Dalla stampa 3D agli impatti delle tecnologie “collegate”. Intervista a Sonny Vu, imprenditore e investitore che guarda a scienza dei materiali, biotecnologie e nanotecnologie, robotica e tecnologie per l’ambiente e il Food
Le persone non sono interessate alla stampa 3D, alle persone interessano le “cose” stampate in 3D, quello che ne può derivare come componente o prodotto finito. Lo sa bene Sonny Vu, Chief Executive Officer di Arevo, azienda californiana di cui si è parlato molto nel corso dell’ultimo anno perché grazie alla stampa 3D ha sviluppato una bicicletta elettrica ed un monopattino (entrambi realizzati in fibra di carbonio stampato in 3D).
Abbiamo recentemente avuto l’opportunità di porgli qualche domanda e, data la “caratura del personaggio”, ne abbiamo approfittato per spaziare dalla stampa 3D ad altri aspetti (diretti o indiretti) delle tecnologie ad essa collegate.

Sonny Vu è un imprenditore, la sua nomina a CEO di Arevo arriva dopo un percorso di startup ed exit significative [la sua ultima exit valeva 260 milioni di dollari: ha venduto Misfit, la nota startup di wearable technologies, al gruppo Fossil di cui poi ha ricoperto la carica di Presidente e CTO – nda] e la scelta di investire in startup deeptech. Tre anni fa ha fondato Alabaster, un gruppo di investimento che supporta aziende e imprenditori che sfruttano in modo nuovo le tecnologie per innescare una inversione del cambiamento climatico. Anche grazie all’ambito della stampa 3D, oggi Vu si concentra su ricerca e applicazioni nel campo delle biotecnologie, delle tecnologie per il Food, nella scienza dei materiali, nell’ambito dei semiconduttori, delle nanotecnologie e della robotica.
“Quando mi sono imbattuto in Arevo, una delle aziende più interessanti che avessi mai visto, tornare al ruolo di manager è stata una scelta naturale”, ha sottolineato Sonny Vu in un recente podcast pubblicato nel media hub di GGV Capital.
Arevo si presenta come una “advanced manufacturing technology company”, ossia un’azienda che automatizza la progettazione e la produzione di grandi e complesse strutture composite continue (anche grazie alla stampa 3D), sfruttando materiali come la fibra di carbonio (CFRP – carbon fiber reinforced polymer, polimeri rinforzati con fibra di carbonio) che possono consentire efficienza energetica e prestazionale in moltissime applicazioni e industrie. L’esempio viene proprio dai due prodotti che, recentemente, hanno avuto grande risonanza mediatica (il monopattino e la biciletta).
Non possiamo dunque iniziare la nostra intervista senza chiedere a Vu un’opinione personale sul tema della mobilità sostenibile che, nell’Agenda 2030, coinvolge diversi SDGs, Sustainable Development Goals, e obiettivi: SDG11 (ambito delle città sostenibili) ma anche SDG3 (obiettivi legati a salute e benessere) e SDG9 (obiettivi di sostenibilità del business, nell’ambito dell’innovazione e delle infrastrutture).
Non solo, il trasporto sostenibile ha un impatto su un altro obiettivo importante, il cambiamento climatico, in particolare per la riduzione delle emissioni di CO2 (SDG 13). Ma il 2030 non è lontano. Chiediamo dunque a Sonny Vu quali sono, a suo avviso, le scelte coraggiose da fare.
«Penso che la scelta più coraggiosa da fare sia pensare con la propria testa. Esaminare razionalmente le cose che possiamo fare per avere il maggior e miglior impatto positivo per il pianeta. Per esempio, usare meno i nostri condizionatori d’aria, sprecare meno cibo, e, secondo la mia opinione, anche usare meglio e di più l’energia nucleare. Credo siano queste le cose coraggiose da fare, rispetto a quelle che vengono pubblicizzate come “più buone per il pianeta”, come usare cannucce di carta, il riciclo o l’energia solare», è l’opinione di Vu [che siamo certi, solleverà un vivace dibattito – nda].
