innovazione e digitalizzazione. Per quanto riguarda il primo, è un elemento abilitante alla competitività dell’industria specifica, ma è anche uno strumento in grado di favorire lo sviluppo sostenibile, rileva il documento UCIMU.
Il 59% delle imprese associate intervistate organizza o partecipa a iniziative di confronto tecnologico con gli attori della filiera. Ancora più interessante è che il 57% del campione organizza o è coinvolto in progetti di ricerca in collaborazione con università e centri di ricerca specializzati.
Su questo aspetto, come in tema di eco-design e sicurezza di prodotto si nota una vocazione rilevante. Il 74% delle aziende si dice conforme ai dettami della ISO 9001 (qualità); sempre il 74% di esse svolge attività di monitoraggio sulla soddisfazione dei propri clienti sui prodotti acquistati. Gli stessi prodotti e servizi vengono quasi sempre accompagnati da adeguata etichettatura sul corretto utilizzo: il 91% delle imprese campione lo fa. A proposito delle società che hanno definito una strategia o obiettivi futuri in materia di R&D sulla diminuzione degli impatti ambientali, anche in questo caso il dato è positivo: si arriva al 72%, considerando chi lo ha fatto in modo formalizzato e chi in modo informale.
A proposito, invece, di digitalizzazione, anche qui i segnali positivi non mancano: il 57% dei sondati adotta strumenti di data analytics, mentre il 41% ha già definito in modo formalizzato (il 50% in modo informale) una strategia o obiettivi futuri in materia di digitalizzazione, automazione e industria 4.0.
Parlando di sicurezza a livello IT, è degna di nota la risposta circa la previsione di erogare iniziative di formazione ai propri dipendenti sulla cybersecurity: il 61% ha confermato di farlo già in maniera formalizzata. Ancora più rilevante è notare che pressoché tutte (98%) le aziende campione intraprendono azioni volte ad aumentare la propria sicurezza informatica.