Al meeting annuale del World Economic Forum, ampio spazio è stato dedicato alla transizione energetica e ai relativi piani dei Paesi più importanti. Ecco le strategie di Cina, Arabia Saudita, USA e i progetti di Bill Gates.

TAKEAWAY

  • La transizione energetica è un tema su cui si investe parecchio: lo si è notato anche da quanto è emerso al meeting annuale del World Economic Forum.
  • I rappresentanti istituzionali e industriali di Cina, Arabia Saudita e USA hanno posto l’accento sul valore dell’innovazione tecnologica per decarbonizzare il mondo Energy.
  • Dallo sviluppo dell’idrogeno verde alle smart grid, dalla cattura e sequestro della CO2 alle clean tech, tutti lavorano su idee e progetti che guardano all’obiettivo Net Zero.

L’importanza delle tecnologie per la transizione energetica è emersa in tutta la sua evidenza in occasione della Davos Agenda 2022, meeting annuale del World Economic Forum. Tanti i big istituzionali e delle più grandi aziende, intervenuti per parlare dei temi più rilevanti per il mondo, dal clima alla salute.

Gli obiettivi per la decarbonizzazione, da perseguire attraverso l’energia, sono stati al centro di diversi interventi, alcuni dei quali durante il convegno “Navigating Energy Transition”, cui hanno partecipato, tra gli altri, Abdulaziz Bin Salman, principe dell’Arabia Saudita e attuale ministro dell’Energia, Xin Baoan, presidente dell’azienda statale State Grid Corporation, e Vicki Hollub, CEO della statunitense Occidental Petroleum.

Tre “pesi massimi” dello scacchiere energetico mondiale, rappresentanti di tre Paesi che stanno investendo pesantemente sulla ricerca e innovazione nel settore. Inoltre, sono quelli che evidenziano passi avanti più significativi sul fronte della transizione verso le rinnovabili, pur essendo tutti caratterizzati da una forte matrice industriale basata sulle fonti fossili.

La Cina, proprio in questi giorni ha toccato nuovi record in termini di generazione energetica da fonti rinnovabili: da fonti cinesi è trapelato che la produzione cumulativa annuale di energia rinnovabile ha superato per la prima volta quota 1000 miliardi di kWh. L’Arabia Saudita prevede di generare più di 15 TWh di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2024; negli USA la quota prevista di generazione per le fonti rinnovabili non idroelettriche, compresi il solare e l’eolico, è destinata a crescere dal 13% nel 2021 al 17% nel 2023, stima l’Energy Information Administration.

L’obiettivo emissioni nette zero, da qui a trent’anni (la Cina punta al 2060), è chiaro, ambizioso ma non certo facile da raggiungere. Come ha ammesso lo stesso direttore generale IEA, Fatih Birol nello stesso appuntamento: «sarà necessario uno sforzo erculeo per raggiungere Net Zero entro il 2050, ma non è impossibile. La scelta è semplice: o continuiamo a usare senza sosta i combustibili fossili, lasciando che il climate change sfoci sempre più spesso in eventi meteorologici estremi o cambiamo il modo in cui produrre e consumare energia».

Le tecnologie, risultato degli sforzi in ricerca e innovazione, saranno fondamentali per la conversione ecologica dell’energia. Ed è quello che hanno ribadito i relatori.

Il panel della sessione virtuale “Navigating the energy stransition” al World Economic Forum di Davos 2022.
Il panel della sessione virtuale “Navigating the energy stransition” all’interno della Davos Agenda 2022

Tecnologie per la transizione energetica: i piani dell’Arabia Saudita

Il principe saudita Abdulaziz Bin Salman ha aperto l’incontro affermando quali siano le vere priorità della politica energetica internazionale: «il pilastro principale per dare energia al mondo è far sì che qualsiasi cosa facciamo sia coerente con il mantenimento della sicurezza energetica». Lo stesso ministro ha messo in luce come il suo Paese guardi con interesse alle fonti rinnovabili. Pur essendo un Paese a tradizione petrolifera, ha fatto passi avanti importanti su questo fronte e ne intende fare ancora di più evidenti. Infatti, l’Arabia Saudita punta, da qui al 2030, a contare su un mix energetico al 50% da solare, eolico e altre fonti verdi.

