Bellingcat è un collettivo di giornalismo partecipato che nasce con l’obiettivo di utilizzare tecniche di Open Source INTelligence (OSINT) per smascherare le fake news che i governi totalitari diffondono per manipolare l’opinione pubblica. Nel giro di pochi anni, la creatura di Eliot Higgins è diventata un vero punto di riferimento nel data journalism.

TAKEAWAY

  • Il mondo dell’informazione con Internet è cambiato per sempre. La rete e, in particolare, i social media consentono a chiunque di creare contenuti per documentare gli eventi che accadono nel mondo reale, senza alcun controllo di veridicità all’accesso, il che consente il proliferare delle fake news.
  • Bellingcat è un collettivo indipendente che nasce per opera di Eliot Higgings, un appassionato di giornalismo investigativo con la fissa di smascherare le fake news. Nel giro di pochi anni, Bellingcat diventa un punto di riferimento a livello internazionale, basandosi quasi esclusivamente sull’investigazione online.
  • Le tecniche dell’Open Source INTelligence (OSINT) sono sempre più diffuse e utilizzate nell’ambito del giornalismo e dell’investigazione forense, con un crescente supporto da parte della comunità scientifica attiva nel mondo dell’informazione.

Internet ha rivoluzionato il mondo e, con esso, il modo con cui si comunica e si fa informazione. I contenuti vengono creati direttamente dai cittadini che diffondono i dati utilizzando i social network, senza alcun controllo di veridicità all’origine. Tale dinamica ha consentito il proliferare della disinformazione. In questo contesto è nato il collettivo Bellingcat, la cui missione risiede nello smontare le fake news che i governi totalitari montano ad arte per celare agli occhi del mondo le sistematiche violazioni dei diritti umani da loro compiute.

Bellingcat agisce grazie alla continua ricerca e applicazione di tecniche e metodologie basate sulla OSINT (Open Source INTelligence), che prevede la partecipazione libera e volontaria da parte di chiunque sia disposto a svolgere consapevolmente un’attività di investigazione online.

Bellingcat costituisce un’opportunità unica per scoprire la verità su quelle che vengono solitamente definite “realtà scomode”, ma al tempo stesso non mancano le critiche e le perplessità circa il suo operato, sia per ragioni politiche che per l’immaturità dal punto di vista scientifico quando, dal fare informazione, si pretende di costituire una prova spendibile in ambito legale. Il giornalismo investigativo online rappresenta, del resto, una realtà molto giovane, la cui storia è ancora tutta da scrivere.

La rivoluzione nel mondo dell’informazione: i contenuti generati dagli utenti

Prima di Internet, l’informazione era fortemente centralizzata. Le pagine dei quotidiani, le voci e le immagini dei notiziari radio-televisivi erano il risultato dell’azione dei professionisti dipendenti delle testate giornalistiche. Se volevi dire qualcosa al mondo, dovevi per forza passare da loro.

Oggi il potere dell’informazione non è certamente svanito, ma ha totalmente cambiato volto. Le notizie ci raggiungono ovunque e in qualsiasi momento. Chiunque può pubblicare una notizia su un sito, su un blog, su un social networkLa figura del giornalista tradizionale è entrata in competizione con quella del comune cittadino che decide di condividere un contenuto online, finendo per variare profondamente il proprio ruolo nella catena dell’informazione. Molto spesso gli utenti sui social arrivano prima sulla notizia, pubblicando immagini e video che testimoniano un incidente, piuttosto che qualsiasi genere di avvenimento.

Da un lato, le tecnologie digitali consentono molte più opportunità di generare dati. Un semplice smartphone comprende ormai tutti gli strumenti utili per realizzare un reportage e diffonderlo nella rete. Dall’altro rimane fondamentale il fattore umano, con tutta la sua arbitrarietà nello sfruttare la tecnologia quale un mezzo per ottenere i propri obiettivi di comunicazione.

Lo scenario attuale prevede la costante creazione di un’enorme quantità di dati e di informazioni, che rimangono disponibili online, e il continuo bombardamento di notifiche in tempo reale sui dispositivi degli utenti. Questa ipersaturazione spinge le persone a dedicare mediamente sempre meno tempo all’approfondimento e alla verifica del fatto che una notizia sia vera o meno per come viene raccontata. Molto spesso ci si ferma ai titoli, che in molti casi non significano nemmeno quanto contenuto nel corpo dell’articolo. Una dinamica ben nota nell’ambito del clickbaiting che prolifera sui social, dove la maggior parte degli utenti, anche volendo, non avrebbe la cultura necessaria per verificare la credibilità di una fonte.

