Il Parlamento europeo apre alle New Genomic Techniques (NGT) in agricoltura, specificando, però, alcuni distinguo importanti e imponendo due divieti. Non resta, ora, che attendere l’esito della sessione plenaria e, successivamente, i negoziati con i Paesi membri dell’UE.

Le tecniche di editing genomico applicate agli organismi vegetali rappresentano, oggi, uno strumento dall’impiego rapido e a basso costo per contribuire al raggiungimento della sostenibilità in ambito agroalimentare e, conseguentemente, in ambito ambientale.

Tali tecniche (tra cui, la più recente, è il sistema CRISPR Cas9), mediante modificazioni di parti della sequenza del DNA, consentono di “migliorare” le piante agricole, rendendole più resistenti a insetti, funghi e batteri che le aggrediscono e le danneggiano, nonché alle mutate condizioni climatiche alle quali, ormai, sono esposte.

Colture più forti agli agenti patogeni significa fare a meno dell’utilizzo di pesticidi chimici, dannosi per l’intero ecosistema, riducendo così l’impatto ambientale dell’agricoltura. Inoltre, intervenendo sul loro genoma, è possibile lo sviluppo di vegetali più ricchi di principi nutritivi e, dunque, in grado di provvedere all’alimentazione sicura di una popolazione sempre più in crescita.


È del 5 luglio 2023 la proposta della Commissione europea di un regolamento sulla produzione di piante agricole derivate dall’utilizzo di forbici genetiche, che inaugura una posizione meno rigida e conservatrice dell’UE in tema di New Genomic Techniques.
Il 24 gennaio 2024 l’European Parliament Committee on the Environment, Public Health and Food Safety approva la proposta del disegno di legge sulle colture NGT, ma vieta tassativamente di depositarne i brevetti e di produrle nella filiera del biologico.
La legge su un’agricoltura che si serve delle più recenti scoperte scientifiche della genetica per divenire più forte, più resistente e più nutriente, è un traguardo dalla portata storica verso la sostenibilità alimentare, ambientale, sociale ed economica, nell’Unione Europea come fuori di essa.

Tecniche di editing genomico per la sostenibilità agroalimentare: le regole UE prima del 24 gennaio 2024

Le tecniche di editing genomico rientrano tra le cosiddette “New Genomic Techniques” (NGT) e, dal punto di vista legislativo, all’interno dell’Unione Europea, fino a qualche giorno fa, erano tutte (indistintamente) vincolate dalla stessa direttiva che, dal 2001, disciplina i prodotti OGM (Organismi Geneticamente Modificati), sebbene si tratti di due domini diversi. Gli OGM, infatti, sono tali in seguito all’aggiunta, nel loro DNA, di materiale genetico proveniente da un’altra specie (ad esempio i batteri), mentre, invece, negli organismi vegetali “geneticamente editati” viene eseguito un “taglia-incolla genetico” correttivo su una porzione di DNA bersaglio.

In breve sintesi, la direttiva (UE) 2015/412 (che ha modificato la 2001/18/CE), «… in base a un meccanismo in due fasi, limita o vieta del tutto la coltivazione di OGM all’interno del territorio degli Stati membri», i quali possono solo importarli, destinandoli principalmente ai mangimi per gli animali di allevamento. Questa la posizione rigida dell’UE fino a sei mesi fa. Vediamo, passo dopo passo, che cosa è accaduto nel frattempo.

La proposta della Commissione europea del 5 luglio 2023

In materia di editing genomico per la sostenibilità agroalimentare e ambientale, lo scorso 5 luglio, da Bruxelles, è giunta la proposta di un disegno di legge sulla regolamentazione in materia di piante prodotte con tecniche genomichei cui contenuti appaiono subito più “morbidi” rispetto alle posizioni precedenti dell’UE sulle colture geneticamente modificate, aprendo a un «uso sostenibile delle risorse naturali, per rafforzare la resilienza dei sistemi alimentari e dell’agricoltura all’interno dell’Unione».

Nel concreto, la proposta della Commissione europea contiene l’indicazione di due iter distinti per i futuri prodotti agroalimentari provenienti da colture sottoposte alle New Genomic Techniques. Nel dettaglio, il primo è riferito alle piante agrarie frutto di editing genomico, ma considerate comunque alla stregua di vegetali «presenti anche in natura o convenzionali»; il secondo a quelle piante oggetto di manipolazioni genetiche più complesse.

Per le due categorie di prodotti, il disegno avanzato dall’esecutivo UE prevede requisiti diversi al fine di essere immessi sul mercato. Requisiti proporzionati alle loro differenti caratteristiche e ai diversi «profili di rischio».

