Lo scenario dei rischi emergenti delineato dagli analisti del World Economic Forum in tema di salute pubblica globale e assistenza sanitaria, rileva problemi vecchi e nuovi, tra cui quelli conseguenti all’emergenza pandemica non ancora conclusasi e le criticità croniche da parte della sanità di molti paesi nel mondo.
TAKEAWAY
- The Global Risks Report 2023 del WEF – focalizzato su molteplici tematiche – fa anche un quadro di quelli che, nei prossimi anni, saranno i rischi che interesseranno il settore della salute pubblica globale e, conseguentemente, l’ambito dell’assistenza sanitaria erogata.
- Nonostante l’emergenza numero uno continui a essere l’onda lunga della pandemia da Covid, il Rapporto accende i riflettori su quelle patologie correlate ai grandi temi dell’ambiente, quali cambiamento climatico, surriscaldamento e inquinamento aria-acqua, responsabili di gravi impatti sullo stato di salute psico-fisico.
- Un altro rischio emergente è legato alla “sindemia”, fenomeno frutto dell’incrocio tra due o più patologie con i fattori sociali, politici ed economici del paese, a loro volta alla base di impatti negativi sullo stato di salute generale della popolazione.
Esattamente tre anni fa (gennaio 2020), la più grave crisi degli ultimi secoli ai danni della salute pubblica e del sistema sanitario si abbatteva sul mondo intero. La pandemia da Covid-19, con 663.640.386 casi confermati dal suo inizio e 6.713.093 decessi a livello globale (dati OMS aggiornati al 20 gennaio 2023, fonte: Health Emergency Dashboard), non solo ha drammaticamente segnato per sempre le vite di molte persone, ma ha anche fatto a pezzi gli equilibri – spesso già deboli – dell’assistenza ospedaliera, con effetti tuttora visibili nella maggior parte dei paesi.
Sulla base di questa trama, qual è oggi la percezione degli scenari futuri? Quali rischi emergenti per la salute pubblica globale e l’assistenza sanitaria dobbiamo attenderci? The Global Risks Report 2023 del World Economic Forum (WEF), attraverso i risultati della Global Risks Perception Survey, condotta dal 7 settembre al 5 ottobre 2022 con l’obiettivo di raccogliere dati sui rischi globali percepiti, fa un quadro della situazione dalle tinte fosche.
Rammentiamo che l’indagine di questa edizione (focalizzata su molteplici tematiche, tra cui anche cyber-security e diritto alla privacy) ha coinvolto oltre 1.200 esperti in tutto il mondo – comprese autorità in ambito accademico, delle imprese, dei Governi, della comunità internazionale e della società civile – e che, all’interno del Report, il “rischio globale” viene definito come «la possibilità che si verifichi un evento o una condizione che, se avessero luogo, avrebbero un impatto negativo su una parte significativa del PIL globale, della popolazione o delle risorse naturali». Ma diamo ora uno sguardo a quanto emerso, in tema di salute pubblica e sistema sanitario, dalla Survey globale.
Salute pubblica e sistema sanitario: nuovi rischi post-Covid
Un primo dato messo in luce riguarda l’effetto indiretto della pandemia sull’abbassarsi del livello di attenzione rivolta ad altre gravi patologie. In particolare – tra queste ultime – la maggioranza degli intervistati indica lo screening delle malattie oncologiche e della tubercolosi, insieme alle campagne di vaccinazione, come le aree della salute pubblica maggiormente trascurate negli ultimi tre anni, specie nei paesi più fragili sotto il profilo socio-economico.
«I tassi di vaccinazione globale contro la poliomielite sono scesi al livello più basso degli ultimi quattordici anni, con l’Africa che, nel 2021, ha visto il ritorno del ceppo selvaggio» puntualizzano gli autori.
Ma la sezione della Global Risks Perception Survey dedicata alla salute pubblica e al sistema sanitario richiama anche l’attenzione su quelle che – al là dell’impatto persistente del Covid – stanno emergendo come nuove patologie, destinate a occupare la scena per molto tempo da qui a venire.
Si tratta per lo più di malattie correlate al cambiamento climatico, all’inquinamento atmosferico, all’aumento dell’esposizione alle ondate di caldo-umido, all’interruzione dell’accesso ad acqua e a servizi igienico-sanitari sicuri e all’aumento delle malattie trasmesse dall’acqua a causa delle inondazioni, responsabili di gravi impatti sullo stato di salute psico-fisico delle persone.
«L’urbanizzazione, i cambiamenti nell’uso del suolo e la perdita di biodiversità stanno intensificando la ricomparsa di alcune patologie che sembravano estinte quali, ad esempio, le malattie dovute alle infezioni da funghi. Mentre, il riscaldamento globale sta aumentando, in alcune aree del pianeta, il numero di mesi di caldo torrido in cui la trasmissione di malattie come la malaria diventa più rischiosa. Inoltre, l’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera può provocare carenze di nutrienti nelle piante e persino un assorbimento accelerato di minerali pesanti, che sono stati collegati a cancro, diabete, malattie cardiache e crescita ridotta nei bambini»
osservano gli analisti del WEF. I quali ricordano come, accanto agli oltre 6 milioni di morti per Covid in tutto il mondo, vi siano anche altri numeri altrettanto importanti legati a decessi per altre tipologie di malattie:
«Si stima che, solo nel 2019, a livello globale, siano stati associati 4,95 milioni di morti al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, di cui, più in particolare, circa 1,27 milioni considerati direttamente attribuibili alla resistenza antimicrobica. E si calcola che l’inquinamento atmosferico sia responsabile di altri 9 milioni di decessi nello stesso anno»
Pandemia a parte, sembra esserci una «crisi silenziosa» – come viene definita nel Report – ai danni della salute pubblica globale, che si perpetua causando ovunque ulteriori carichi sanitari.
