La macchine agricole autonome, oltre a risolvere il problema della carenza di manodopera globale, promettono di produrre più derrate alimentari con meno sforzo e meno impatto sull'ambiente.
TAKEAWAY
- Secondo uno studio di Global Market Insights, il comparto delle macchine agricole autonome, entro il 2027, supererà i 95 miliardi di dollari.
- Spinge su tale curva di crescita il problema contingente della mancanza di manodopera agricola – sul qual ha influito la pandemia – oltre alla maturità delle tecnologie alla base dei sistemi robotici e dei droni, utilizzati già da qualche tempo nell’ambito dell’agricoltura di precisione.
- Ultimo protagonista – solo in ordine di tempo – della smart farm, il trattore a guida autonoma, tra le novità della recente edizione del CES di Las Vegas, destinato a velocizzare e ad aumentare la produzione.
Le macchine agricole diventano autonome e si avviano a divenire ulteriore leva di trasformazione del mercato dell’agricoltura? A dirlo sono i numeri, tra cui quelli recentemente riportati da uno studio a cura di Global Market Insights, in base ai quali il settore delle attrezzature agricole autonome, entro il 2027, supererà, globalmente, i 95 miliardi di dollari.
E lo dicono anche i fatti. In particolare, lo rileva un problema che sta affliggendo l’agricoltura, incidendo in modo preoccupante sulle catene di approvvigionamento alimentari a livello globale: la carenza di manodopera. Strascico dell’emergenza pandemica, tale carenza, nel nostro Paese, è denunciata dall’organizzazione di categoria Cia-Agricoltori Italiani. Nel Regno Unito conta circa 500.000 posti vacanti in tutto il settore, evidenziando una crisi senza precedenti. E in Canada la tendenza negativa potrebbe sfiorare i 114.000 posti vacanti entro il 2025, così come negli Stai Uniti, complice il calo dell’immigrazione in seguito al Covid.
Le macchine agricole diventano autonome e perfezionano le metodologie di coltura
Dunque, l’aumento, negli ultimi due anni, della domanda di macchine agricole autonome risponde all’urgenza di trovare una soluzione concreta alla mancanza di braccia umane nei campi.
Ma, a tale proposito, Global Market Insights ricorda come l’imporsi, sul mercato, di tali attrezzature risponda anche alla maturità delle tecnologie che vi sono alla base, capaci di consentire agli agricoltori di svolgere le proprie attività in modo più efficiente, migliorando la produttività dei metodi di coltura, con conseguente aumento delle rese.
In particolare, l’utilizzo delle tecniche che fanno capo all’ambito di studi dell’intelligenza artificiale spinge sempre più verso l’agricoltura di precisione, con soluzioni avanzate di coltura, raccolta e gestione del suolo. Ne sono un esempio gli UGV (Unmanned Ground Vehicle) che, in agricoltura, rispondono a piattaforme robotiche autonome, impiegate, ad esempio, nell’irrorazione mirata dei campi, nella semina e nella raccolta dei prodotti.
Riguardo, nello specifico, a quest’ultimo punto, l’aumento sul mercato della disponibilità delle mietitrici autonome sta innovando le tecniche e le metodologie di raccolta: dotati di bracci decentralizzati, questi macchinari, per rilevare tutte le informazioni relative allo stato di maturazione dei prodotti, si servono di un sistema di computer vision e di sensori di profondità a infrarossi, oltre a sensori LiDAR per determinare la distanza rispetto ai lavoratori presenti sul campo [per approfondimenti sulla robotica, consigliamo la lettura della nostra guida che spiega cos’è, come funziona e quali sono gli esempi applicativi – ndr].
Accanto ai sistemi robotici di terra, un altro attrezzo autonomo strategico – indicato come ulteriore leva per la crescita del mercato – è dato dai droni agricoli, utilizzati, in particolare, nell’ambito del monitoraggio aereo del suolo (per valutare in tempo reale lo stato di salute delle colture) e dell’irrigazione mirata.
Lo studio di Global Market Insights indica l’America Latina come l’area in cui, in questo momento, si registra una forte attenzione alle attività di ricerca e sviluppo in tema di macchine agricole autonome, mossa dall’esigenza di dare nuovo impulso all’agricoltura in tutta la zona e di soddisfare, così, la crescente domanda alimentare.