Ed è proprio qui che svolgono la loro azione le tecnologie per la transizione energetica: attraverso il lancio della Saudi Green Initiative, piano di azione che vuole finanziare ben 60 iniziative con più di 160 miliardi di euro di investimenti per contribuire alla crescita dell’economia verde.

Un’enfasi particolare, nel suo intervento a Davos, è stata posta sull’impiego della CO2: ha rimarcato, nell’occasione, l’obiettivo, fissato per il 2030, di arrivare a catturare più di 27 milioni di tonnellate di CO2 producendo 3 milioni di tonnellate di idrogeno blu e 1 milione di tonnellate di idrogeno verde all’anno. L’obiettivo del Paese arabo è diventare il primo produttore ed esportatore mondiale di idrogeno. Ancor prima, nel 2025, intende implementare nuovi standard di efficienza energetica nella produzione di energia, nella desalinizzazione dell’acqua e nella trasmissione e distribuzione dell’elettricità.

“Carbon circular economy” è stato un termine più volte sottolineato nel suo discorso e, in particolare, l’impiego “positivo” della CO2. «L’economia circolare del carbonio richiede di essere molto più innovativi sul riciclaggio e il riutilizzo dell’anidride carbonica». Ha così riportato l’attenzione su un altro punto della Saudi Green Initiative e all’impiego della tecnologia per la transizione energetica e la decarbonizzazione: utilizzare il carbonio catturato per produrre prodotti chimici e combustibili sintetici, impiegando nuove tecnologie per convertire la CO2 catturata in 12 tonnellate al giorno di metanolo verde su piccola scala. 

Lo stesso ministro ha posto l’accento sull’impegno del suo Paese a raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio, passando da 130 milioni di tonnellate a 278 milioni entro il 2030.

Dal discorso, il principe saudita è passato ai fatti: proprio nei giorni della Davos Agenda, lo stesso ministro dell’energia ha firmato otto memorandum d’intesa con enti governativi coreani per utilizzare veicoli alimentati a idrogeno. In questa serie di accordi rientra anche la possibilità di esplorare una potenziale collaborazione per la fornitura, trasporto, utilizzo e certificazione di idrogeno e ammoniaca. Le aziende hanno anche in programma di studiare la fattibilità di convertire l’ammoniaca esportata in idrogeno. In base agli accordi, Seoul sarà in grado di assicurarsi forniture di idrogeno e ammoniaca a zero emissioni dall’Arabia Saudita. Aiuterà anche Riyadh a gestire auto a idrogeno e stazioni di rifornimento di idrogeno.

Elettricità e digitalizzazione: i piani della Cina in fatto di smart grid e AI

L’impiego delle tecnologie per la transizione energetica passa anche dallo sviluppo delle linee elettriche, in particolare quelle per la trasmissione di elettricità ad altissima tensione (UHV) che la Cina ha adottato sin dal 2009 per trasmettere elettricità a corrente alternata continua su lunghe distanze, creando anche le condizioni per un ampio sviluppo delle risorse energetiche rinnovabilienergia eolica, solare e idroelettrica – nella Repubblica Popolare.

Ad annunciare, all’epoca, l’inaugurazione del primo progetto UHV era stata la State Grid Corporation, società statale di servizi elettrici nonché la più grande società elettrica al mondo (e la seconda in termini assoluti). All’evento WEF, allora come oggi è la stessa società, per bocca del proprio presidente Xin Baoan, ad annunciare l’evoluzione tecnologica nel settore: «attualmente abbiamo costruito 29 progetti UHV sulla distanza di trasmissione più lunga raggiunta finora (300 chilometri) e abbiamo anche trasmesso più 240 GW di elettricità in tutta la regione e le province. Entro il 2030 salirà a 350 GW».

La società ha investito sulla costruzione di linee ad alta potenza per trasferire l’energia da fonti rinnovabili dalle regioni nord-occidentali e occidentali del paese alle sue aree industriali costiere.