Stampa 3D, produzione additiva e molto altro nel futuro di Sonny Vu
I due prodotti che hanno, di fatto, acceso i riflettori su Arevo (la bicicletta e il monopattino elettrici) rappresentano alcune delle innumerevoli opportunità che stampa 3D e ricerca nel campo dei nuovi materiali possono creare, in svariati mercati. Oltre alla mobilità sostenibile, chiediamo a Vu, dove ci porteranno in futuro la scienza dei materiali e la stampa 3D?
«Penso che col tempo la produzione additiva sostituirà la maggior parte della produzione tradizionale. Se questo passaggio all’additive manufacturing richiederà 10 anni o 50 anni, è difficile da dire, ma i benefici sia dal punto di vista della sostenibilità sia da quello economico sono così profondi che penso sia qualcosa che ormai non può essere evitato. A giocare un ruolo determinante (oltre alla stampa 3D) saranno, naturalmente, l’ingegneria e la produzione di massa di nuovi materiali», è il punto di vista di Sonny Vu.
Il focus sul fronte della ricerca scientifica e dei nuovi progressi nel campo della scienza dei materiali ci consente di chiedere a Vu, in virtù della sua “visione privilegiata” sul mondo delle startup deep tech (come accennato, ne ha fondate diverse, in svariati settori e con l’utilizzo di molteplici tecnologie emergenti; dopo la sua ultima exit, ho fondato Alabaster, un gruppo che investe in startupper che fondano aziende con soluzioni radicali che avranno un impatto positivo a livello del pianeta), quali sono le tecnologie sulle quali dovremmo concentrarci oggi, da subito, per dare una svolta concreta all’impegno per la sostenibilità ambientale.
«Tutto ciò che ha a che fare con la riduzione e il miglioramento dell’uso di dispositivi e sistemi HVAC (acronimo di Heating, Ventilation, Air Conditioning, in riferimento alle tecnologie adottate per riscaldamento, ventilazione, aria condizionata)», risponde immediatamente Vu. «Questa è una delle aree di più basso profilo e meno pubblicizzate per la sostenibilità ambientale; un’area che di solito viene ignorata ma stiamo parlando di tecnologie, tra quelle che gli esseri umani usano abitualmente, che consumano più energia».
Tech for good, dalla sostenibilità ambientale a quella sociale
Con Alabaster, Sonny Vu punta a finanziare aziende che trovano soluzioni innovative e radicali nell’ambito della scienza dei materiali, dei semiconduttori e delle biotecnologie che permettono di produrre energia, nonché nel settore Food e prodotti di consumo “più puliti e accessibili”. Non solo sostenibilità ambientale, dunque, ma anche sostenibilità sociale.
Secondo lei, quali sono le tecnologie emergenti che possono essere applicate come “tech for good”?, chiediamo in chiusura a Vu.
«La maggior parte delle cose in cui sono stato coinvolto e a cui ho pensato hanno qualcosa a che fare con l’inversione del cambiamento climatico. Tuttavia, al di fuori di questo spazio, un settore che mi viene in mente è il filtraggio dei contenuti inappropriati. Con le nostre vite così connesse online e l’accesso illimitato alle informazioni dal giorno in cui siamo nati, qualcosa che è emerso come una questione di salute pubblica agli occhi di alcune autorità è l’accesso dei bambini a contenuti inappropriati come la pornografia. È parzialmente un problema perché alcuni sostenitori della “libertà di parola” pensano che filtrare “qualsiasi” tipo di contenuto non vada bene. Ma penso che nel complesso possiamo essere d’accordo sul fatto che i bambini non dovrebbero accedere a contenuti per adulti, che stanno potenzialmente deformando e desensibilizzando un’intera generazione di giovani menti. Eppure, ci sono relativamente poche aziende che tentano di attaccare e risolvere questo problema [una di queste è Canopy – nda]