I trattori autonomi contro la carenza di manodopera agricola
Le macchine agricole diventano autonome e, tra loro, anche i trattori, protagonisti assoluti della lavorazione della terra. La recente edizione del CES – svoltasi da 5 al 7 gennaio 2022 presso il Las Vegas Convention Center – ha dato un assaggio di questa trasformazione, annunciata e attesa da tempo, presentando un modello di trattore completamente autonomo, che sarà disponibile entro la fine di quest’anno.
I dati che emergono dalla ricerca svolta da Global Market Insights stimano, nei prossimi anni, un’impennata della domanda di questo attrezzo agricolo che, per la sua natura multifunzione nei campi, diverrà centrale nel fare fronte alla mancanza di manodopera globale.
Il funzionamento del modello presentato al CES si basa sulla presenza a bordo di sei coppie di telecamere, che rilevano ostacoli e calcolano le distanze. I dati video rilevati vengono poi elaborati da una rete neurale profonda, in grado di classificare ogni pixel di ogni singola immagine alla velocità di circa 100 millisecondi.
Il trattore autonomo viene controllato dall’agricoltore tramite un’app sul proprio telefono, tablet o computer. Una volta programmato, può essere lasciato in funzione nei campi senza la necessità della presenza fisica di qualcuno. Il suo monitoraggio (con l’occhio non solo alla sua posizione e ai suoi movimenti, bensì anche al “come” sta svolgendo il lavoro) avviene da remoto, da computer o dispositivo mobile, con notifica in caso di problemi tecnici, malfunzionamento o anomalie.
Più nel dettaglio, l’app consente all’agricoltore di accedere in tempo reale a video, immagini e a dati relativi alle prestazioni del trattore, con la possibilità di intervenire sulla sua velocità e sull’ottimizzazione delle prestazioni.
Le macchine agricole diventano autonome, contribuendo alla sicurezza alimentare globale
Le tecnologie finora illustrate rispondono non solo alla questione pratica della carenza di manodopera e a finalità legate all’evoluzione del settore agricoltura, ma hanno anche uno scopo dal respiro più ampio, che l’ONU ha provveduto a inserire tra i 17 Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030 – all’obiettivo 2: “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile” – e che il World Economic Forum appoggia tramite iniziative globali, tra cui il recente summit di Davos 2022.
Sempre il WEF ci ricorda che, ad oggi, «due miliardi di persone nel mondo soffrono di malnutrizione e, secondo alcune stime, abbiamo bisogno del 60% in più di cibo per sfamare la popolazione mondiale entro il 2050».
E se il settore agricolo, a livello globale, non appare nelle condizioni atte a fare fronte a questa domanda, le nuove tecnologie, tra cui quelle alla base delle macchine agricole autonome, rappresentano un mezzo concreto per aumentare la produttività e, al contempo, per aiutare la produzione alimentare a divenire più sostenibile.
In tale direzione va l’Innovation with a Purpose Platform, partnership su larga scala lanciata dal WEF nel 2018 proprio con l’obiettivo di facilitare in tutto il mondo l’adozione di nuove tecnologie in ambito agricolo, specie nei Paesi a più fragili sotto il profilo socio-economico, tra cui Africa, India e alcune aree dell’Asia.
La piattaforma attualmente sta lavorando con oltre 50 Istituzioni partner in tutto il mondo, «per sfruttare le tecnologie emergenti e rendere i nostri sistemi alimentari più sostenibili, inclusivi ed efficienti».
Inoltre, ricordiamo che già nel 2009, il World Economic Forum ha definito la New Vision for Agriculture, fissando entro il 2050 il traguardo della trasformazione del settore agricolo globale, che deve poter poggiare su investimenti in nuove tecnologie, partnership con Istituzioni finanziarie e strategie di lungo periodo.
L’iniziativa, che coinvolge oltre 350 Organizzazioni, ha collaborato anche nell’ambito dei lavori del G7 e del G20, avviando collaborazioni per interventi in Africa e Asia (Grow Africa e Grow Asia sono due progetti specifici) e mobilitando oltre 10 miliardi di dollari in impegni di investimento, che hanno raggiunto – ad oggi – oltre 3,6 milioni di piccoli agricoltori.