State Grid lavora anche sulla digitalizzazione dell’infrastruttura elettrica. Lo confermano i suoi investimenti sulle smart grid: nel 2020, ha stanziato quasi 64 miliardi di euro su tecnologie per le reti intelligenti. Per digitalizzare la rete elettrica, c’è bisogno anche di lavorare sull’impiego di tecniche di Intelligenza Artificiale. A questo proposito, State Grid è ai vertici mondiali in termini di studio e applicazione delle tecniche di Intelligenza artificiale. Da uno studio scientifico, condotto da Cecilia Rikap, docente di economia politica internazionale all’University of London, emerge che l’azienda ha una posizione di leadership a livello mondiale nelle applicazioni di AI per il settore energetico, facendo molto affidamento sul sistema di innovazione nazionale cinese.

Bill Gates è intervenuto al World Economic Forum 2022 in tema di tecnologie per la transizione energetica.
Bill Gates è intervenuto al World Economic Forum 2022 in tema di tecnologie per la transizione energetica.

Tecnologie per la transizione energetica: la strategia USA in materia di rinnovabili, cattura della CO2 e clean tech 

Gli Stati Uniti sono il Paese che ha registrato la più evidente conversione su un modello energetico basato sull’oil & gas e proiettato su una sempre maggiore contributo delle rinnovabili. Oltre al Bipartisan Infrastructure Law, che prevede un piano da 1000 miliardi di dollari per decarbonizzare totalmente il settore elettrico entro il 2035, c’è il tanto sofferto piano Build Back Better, da 1750 mila miliardi di dollari, dei quali 550 miliardi in misure ambientali e climatiche, che puntano a sostenere rinnovabili ed emobility (e su cui si è arenato tutto con il ritiro del sostegno da parte dei senatori Joe Manchin e Kyrsten Sinema).

Intanto che le rinnovabili crescono e il Governo intende stimolare il loro sviluppo, il settore oil & gas a stelle e strisce è ancora dominante: d’altronde è ancora il primo produttore di petrolio al mondo. Ma, anche in questo caso, si lavora alla sua progressiva decarbonizzazione. Lo ha sottolineato Vicki Hollub, presidente e CEO di Occidental Petroleum Corporation (Oxy).

Pur continuando a produrre il carburante necessario per sostenere la crescita economica, sta rispondendo alla crisi climatica e guidando la sostenibilità attraverso l’innovazione. Anche in questo caso, entra in gioco la tecnologia, ma per ridurre le emissioni di CO2.

Hollub ha affermato, in proposito, che la società sta lavorando a soluzioni CCUS (Carbon, Capture, Use and Storage). Oxy ha un enorme progetto di cattura del carbonio nel Bacino Permiano in costruzione per reinventarsi come società di cattura e stoccaggio del carbonio. Per questo sta costruendo impianti di cattura diretta che estrarranno tra 500.000 e un milione di tonnellate di carbonio dall’atmosfera. L’impianto sarà alimentato con una combinazione di energia solare e un sistema elettrico a gas naturale che non genera emissioni in atmosfera e cattura intrinsecamente tutta la CO2.

Alla Davos Agenda 2022, i due più accaniti sostenitori per spingere decisamente sulla decarbonizzazione sono stati due illustri statunitensi: John Kerry e Bill Gates. Quest’ultimo, in particolare, crede molto nella possibilità di sviluppare tecnologie per la transizione energetica. Non è un caso che voglia investire fino a 15 miliardi di dollari in progetti cleantech negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell’Unione Europea. Lo farà attraverso il fondo pubblico-privato sostenuto dallo stesso miliardario, Breakthrough Energy Catalyst, che finora ha raccolto 1,5 miliardi di dollari di capitale privato da filantropi e aziende.

Il fondo investirà principalmente su cattura diretta della CO2 dall’aria, idrogeno verde, carburante per l’aviazione e tecnologie per energy storage.

In occasione della Davos Agenda, ha insistito proprio su questo aspetto, facendo notare che le imprese devono giocare un ruolo maggiore come investitori e clienti delle tecnologie verdi.

Lo ha fatto in occasione dell’evento, cui ha partecipato lo stesso Kerry, dedicato proprio alle clean technology in fase di sviluppo, dalle quali ci si attende di ridurre la metà delle emissioni necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici del 2050. Da qui, la necessità – evidenziata dallo stesso World economic Forum – di accelerare l’innovazione e gli investimenti durante questo decennio, un passo fondamentale per rendere le tecnologie a basse emissioni di carbonio competitive dal punto di vista dei costi e per costruire catene di fornitura verdi.

Scritto da:

Andrea Ballocchi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin