L’analisi degli ecosistemi digitali di Estonia, Israele, Carolina del Nord e Carolina del Sud - a cura di The European House - Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia - suggerisce alcune riflessioni in tema di politiche pubbliche da attuare e di collaborazioni da avviare tra industria, ricerca e mondo della formazione.

Lo sviluppo delle competenze digitali costituisce uno dei nodi cruciali del globale processo di digitalizzazione e di innovazione tecnologica. La sua lentezza, il suo arresto o – addirittura – il suo mancato innesco hanno il potere di influire negativamente sul percorso di modernizzazione del settore pubblico e privato di ogni paese.

L’Italia, in particolare, sebbene durante la prima grave fase della pandemia abbia registrato un incremento dell’adozione delle tecnologie digitali, fatica a raggiungere i traguardi conseguiti dagli altri paesi europei, più attenti – specie negli ultimi dieci anni – agli investimenti in tecnologie emergenti, che hanno ormai assunto il ruolo di traino della crescita socioeconomica.

«L’Italia non ha registrato fino ad oggi una significativa accelerazione in termini di digitalizzazione, sia per ciò che riguarda le competenze digitali dei propri cittadini, sia per lo stato di digitalizzazione delle imprese e soprattutto della Pubblica Amministrazione»

fanno notare gli analisti di The European House – Ambrosetti nel loro recente studio dal titolo “Next Generation DigITALY – Come promuovere l’integrazione e lo sviluppo di un ecosistema digitale per accelerare l’innovazione e la crescita del Paese”, realizzato in collaborazione con Microsoft Italia, in cui vengono passati sotto la lente tre ecosistemi digitali internazionali, reputati esempi virtuosi, modelli, per il tipo di scelte compiute e le politiche messe in atto, finalizzate allo sviluppo digitale.

L’obiettivo di tale analisi è stabilire un confronto tra la digital transformation italiana e quella di Estonia, Israele, Carolina del Nord e Carolina del Sud, teso – nonostante le diversità tra i singoli paesi analizzati – a suggerire riflessioni e spunti in tema di politiche pubbliche, di collaborazione tra industria e ricerca, nonché di valorizzazione degli ecosistemi di innovazione.

Schema della classifica DESI - Digital Economy and Society Index 2022 relativa al livello di digitalizzazione dei servizi pubblici in Europa, 2022 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Commissione Europea, 2022).
Classifica DESI – Digital Economy and Society Index 2022 relativa al livello di digitalizzazione dei servizi pubblici in Europa, 2022 (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Commissione Europea, 2022).

Il confronto con l’Estonia, prima “repubblica digitale” europea

Nella classifica europea sul livello di digitalizzazione dei servizi pubblici (destinati ai cittadini e alle imprese) e di sviluppo delle competenze digitali, è l’Estonia a detenere il primo posto, con un punteggio pari al 91,2%, su una media UE del 67,3%.

Più nel dettaglio, «il paese è il sesto in Europa per la percentuale di cittadini che hanno utilizzato Internet per interagire con le pubbliche amministrazioni, il quarto per il livello di documenti amministrativi disponibili online in forma precompilata – score di 87,3 su 100 – e il quinto per la percentuale di Open Data, ossia l’ammontare di dati pubblici disponibili e accessibili». Ma qual è il percorso che ha portato, negli anni, a questa trasformazione?

Innanzitutto sono fondamentali il fattore tempo e la costanza nel seguire la gradualità del processo di cambiamento che, nel caso dell’Estonia, è cominciato oltre trent’anni fa, subito dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica.

Chiaro esempio – questo – di come «la programmazione e gli investimenti di lungo periodo conducano a risultati eccellenti per l’ecosistema dell’innovazione di un paese», sottolineano gli autori dello studio.

Tra gli step decisivi del paese in fatto di e-Government, ricordiamo – già nel 2001 – l’implementazione di un’infrastruttura in grado di interconnettere e di rendere interoperabili tutti i database e i servizi offerti dal settore pubblico e da quello privato e utilizzabili dagli utenti.

In tema di sicurezza informatica, poi, ha saputo mettere a punto quello che – secondo il Global Cybersecurity Index (GCI) – è considerato uno dei sistemi di security più avanzati al mondo, oltre ad avere saputo investire nella formazione, «per avere cittadini informati, consapevoli e con alti livelli di competenze digitali».

Esempio della loro digital security è la blockchain KSI, tecnologia progettata in Estonia e impiegata per garantire che le loro reti governative e le informazioni non vengano alterate da nessuno, né da hacker, né dagli amministratori di sistema, né dallo stesso Governo.

Inoltre, i suoi percorsi di formazione sono destinati a lavoratori ordinari, «affinché abbiano gli strumenti per rafforzare la resilienza della loro organizzazione», a specialisti IT e a dirigenti.

Schema che illustra gli impatti positivi della digitalizzazione dell’ecosistema estone e i fattori di competitività sul mercato europeo (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su fonti varie, 2022).
Gli impatti positivi della digitalizzazione dell’ecosistema estone e i fattori di competitività sul mercato europeo (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su fonti varie, 2022).

Le lezioni da trarre

La storia dello sviluppo digitale dell’Estonia insegna che, per un processo di trasformazione efficace, occorrono:

  • lungimiranzavisione a lungo termine e continuità (teniamo a mente che la sua transizione digitale è cominciata agli inizi degli anni ’90)
  • diffusione di competenze digitali di base tra tutta la popolazione
  • focus sulla cybersecurity, «non solo in chiave di tutela del dato e di privacy degli utenti, ma anche come vera e propria leva strategica»
  • interoperabilità delle informazioni dei cittadini attraverso infrastrutture che comunicano con database e servizi diversi

Sviluppo delle competenze digitali: l’esempio di Israele

In tema di sviluppo delle competenze digitali, un altro esempio di lungimiranza è quello di Israele, che già nel 1969 dava vita all’Office of the Chief Scientist (oggi Israel Innovation Authority), col mandato di sovvenzionare progetti di ricerca e sviluppo IT intrapresi dal settore privato.