Colpo di scena, una decina di giorni fa, a circa una settimana dal voto del Parlamento europeo al disegno di legge, una lettera aperta firmata da 37 premi Nobel e oltre 1.500 scienziati – resa pubblica da diverse testate europee – indirizzata agli eurodeputati.

Tra i firmatari, anche i Nobel Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, scopritrici del sistema di editing genomico CRISPR Cas9, e l’italiano Roberto Defez, intervistato su queste stesse pagine [“Biotecnologie e interventi sul DNA delle colture: occorre un dibattito equilibrato sul tema, accogliendo (non cavalcando) le paure dei non addetti ai lavori”]. La voce unanime degli autori della missiva chiede ai legislatori di sostenere le NGT. Ecco un suo passaggio significativo:

«Le tecniche di editing genomico rappresentano un’enorme promessa per l’agricoltura sostenibile, una maggiore sicurezza alimentare e soluzioni mediche innovative. Ma le opportunità possono essere viste anche in termini di nuovi posti di lavoro e in una maggiore prosperità economica. Un recente rapporto ha dimostrato che la mancata autorizzazione delle NGT potrebbe costare all’economia europea 300 miliardi di euro all’anno in “benefici perduti” in più settori. Questo è il prezzo da pagare per dire “no” al progresso scientifico»

Primo via libera al disegno di legge sull’editing genomico per la sostenibilità agroalimentare nell’Unione Europea

Il 24 gennaio 2024, pochi giorni fa, la Commissione parlamentare europea per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare si è pronunciata in merito alla proposta della Commissione in materia di editing genomico finalizzato alla sostenibilità agroalimentare all’interno dell’Unione. L’esito è stato di 47 voti favorevoli e 31 contrari (con 4 astensioni) al disegno di legge presentato il 5 luglio 2023 [fonte: “New Genomic Techniques: MEPs want to ban all patents for NGT plants” – European Parliament].

Tra i punti emersi durante la votazione, innanzitutto due divieti assolutiquello di produrre vegetali con tecniche di editing genomico nella filiera del biologico, in quanto – secondo la Commissione UE – vanno ancora approfonditi gli aspetti relativi alla loro compatibilità, e quello di depositare brevetti per le colture sottoposte a NGT.

Per quanto concerne, invece, le due categorie di piante agricole prese in esame (la prima comprendente colture oggetto di editing genomico, ma considerate alla stregua di vegetali «presenti anche in natura o convenzionali»; la seconda piante oggetto di manipolazioni genetiche più complesse), viene rimarcata dai deputati l’esigenza di seguire due regole diverse. In particolare, «gli impianti NGT 1, considerati equivalenti a quelli convenzionali, sarebbero esentati dai requisiti della legislazione sugli OGM, mentre agli impianti NGT 2, più complessi, si adatta il quadro giuridico degli Organismi Geneticamente Modificati» si legge nella fonte del Parlamento europeo già citata. E, ancora:

«Per gli impianti NGT 2, i deputati concordano nel mantenere i requisiti della legislazione sugli OGM, compresa l’etichettatura obbligatoria dei prodotti. Per incentivarne l’adozione, essi concordano anche su una procedura accelerata per la valutazione dei rischi, tenendo conto del loro potenziale di contributo a un sistema agroalimentare più sostenibile, ma rimarcano che il cosiddetto principio di precauzione deve essere rispettato»

Lo step successivo prevede, tra qualche settimana, la votazione del disegno di legge durante la sessione plenaria del Parlamento europeo. Superata la quale, verranno avviati i negoziati con gli Stati membri dell’UE.

Che cosa accade nei Paesi extra-UE

In tema di editing genomico per la sostenibilità agroalimentare, l’analisi dei possibili effetti sulla salute umana e l’ambiente e i potenziali problemi di sicurezza dei prodotti alimentari NGT costituiscono il nodo più grosso alla loro adozione libera e agile, specie nei Paesi dell’Unione Europea.

Ricordiamo che, al di fuori dell’UE, tali prodotti sono già da tempo commercializzati. È il caso delle Filippine – dove è possibile acquistare le banane che non diventano nere – e degli Stati Uniti, dove da anni si coltivano maiscotone e soia geneticamente modificati, affinché possano resistere a insetti dannosi, virus, funghi e a periodi di siccità e possano offrire un maggiore contenuto di proteine e vitamine [fonte: “Recent Trends in GE Adoption” – United States Department of Agriculture].