La domanda di assistenza sanitaria si scontrerà sempre di più con le criticità croniche del sistema
In tema di salute pubblica e sistema sanitario, il calo, in tutto il mondo, del livello di attenzione nei confronti di patologie non gravi ma croniche, conseguente allo scoppio dell’emergenza pandemica, ha portato, in quest’area, all’interruzione dei servizi di prevenzione e di cura, determinando un arretrato – per l’assistenza ospedaliera e comunitaria – che potrebbe rivelarsi difficile da estinguere nei prossimi anni.
«Nel settembre 2022 – fanno notare gli autori – più di 7 milioni di persone nel Regno Unito, ossia più di un decimo della popolazione, erano in attesa di cure mediche non di emergenza. E, parallelamente, il 10% dei posti di lavoro in ambito sanitario è rimasto vacante, poiché il servizio sanitario del paese ha faticato, negli ultimi tre anni di emergenza pandemica, a mantenere l’equilibrio per quanto riguarda il personale»: è solo uno dei molti esempi nel mondo. E non è solo associato al Covid. Va detto. In molti casi si tratta di una problematica annosa (“cronica”, per usare un termine in uso in campo medico).
Anche prima che la pandemia aggravasse la carenza di personale, l’OMS aveva previsto – entro il 2030 – una carenza globale di 15 milioni di operatori sanitari, ricordano gli analisti del World Economic Forum.
In questo quadro, i sistemi sanitari a due livelli (pubblico e privato), già prevalenti in molte economie avanzate e in via di sviluppo, potrebbero diventare ulteriormente radicati, «con un settore privato sempre più redditizio, che si rivolge a pazienti con maggiori disponibilità di reddito, e con persone meno abbienti che sempre di più continueranno a dipendere da un’assistenza pubblica sempre più logora».
Il rischio – spiegano gli autori – è che i sistemi sanitari più fragili, nei prossimi anni, vengano sopraffatti da eventi catastrofici, tra sui un attacco informatico su larga scala, una guerra, un evento meteorologico estremo o malattie infettive nuove, innescando un vero e proprio collasso del sistema.
Salute pubblica e sistema sanitario: il rischio dell’aumento delle “sindemie”
In tema di salute pubblica e sistema sanitario, il Rapporto del WEF parla anche del futuro rischio, specie per i sistemi sanitari dei paesi più fragili, di un aumento delle cosiddette “sindemie“, ovvero dell’insieme di quei problemi di salute frutto dell’interazione tra due o più patologie con fattori socio-politici ed economici, a loro volta causa di impatti negativi sullo stato di salute generale della popolazione.
Il concetto è stato a lungo illustrato nell’ambito della ricerca sull’HIV e, più recentemente, «è stato considerato nel contesto della pandemia da Covid e dei carichi di malattie croniche, che – insieme – hanno portato a tassi di morbilità e mortalità più elevati tra le comunità socialmente svantaggiate».
In alcuni paesi, le disuguaglianze sociali e sanitarie hanno effetti combinati su malattie specifiche. Ad esempio, la minore protezione – da parte della comunità LGBTQ – nei confronti delle malattie sessualmente trasmissibili è stata collegata a peggiori esiti sanitari relativi all’HIV.
Sempre riguardo alle sindemie, gli autori rammentano come una minore fiducia nelle Istituzioni pubbliche abbia già portato – in molti paesi, compresa l’Italia – a «risposte meno efficaci alla pandemia e a una crescente disinformazione. E la disinformazione potrebbe aumentare ulteriormente l’esitazione vaccinale, che in passato ha portato alla ricomparsa di malattie localmente eradicate come, ad esempio, la poliomielite».
Un altro problema ancora è quello delle restrizioni all’esportazione di medicinali e di vaccini, con la conseguente crisi umanitaria che ne deriverebbe e gli effetti aggravanti sulla salute. Le disparità nell’accesso all’assistenza sanitaria possono anche peggiorare all’interno degli stessi paesi, a causa della disuguaglianza economiche interne.
Possibili azioni preventive
Lo scenario dei rischi emergenti tracciato dal World Economic Forum in materia di salute pubblica e sistema sanitario – concludono gli autori – può essere prevenuto solo se le aziende sanitarie pubbliche, gli operatori sanitari e i decisori politici lavoreranno insieme al fine di agevolare e rendere più fluidi le interazioni e il coordinamento tra le diverse parti del sistema, per condividere informazioni e metodologie atte a migliorare la salute generale della popolazione.
Inoltre, «la pianificazione a lungo termine – aggiungono – aiuterà i Governi a valutare e a gestire meglio i rischi del sistema sanitario, così come l’allineamento delle politiche che incidono direttamente o indirettamente sulla salute».
Parallelamente, le Istituzioni e i sistemi sanitari nazionali e globali dovranno essere rafforzati di fronte a molteplici sfide, tra cui l’innovazione nei modelli di erogazione dell’assistenza, necessaria affinché i sistemi sanitari forniscano servizi di prevenzione, diagnosi precoce e cure complesse a costi contenuti, per una popolazione sempre più fragile e soggetta a patologie croniche.
Un aspetto trascurato dagli analisti riguarda, infine, quello dei potenziali vantaggi che un maggiore impiego delle tecnologie e un’accelerazione del processo di trasformazione digitale in ambito sanitario avrebbero sulla salute pubblica, in grado di ridurre costi e tempistiche, di avvicinare – attraverso l’assistenza sanitaria connessa e la gestione da remoto delle malattie croniche – più pazienti alla cure mediche.