In questo mare di dilagante disinformazione e superficialità nei confronti della notizia, alcuni governi hanno imparato benissimo come muoversi per manipolare l’opinione pubblica nei confronti del loro operato, ai fini di insabbiare la verità relativa alle sistematiche violazioni dei diritti umani. Tuttavia, i contenuti generati dagli utenti rimangono disponibili in rete e costituiscono la potenziale prova utile a smentire qualsiasi fake news. La lotta alla disinformazione può quindi utilizzare gli stessi dati di chi la crea, raccontando una versione differente, più coincidente con la realtà dei fatti.

Come investigare comodamente seduti sul divano di casa

Il fatto che la rete sia un luogo sempre più ricco di dati offre un’incredibile quantità di risorse per approfondire la dinamica di un evento e smentire eventuali notizie mendaci. È quanto da ormai quasi dieci anni sta facendo Bellingcat, un collettivo di giornalismo investigativo partecipato che opera con metodi e tecniche della OSINT, pescando ovunque nell’immensità della rete.

L’origine del nome, curiosa e divertente, si riferisce alla favola in cui alcuni topi decidono che il modo migliore per rendere inoffensivo il gatto (cat) consiste nel mettergli una campanella (bell) al collo, ma al tempo stesso nessuno ha il coraggio di farlo. Ed è un po’ quanto accade quando si tratta di indagare su verità scomode, il più delle volte artificiose, nei confronti delle quali nessuno vuole assumersi delle responsabilità che possono generare pesanti ripercussioni.

L’idea di mettere la campanella al collo delle fake news è venuta a Eliot Higgins, un nerd inglese sufficientemente esperto di informatica che, una volta rimasto senza lavoro, ha deciso di impegnare il proprio tempo per inseguire la sua principale passione: il giornalismo investigativo. Da un blog personale è nato Bellingcat, una realtà partecipativa che, nel giro di pochi anni, ha attirato l’attenzione del mondo grazie ad alcune tra le più interessanti esperienze di giornalismo e di contrasto alle fake news cui abbiamo assistito di recente.

OSINT (Open Source INTelligence): il fondamento tecnologico del giornalismo partecipato di Bellingcat

Bellingcat basa la partecipazione alla propria attività investigativa sull’Open Source INTelligence, più frequentemente noto con l’acronimo di OSINT, che nasce con l’idea di supportare il giornalismo tradizionale, grazie a nuovi apporti tecnici e metodologici, orientati alla scoperta e all’analisi dei dati diffusi attraverso i canali di comunicazione della rete internet.

Le basi della OSINT prevedono una serie di metodi che coniugano competenze tecnologiche e capacità creativa nella ricerca, che si basa soprattutto sull’esperienza acquisita, sulla conoscenza dei repository di dati e su una non trascurabile dose di fortuna, indispensabile quando si tratta di trovare le informazioni giuste nell’immensità della rete.

Il corso base sull’investigazione online di Bellingcat prevede la traccia perfetta per capire cos’è la OSINT, spaziando tra le tecniche di verifica dei dati e l’analisi dei social media, i canali maggiormente utilizzati dai cittadini per generare i contenuti utili alle indagini:

  • basi dell’investigazione open source
  • fondamentali della ricerca creativa
  • conduzione di ricerche anonime/senza tracce
  • verifica dei contenuti generati dagli utenti
  • fondamentali di reverse engineering per l’investigazione digitale
  • geolocalizzazione e cronolocalizzazione dei materiali visuali (immagini e video)
  • utilizzo di servizi di mapping satellitare e aerofotogrammetria
  • fondamentali di ricerca dei contenuti sui social media
  • criteri di ricerca su strumenti specifici, come 4chan/8chun e Telegram
  • tracciamento dei sistemi di trasporto

Una delle attività che vengono svolte più spesso per avviare un’indagine è relativa alla verifica di coerenza della geolocalizzazione e della cronolocalizzazione delle immagini e dei video contenuti nella fonte che si intende analizzare.

Il più delle volte, una fake news casca già in questa fase, che si svolge con tecniche ormai consolidate. Ben più complesso, invece, il procedimento che mira a dimostrare una differente versione dei fatti rispetto a quella ufficialmente proposta, in quanto richiede una capacità di ricerca e analisi dei dati decisamente avanzata, ai fini di non essere a sua volta smentita con facilità dall’eventuale controparte.

Le inchieste più popolari

Come più volte accennato, l’attività investigativa di Bellingcat si concentra soprattutto nello smascherare le fake news che i paesi con governi totalitari diffondono sui canali di comunicazione per orientare le proprie azioni verso verità di comodo. Ciò accade sia a livello interno, per manipolare l’opinione pubblica, che a livello internazionale, per destabilizzare i propri avversari.

Sulla base di questo presupposto, Bellingcat ha svolto decine di investigazioni, di cui hanno avuto notevole rilevanza mediatica quelle sugli attacchi chimici ad opera di Assad in Siria, l’abbattimento del volo MH17 di Malaysia Airlines sui cieli dell’Ucraina e la scoperta degli avvelenatori dell’ex spia russa Skripal, episodio che ha scatenato enormi polemiche in Gran Bretagna, con le durissime accuse ricevute da parte dell’ambasciatore russo a Londra, che hanno fatto addirittura temere per ripercussioni dirette nei confronti degli autori delle indagini.

La consacrazione della popolarità di Bellingcat è arrivata recentemente, con un episodio riferito a un altro avvelenamento, quello di Aleksej Navalnyi, il principale oppositore in Russia di Vladimir Putin. Anche in questo caso sarebbero stati individuati i responsabili del gesto materiale, per cui sarebbe decisamente improbabile smentire un loro legame diretto con il Cremlino.

Molte le indagini svolte anche in zone di guerra trascurate dai riflettori della comunità internazionale, come la Libia e lo Yemen, in cui da anni insiste una situazione umanitaria letteralmente catastrofica. Sulla base dell’esempio di Bellingcat, anche testate giornalistiche come il New York Times e la BBC hanno creato un’unità interna dedita all’Open Source Intelligence, al data journalism e ad altre metodologie di indagine giornalistica basata sull’analisi dei dati presenti nella rete. Il fenomeno dell’investigazione forense online è in rapida ascesa e sta coinvolgendo un numero sempre maggiore di professionisti e di appassionati.

Nel momento in cui scriviamo, Bellingcat è quotidianamente attiva nel reportage degli eventi bellici in Ucraina, per dimostrare, con gli strumenti del data journalism, le attività dell’esercito russo, sintetizzate in una mappa aggiornata quasi in tempo reale.

Come si finanzia Bellingcat

Nei primi anni, l’attività di Bellingcat si è basata prevalentemente sui contributi volontari dei giornalisti e degli esperti di investigazione che hanno voluto prestare la propria collaborazione alle inchieste. Negli ultimi anni, data la rilevanza sempre maggiore ottenuta con i suoi risultati, Bellingcat ha iniziato ad assumere uno staff regolare, con una società che di fatto ha sede in Olanda e il cui organico vanta oltre venti persone, esperte in varie discipline.

Per sostenere i costi delle proprie operazioni, Bellingcat utilizza prevalentemente due canali. Da un lato, le donazioni degli utenti comuni e i contributi da parte di alcune istituzioni, tra cui l’Unione Europea, oltre ad aziende private, il cui elenco è continuamente aggiornato sul sito ufficiale. Bellingcat non agisce dietro commissioni commerciali e le sue inchieste, per quanto possibile, vengono svolte in maniera dichiaratamente indipendente.

L’altro canale di finanziamento, che contribuisce per circa il 50% dei fondi che entrano a bilancio, è dato dalla formazione sul giornalismo investigativo e le tecniche dell’Open Source INTelligence. Bellingcat tiene regolarmente webinar e, quando possibile, workshop in presenza, in lingua inglese, con il duplice obiettivo di finanziare la propria organizzazione e formare i possibili nuovi collaboratori. I corsi sono abitualmente seguiti da figure eterogenee, come giornalisti, avvocati, periti legali e varie professionalità che intendono conoscere o approfondire questa nuova possibilità in ambito forense. Anche i semplici appassionati possono iscriversi ai corsi di Bellingcat, che costituiscono una palestra molto efficace anche per imparare le tecniche utili al fact checking personale.

Dubbi e perplessità sull’operato di Bellingcat

L’attività giornalistica di Bellingcat si è scontrata con lo spinoso terreno della credibilità soprattutto quando ha iniziato a diventare probatoria nelle aule dei tribunali, nelle commissioni di inchiesta a livello internazionale, come che quella ha seguito l’abbattimento dell’areo civile MH17 nei cieli dell’Ucraina. Eliot Higgings è stato reclutato tra gli esperti del gruppo di lavoro istituito dal tribunale dell’Aia, dove si è svolto il processo. Un ente di studi militari olandese avrebbe smentito in materia categorica le evidenze prodotte da Bellingcat nell’attribuire le responsabilità a un gruppo filorusso composto da quattro persone. Alcuni detrattori, in particolare altri influencer noti per la loro attività contro le fake news, le hanno addirittura ritenute pretestuose, delle autentiche fake news basate sul nulla.

Bellingcat è puntualmente oggetto di accuse di carattere politico. La Russia ha accusato Higgins di essere a libro paga del governo britannico, per fare di Bellingcat un organo di propaganda. Posizione peraltro condivisa da Wikileaks, la creatura del discusso Julian Assange, nei cui confronti Higgins ha sempre categoricamente rifiutato qualsiasi accostamento.