Un interessante studio USA dal titolo “Genetic engineering and genome editing in plants, animals and humans: Facts and myths”, pubblicato sul numero del 10 marzo 2023 della rivista scientifica “Gene” e ripreso da ScienceDirect, suggerisce che:

«…. in realtà non ci sono prove che le piante naturali siano, in linea di principio, più sicure per gli esseri umani rispetto ai prodotti vegetali modificati da tecniche genomiche. I ceppi naturali si evolvono nel tempo attraverso mutazioni genetiche che possono essere altrettanto rischiose per l’uomo e per l’ambiente quanto le mutazioni riscontrate negli NGT»

Pertanto – commentano gli autori – «i ceppi vegetali precedentemente non testati e destinati alla commercializzazione dovrebbero essere anch’essi dimostrati utili o dannosi per l’uomo solo dopo test comparativi, indipendentemente dalla loro origine».

Glimpses of futures

Non è un mistero che, attorno all’approvazione del disegno di legge in materia di editing genomico per la sostenibilità agroalimentare nell’Unione Europea, ruotino molti interessi politici ed economici. Anche il versante dei detrattori – negli Stati membri – è alquanto folto, tra ambientalisti, Associazioni dei consumatori e sostenitori dell’agricoltura contadina che contestano l’assenza di un’analisi dei rischi sul lungo periodo delle New Genomic Techniques, col pericolo, nel tempo – secondo loro – di un inquinamento genetico e di mutazioni involontarie su larga scala. Al momento, insomma, non appare così certo l’esito finale dei futuri negoziati con tutti i Paesi membri.

Detto questo, se ci focalizziamo strettamente sulle potenzialità dello strumento, vale a dire la forbice genetica rappresentata dal sistema CRISPR, non è difficile immaginare uno scenario, a livello globale, in cui l’agricoltura intesa quale “arte di coltivare la terra” viene alleggerita da tutte quelle problematiche che, ad oggi, le impediscono di divenire una pratica concretamente resiliente e sostenibile, sotto il profilo alimentare, sociale e ambientale, guardando ai bisogni dell’umanità intera.

Con l’obiettivo di anticipare scenari futuri, cerchiamo ora di delineare – avvalendoci della consueta matrice STEPS– gli impatti (positivi e non) che le tecniche di editing genomico applicate agli organismi vegetali potrebbero avere su più fronti.

S – SOCIAL: con una popolazione mondiale in crescita e l’acuirsi delle fragilità socio-economiche di molteplici popolazioni a sud del mondo, le tecniche di modifica della sequenza del DNA di determinate piante agricole, volte ad arricchirle di sempre nuove sostanze nutritive, potrebbe rappresentare, per l’intero pianeta, la “manna” del XXI secolo e di quelli a venire.

T – TECHNOLOGY: l’evoluzione, negli ultimi anni, delle tecniche di editing genomico e la continua scoperta di nuovi sistemi CRISPR (un recente studio ne ha addirittura identificati oltre cento), suggeriscono, per il futuro, l’avvento di tecnologie di taglia-incolla genetico ancora più precise e la continua scoperta di nuovi meccanismi di azione delleNew Genomic Techniques, che – da qui a dieci, quindici anni – potrebbero essere in grado, ad esempio, di estendere la loro applicazione dalle colture ai terreni, arrivando a intervenire, migliorandoli, su quelli particolarmente aridi.

E – ECONOMY: la sostenibilità agroalimentare raggiunta attraverso l’adozione delle più moderne tecniche di editing genomico si tradurrà, in un ipotetico scenario futuro, in una radicale trasformazione dell’intera filiera agricola, creando al suo interno nuove figure professionali a supporto degli agricoltori e, dunque, nuovi posti di lavoro.

P – POLITICAL: particolare attenzione dovrà essere costantemente rivolta, in futuro, da parte dei Governi e delle istituzioni, alla supervisione dell’analisi dei rischi sul lungo periodo delle NGT in agricoltura. La sicurezza per salute umana e l’ambiente dovrà sempre essere al centro degli obiettivi della sostenibilità agroalimentare raggiunta mediante sistemi di forbici genetiche.

S – SUSTAINABILITY: con l’evoluzione delle tecnologie di editing genomico destinate all’agroalimentare, gli impatti sulla sostenibilità alimentare, ambientale, sociale ed economica si prefigurano particolarmente incisivi, ma dovranno essere forieri di un tangibile benessere che riguardi in modo equo tutte le popolazioni a livello globale. Nessuno dovrà restare indietro o, ancora peggio, escluso dal processo di cambiamento.

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