Da allora, il paese è stato capace di rendere sempre più potente il proprio ecosistema digitale, tanto da diventare il primo al mondo per investimenti in Ricerca e Sviluppo in rapporto al PIL.

«Gli investimenti pubblici in R&S e le politiche pubbliche mirate alla trasformazione digitale hanno reso l’ecosistema israeliano altamente attrattivo per gli investimenti di capitale privati. Il suo settore ICT, in particolare negli ultimi quindici anni, si è dimostrato molto attrattivo per gli investimenti di Venture Capital, con un rapporto PIL-VC pari al 2,17%, più del triplo rispetto agli USA (0,64%) e addirittura 108 volte rispetto alla percentuale di investimenti VC in Italia nello stesso settore» si legge nel Report The European House – Ambrosetti.

Sul fronte formazione, un dato interessante riguarda le giovani generazioni israeliane, con ben oltre 20.000 studenti iscritti nel 2021 ai corsi di laurea ICT, il 55% in più rispetto al corso più di giurisprudenza.

Diagramma che illustra il numero di studenti iscritti per corso di laurea in Israele (valori assoluti), 2021 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati IIA, 2022).
Numero di studenti iscritti per corso di laurea in Israele (valori assoluti), 2021 (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati IIA, 2022).

Tra gli elementi chiave del successo dell’ecosistema digitale in Israele, l’attenzione va alla stretta collaborazione creatasi, negli anni, tra Governo, Università e mondo industriale, grazie anche all’azione dell’Israel Innovation Authority, autorità pubblica meritevole di avere introdotto «programmi mirati a unire il mondo della ricerca e quello dell’industria per incentivare la commercializzazione delle nuove conoscenze accademiche, favorendo il trasferimento tecnologico».

Key messages per l’Italia

L’esempio di Israele dimostra che, per perseguire l’innovazione tecnologica e lo viluppo delle competenze digitali, sono centrali, in ogni paese:

  • lo sviluppo di una “cultura dell’innovazione”, che abbracci sistema economico, Istituzioni e imprese
  • un sistema universitario capace di formare una grande quantità di esperti IT, il che si traduce in forza lavoro dalle competenze digitali avanzate
  • investimenti in Ricerca & Sviluppo
  • la creazione di partenariati tra Università e industria

Sviluppo delle competenze digitali: Carolina del Nord e Carolina del Sud in testa alla classifica USA

In tema di innovazione e sviluppo delle competenze digitali, l’ultimo modello internazionale preso in esame dagli analisti di The European House – Ambrosetti è quello della Carolina del Nord e della Carolina del Sud, «divenuti tra gli Stati americani più attrattivi per il business e gli investimenti esteri».

In particolare – spiegano gli autori – la Carolina del Nord è al primo posto della classifica USA per quanto riguarda l’attrattività per le imprese. E questo «grazie alla solidità della sua economia statale e a un facile accesso al capitale».

La Carolina del Sud, invece, ha saputo – nel corso dell’ultimo trentennio – mettere in piedi un ecosistema dell’innovazione tra i più avanzati degli Stati Uniti, registrando, negli ultimi anni, una crescita importante in termini di PIL nel settore ICT, con un +531% dal 1997 ad oggi.

Diagramma dell'andamento della percentuale del PIL investito nel settore ICT negli Stati Uniti (numero indice 1997 = 100), 1997-2020 (Fonte: elaborazione The European House - Ambrosetti su dati Bureau of Economic Analysis, 2022).
Andamento della percentuale del PIL investito nel settore ICT negli Stati Uniti (numero indice 1997 = 100), 1997-2020 (Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Bureau of Economic Analysis, 2022).

«La collaborazione tra pubblico e privato costituisce la chiave distintiva dei due ecosistemi statunitensi e ha permesso la costruzione di sistemi formativi in grado di soddisfare le necessità del mondo del lavoro e delle aziende»: questo è un punto di forza strategico.

Esempio di tale collaborazione è il Technical College System della Carolina del Sud, in grado di creare programmi ad hoc per il mondo del lavoro, che soddisfano le esigenze delle aziende investitrici e delle industrie presenti sul territorio. Solo il programma Ready South Carolina, nel 2021, «ha formato 2.854 persone, con quindici aziende partner che hanno potuto reclutare personale».

Nella Carolina del Nord, è il Community College System a fornire servizi di istruzione, formazione e supporto alle imprese per mezzo di una rete di 58 community college. E, a livello statale, è presente il NC Works, piattaforma, con servizi di reclutamento, assistenza per la formazione lavoro e programmi di apprendistato.

Appunti per il nostro paese

Dai percorsi di trasformazione e di sviluppo delle competenze digitali di questi due Stati che – commentano gli analisti – «negli anni ’60 erano paragonabili a due regioni del Mezzogiorno italiano in termini di livelli di sviluppo economico», è possibile individuare tre lezioni per l’abilitazione dell’innovazione tecnologica:

  • creare una rete di Istituti di formazione professionale sensibile alle necessità delle aziende locali
  • favorire la collaborazione tra pubblico e privato
  • lavorare a un contesto fiscale che agevoli (e non ostacoli) la nascita di nuove imprese
Scritto da:

Paola Cozzi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin