Dalla recente analisi del CRO Forum (aggiornata a giugno 2020), un quadro dei rischi emergenti a maggiore impatto su imprese e compagnie assicurative, classificati in base alla gravità e alle dinamiche temporali. Nuovi rischi che è opportuno conoscere, per poterli gestire.
Il risk management – traduzione inglese di “gestione del rischio” – ha come obiettivo quello di proteggere l’azienda dalle ripercussioni che differenti tipologie di rischio potrebbero avere sulle sue attività, sui suoi operatori, prodotti e servizi.
Il risk management è un processo continuo a difesa del valore dell’azienda nella sua complessità. La norma UNI 11230 del 2007 lo definisce come “… l’insieme di attività, metodologie e risorse coordinate per guidare e tenere sotto controllo un’organizzazione con riferimento ai rischi”. Insieme di metodologie che prevede una serie di fasi e di azioni, a partire dall’individuazione delle risorse finanziarie di cui l’azienda dispone, nonché dei potenziali rischi ai danni dei suoi settori di attività.
Individuati i rischi, è poi necessario analizzarli e valutarli in termini di gravità e di frequenza e monitorarli, nel tempo, allo scopo di prevenirli o ridurli. Il risk management prevede, infine, l’assunzione, da parte dell’azienda, dei rischi finanziariamente sostenibili e l’eventuale trasferimento di parte (o di tutti) i rischi a una compagnia assicurativa.
Il CRO Forum – composto da Chief Risk Officer di grandi compagnie assicurative multinazionali – nella sua recente analisi dei rischi emergenti, identifica quei rischi che, a giudicare dal numero di domande di risarcimento da parte delle aziende, stanno avendo un impatto importante sul settore assicurativo e quelli che, invece, lo avranno entro un periodo di tempo compreso tra uno e cinque anni oppure tra cinque e dieci anni, classificandoli in “rischi bassi”, “medi” e “alti”. Vediamo insieme alcuni dei rischi emergenti definiti “alti” per il tipo di ricaduta che già stanno avendo su imprese e settore assicurativo.
Risk management ed epidemie mondiali
Le epidemie mondiali incidono negativamente sull’intero panorama economico e finanziario. Ce lo ha insegnato il Covid-19, che ha condizionato fortemente il quadro dei rischi emergenti del 2020. Al punto che, oggi, le pandemie rientrano tra i rischi più alti, i cui effetti negativi si sono giù abbattuti sulle compagnie assicurative.
Potenzialmente in grado di influenzare, attraverso impatti profondi sui mercati finanziari, tutte le linee di attività assicurative e tutti gli investimenti, le pandemie hanno il potere di mettere in luce le vulnerabilità del mondo globalizzato e dei sistemi sanitari, di influire sulle attività lavorative, sulle catene di approvvigionamento (col grave rischio di interromperle) e di modificare i comportamenti dei consumatori.
E, nonostante il ruolo centrale della comunità medico-scientifica, è il modo in cui la collettività reagisce all’evento pandemico a determinare la diffusione del virus e la durata dell’emergenza, rendendo, così, difficile, per le compagnie assicurative, fare previsioni circa la durata degli effetti complessivi di un’eventuale nuova epidemia mondiale sulle imprese.
In seguito all’esperienza – ancora in corso – con la pandemia da Coronavirus, l’orizzonte temporale nel quale si consuma l’impatto delle epidemie mondiali sulle imprese, è stato paragonato a quello tipico dei sinistri, vale a dire di quegli eventi che fanno immediatamente scattare le domande di risarcimento.
Protezionismo e conflitti geopolitici: due rischi aggravati dal Covid-19
La pandemia da Covid – non ancora conclusasi e, in alcuni Paesi, ancora nella sua fase acuta – ha inevitabilmente avuto un effetto a catena su alcuni rischi classificati come “alti”, seppure dall’impatto non immediato sul settore assicurativo, previsto in un arco di tempo compreso tra uno e cinque anni.
Stiamo parlando di protezionismo e di conflitti geopolitici. Il primo rischio, appunto, è aumentato in seguito all’emergenza sanitaria mondiale, che ha acuito le tendenze protezionistiche da parte di alcuni Stati, i quali stanno cercando di svincolarsi dalle dipendenze dalle catene di approvvigionamento internazionali, in particolare in settori critici come quelli dei prodotti farmaceutici, delle attrezzature mediche e delle forniture alimentari.
L’aumento del rischio di conflitti geopolitici è, invece, connesso a un indebolimento della cooperazione internazionale, che ha visto molti Governi – in seguito allo scoppio improvviso della pandemia – scegliere di perseguire politiche più nazionalistiche che, alla lunga, potrebbero influire sul clima di conflittualità e tensione tra gli stati. A causa del timore (giustificato) dei contagi e della chiusura di molti Paesi, sarà possibile, col tempo, assistere a una crescita del nazionalismo e delle rivalità internazionali, oltre a vedere aumentare l’instabilità politica all’interno dei singoli Paesi.
Risk management, cyber security e sicurezza infrastrutture critiche
Il cyber risk è, insieme al black out delle infrastrutture critiche, tra i rischi più alti e che maggiormente preoccupano imprese e compagnie assicurative.
Il volume e la sofisticatezza delle attività informatiche criminose, negli ultimi anni, sono andati sempre più aumentando e vi sono crescenti preoccupazioni per quanto riguarda la sicurezza dei dati aziendali proprietari, delle informazioni e del know how delle stesse aziende. In particolare, è il cloud computing a destare maggiori timori, comportando rischi elevati a causa di un suo utilizzo sempre più esteso.
Inoltre, la crescente richiesta di identificazione personale e di autenticazione, con un uso sempre più spinto di lettori biometrici che rilevano linee del volto, della mano, timbro vocale e caratteristiche della retina, faranno sì che aumentino, nei prossimi anni, i rischi legati ai furti di identità.
Oltre al rischio di furto di informazioni, dati e know how aziendale, è alto anche il rischio di attacchi alle infrastrutture critiche, tra cui quelle relative al settore sanitario, alle risorse energetiche, ai trasporti, alle telecomunicazioni, agli impianti di fornitura e distribuzione di acqua potabile.
Il tutto aggravato dal fatto che, in molti Paesi, si assiste a una politica fallimentare per quanto concerne l’aggiornamento e la messa in sicurezza di quelle infrastrutture che, ad esempio, assicurano approvvigionamento idrico e che fanno capo ai trasporti.
Cambiamenti climatici e fenomeni meteorologici estremi: due rischi correlati
L’incidenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici estremi stanno aumentando, con rischi per la salute umana, la specie selvatica, l’agricoltura e, più in generale, per l’economia tutta. E, nei prossimi anni, si prevede che i cambiamenti climatici scateneranno eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e violenti, tra cui ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate, incendi e scioglimento dei ghiacciai.
Una delle cause di tali fenomeni è da ricercarsi nell’aumento di gas serra, principalmente CO2, che, in atmosfera, porta a un aumento delle temperature medie in tutto il globo. Di fronte a tali eventi, il crescente costo dei sinistri è aggravato da proprietà assicurative di valore più elevato, concentrate in località più vulnerabili e a rischio, come, ad esempio, le località sulle coste.
Un altro rischio connesso al clima e, più nello specifico, alla sostenibilità ambientale, ha a che vedere con la transizione verso le politiche green. Un esempio di rischio per il settore assicurativo è dato dalla riduzione di emissioni di gas a effetto serra (in particolare CO2), che ha implicazioni nel momento in cui l’assicuratore si trova davanti ad attività bloccate, diventate obsolete e antieconomiche a causa di cambiamenti nella linea politica come, ad esempio, è accaduto nel settore carbonifero e dei veicoli diesel.