Altri detrattori sostengono che le tecniche di Bellingcat non si basino su presupposti realmente scientifici, cercando soltanto di dare una giustificazione a prese di posizione di carattere politico. Il fatto che le indagini coinvolgano sistematicamente la Russia ed altri paesi in cui l’informazione è molto vincolata, senza entrare nel merito delle attività dei governi occidentali, è stata fonte di ulteriori dubbi circa l’imparzialità del lavoro di Bellingcat.

Al di là delle posizioni avversarie, da cui scaturisce inevitabilmente una diatriba, la questione è oltremodo complessa, come sarebbe assurdo attendersi che indagare su chi viola i regolamenti internazionali e i diritti umani sia qualcosa del tutto autonomo da un’intenzione politica, ancor prima di entrare nell’anacronistica retorica dell’occidente libero contro i regimi totalitari. In un contesto come internet e i social media, in cui chiunque può dire tutto e il contrario di tutto, la ricerca della verità ha un prezzo molto alto, a prescindere dalle bandiere che sventolano all’interno della rete.

Se non ci fossero iniziative come Bellingcat, nessuno inizierebbe nemmeno a indagare su certe situazioni, come avvenuto nel contesto del celebre caso Navalny, che ha visto la collaborazione sul campo dei russi di The Insider, organo di informazione indipendente, quotidianamente attivo nel denunciare la corruzione del loro governo e la puntuale repressione degli oppositori, dimostrando oltre 1000 casi di torture e pesanti intimidazioni operate dalla polizia nei confronti di attivisti vicini alle posizioni di Navalny, dopo gli arresti seguiti alla semplice partecipazione a manifestazioni di pubblico dissenso nei confronti del Cremlino.

L’attività di Bellingcat, ad oggi, è senza dubbio perfettibile sotto molti aspetti ma ha l’oggettivo merito di incoraggiare la nascita di realtà analoghe che, in contesti e culture differenti, cercano di portare il citizen journalism dalla dimensione di attività amatoriale verso una disciplina più credibile e strutturata tecnicamente.

Oltre le polemiche, la volontà di rendere oggettiva la ricerca della verità

Per dare una risposta a tanti interrogativi e ribadire la propria posizione nei confronti dell’opinione pubblica, prima ancora che puntare a convincere scettici e detrattori, Eliot Higgins, nel marzo 2021, ha pubblicato il libro We are Bellingcat: An Intelligence Agency for the People, che spiega l’origine e l’evoluzione del collettivo, oltre a illustrare la mission e le tecniche utilizzate per svolgere le indagini.

Di fronte alle critiche e alle polemiche, Higgins risponde sempre come sarebbe sorpreso del contrario, dati i temi toccati dalle investigazioni. In merito alle puntuali reazioni del governo russo, Higgins rimane convinto che maggiore è l’insofferenza dimostrata da chi vede smentita la propria versione dei fatti, maggiore è la verità emersa dall’indagine svolta. Proprio questo aspetto offre a Bellingcat le motivazioni necessarie per superare le difficoltà, le critiche e continuare “to bell the cat”, per denunciare quelle situazioni che rimarrebbero altrimenti nel silenzio, dal momento che le vittime degli episodi reali non potrebbero certamente permettersi una degna attività di opposizione.

Lo stesso Higgins non ha mai negato di essere partito nella sua avventura come un semplice appassionato, così come non ha fatto mistero dei propri limiti, dal momento che non sarebbe al momento laureato in alcuna disciplina, ma se guardiamo allo staff attualmente impiegato da Bellingcat, ritroviamo moltissimi ricercatori ed esperti in giornalismo, legge, investigazione, armi e strategia militare, che possono vantare un curriculum assolutamente credibile.

Bellingcat sta sostenendo notevoli sforzi per cercare partnership in ambito accademico, per accrescere il proprio livello di credibilità e soprattutto creare un network di competenze più elevato a livello tecnico e scientifico, in grado di contribuire allo svolgimento delle investigazioni. Tra questi soggetti rientra senza dubbio il GLAN (Global Legal Action Network), che ha tra i propri principali partner la Stanford University. GLAN è una rete che promuove l’avvio di azioni legali innovative per contrastare le realtà che perpetuano violazioni dei diritti umani a livello internazionale.

Tra i punti chiave dell’attività di GLAN vi è quella di accreditare le tecnologie OSINT quali probatorie nei dibattimenti giudiziari. Sarà una strada lunga, che vale la pena di essere percorsa. Del resto, ci troviamo di fronte a una situazione inedita, troppo giovane per essere storicizzata, priva di qualsiasi punto di riferimento, che segue di pari passo la rivoluzione nel mondo dell’informazione, in cui le guerre si combattono in diretta sui social, in cui gli hacker si combattono sul fronte della cyber war, in cui le bombe continuano a lasciare sul terreno vittime innocenti, a cui l’Open Source INTelligence può dare almeno un’occasione di verità e giustizia, prima di entrare inevitabilmente nell’oblio della storia.

Scritto da:

Francesco La Trofa

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin