La recente edizione di 3DExperience Forum Italia è stata, per Dassault Systèmes, l’occasione per un ampio focus sulla sostenibilità e sull’impiego dei gemelli virtuali per il suo raggiungimento.
La correlazione tra virtual twin e sostenibilità – intesa, quest’ultima, sotto il profilo ambientale, sociale ed economico – sta divenendo il paradigma dell’operatività di un numero sempre crescente di aziende, di ogni dimensione e settore di appartenenza.
Parliamo, in questo caso specifico, di “gemelli virtuali”, da non confondere con i “gemelli digitali” (o digital twins), benché la differenza tra le due rappresentazioni (virtuale la prima, digitale la seconda) sia sottile.
Se, attraverso i digital twins, abbiamo a diposizione il modello software di un oggetto, di un macchinario, di un edificio, di un processo, utile a comprendere come questi “si comporteranno” una volta sviluppati, «l’esperienza del gemello virtuale ci conduce oltre», ha precisato Chiara Bogo, Marketing Director di Dassault Systèmes, durante l’edizione 2022 del 3DExperience Forum Italia, tenutasi di recente a Milano.
«Il virtual twin – ha proseguito – ci consente di simulare e di andare a modellare anche l’ambiente all’interno del quale l’oggetto, il macchinario, l’edificio o il processo andranno inseriti, così come le esperienze di coloro che interagiranno con essi e li utilizzeranno nel mondo reale»
È facile intuire, a questo punto, il passaggio che lega la rappresentazione virtuale di un oggetto al concetto di sostenibilità. Basti pensare – solo per citare alcuni esempi – alla possibilità di «simulare innumerevoli alternative e soluzioni progettuali, affinché un’azienda possa ridurre le emissioni, minimizzare i consumi o ripensare il fine vita dei prodotti e renderli riutilizzabili in ottica di economia circolare».
Rientra tra questi esempi anche l’iniziativa Water for Life, lanciata qualche anno fa da Dassault Systèmes a supporto dell’Obiettivo 6 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite – “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie” – per la misurazione e la conseguente riduzione dell’impatto idrico associato alle attività industriali, mediante l’impiego della piattaforma 3DEXPERIENCE della stessa azienda. Ma entriamo più nel dettaglio.
Virtual twin per la sostenibilità: un vantaggio competitivo per le aziende
Quella della sostenibilità è un’urgenza globale che riguarda tutte le aziende di ogni dimensione e settore, chiamate a rispondervi avvalendosi di talenti, metodologie e tecnologie (tra cui, appunto, il virtual twin) a loro disposizione.

E il “modo” in cui risponderanno costituisce un asset strategico, un vantaggio competitivo sul mercato, rimarca Umberto Arcangeli, nuovo VP & Managing Director Southern Europe e AD Italia di Dassault Systèmes. Il quale, a tale proposito, ricorda che, a partire dai report che verranno pubblicati a gennaio 2024, nei Paesi UE entrerà in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la quale per la prima volta definisce criteri precisi in base ai quali le aziende dovranno redigere i report di sostenibilità, includendo (è questa una delle novità), oltre alle grandi imprese quotate o non quotate sui mercati, anche le piccole e medie imprese quotate.
Va, dunque, ad ampliarsi il numero delle organizzazioni che, attraverso il report di sostenibilità, avranno modo di raccontare l’impegno nel fare propri i 17 Sustainable Development Goals in tema di sostenibilità sociale, economica e ambientale previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU.
Ma, nel concreto, a quale “sostenibilità” si fa riferimento quando si parla di aziende? Arcangeli distingue, in particolare, tre tipologie. La prima ha a che vedere con i prodotti e l’erogazione di servizi, ossia col modo in cui le aziende – nelle fasi di produzione – sono attente agli sprechi di forza lavoro, energia, materiali e macchinari e alla riduzione della propria impronta di carbonio.
La seconda sostenibilità è quella che, invece, ha come oggetto l’organizzazione interna e le competenze, ovvero il modo in cui le imprese lavorano, come si organizzano per essere più agili e più innovative nell’affrontare crisi e difficoltà e per condividere – al proprio interno e in un network più esteso – dati e informazioni.
Infine, la sostenibilità legata al business model, al modo in cui le aziende creano nuovo valore reinventando, di volta in volta, modelli di business sempre più aderenti a politiche e a misure atte a contrastare le problematiche in tema di ambiente e ad affrontare le questioni socioeconomiche.
Esempi di utilizzo del gemello virtuale per la sostenibilità
Il gemello virtuale applicato al prodotto consente non solo la sua simulazione statica, ma anche quella relativa al suo funzionamento nel mondo reale, al modo in cui esso viene assemblato e distribuito, manutenuto e smaltito. E, infine, anche al modo in cui interagisce col suo utilizzatore.
In particolare, in tema di virtual twin per la sostenibilità riferita ai prodotti, Umberto Arcangeli cita l’esempio di unproduttore di attrezzature innovative per l’agricoltura, il cui obiettivo è – servendosi della simulazione virtuale – riuscire a mettere a punto sistemi dall’elevata efficienza sotto il profilo tecnologico ma, allo stesso tempo, compatibili con l’ambiente, dalle basse emissioni e nel rispetto del suolo.
Un secondo esempio – sempre in tema di sostenibilità correlata ai prodotti – è quello di un produttore di sedili per auto ecologici che, impiegando la piattaforma 3DEXPERIENCE, ha simulato virtualmente la fase di produzione, riuscendo a individuare quei passaggi più lenti e poco fluidi.
Il risultato ha portato a una maggiore razionalizzazione del processo produttivo, con conseguente riduzione delle tempistiche di lavorazione (di una percentuale compresa tra il 25 e il 30 per cento), nonché dei consumi e dell’energia.
In materia di sostenibilità riferita all’organizzazione interna e alle competenze, Arcangeli porta l’attenzione sull’aggregazione dei dati in maniera strutturata e sulla loro disponibilità a tutto il personale aziendale come base per la creazione di un patrimonio conoscitivo che diventa, a sua volta, un asset dell’azienda.
Tra gli esempi virtuosi di aziende che hanno adottato il virtual twin a tale scopo, quello di un produttore di arredamenti da interno e da esterno che sfrutta materiali di riciclo, il quale – per mezzo della 3DEXPERIENCEPlatform su cloud – è stato in grado di dare vita a un patrimonio conoscitivo aziendale e, con l’impiego del rendering 3D ad alta definizione, di mettere a disposizione dei propri clienti un’esperienza immersiva.
Per quanto riguarda, invece, la sostenibilità legata al business model aziendale, l’ultimo esempio fatto da Umberto Arcangeli è quello di uno studio di ingegneria che, dall’adozione del virtual twin per la progettazione di costruzioni, è poi passato a un’attività diversa e cioè alla simulazione di costruzioni per verificarne il loro comportamento nel mondo reale.
Focus sul settore life science
In tema di virtual twin per la sostenibilità, Olivier Ribet, Executive Vice President EMEAR di Dassault Systèmes, rammentando come la simulazione virtuale del mondo reale sia applicabile a ogni tipologia di azienda, sottolinea, in particolare, tre settori strategici per la multinazionale francese, ossia quello manifatturiero, del life science e delle infrastrutture.

Per quanto concerne, nello specifico, il comparto life science, il contributo di Dassault Systèmes va nella direzione della medicina di precisione (o “medicina personalizzata”) e dei trattamenti farmacologici personalizzati, guardando – spiega Ribet – non solo al paziente, ma anche al medico, il quale necessita di una formazione e di strumenti sempre più all’avanguardia.
Ma in che modo il virtual twin si declina nel settore medicale, supportandone la sostenibilità? Innanzitutto, la possibilità di simulare – mediante i gemelli virtuali – una data patologia ai danni di un dato organo, consente di studiarla nel modo più realistico possibile e di eseguire una serie di test per capire come affrontarla dal punto di vista chirurgico o terapeutico, ottenendo un risparmio che si traduce in minori costi e in minori risorse ospedaliere da impiegare.
Olivier Ribet cita il loro “virtual brain”, ambiente virtuale in cui vengono simulate – per studiarle e comprenderne i “comportamenti” nel mondo reale, ovvero il cervello biologico – la struttura e la funzione cerebrale.
Osservare, ad esempio, come si comporta il gemello virtuale del cervello in caso si aneurisma – fa notare Ribet – permette alle aziende che sviluppano prodotti per procedure neuro-vascolari, nonché al personale medico, di definire trattamenti ad hoc, con conseguente riduzione dei tempi e dei costi.
Anche sul fronte farmacologico – prosegue l’Executive Vice President EMEAR – l’impiego della simulazione virtuale in sede di sperimentazione (che riduce le tempistiche e i costi degli studi clinici tradizionali) sposa l’approccio predittivo agli effetti biologici dei trattamenti sull’essere umano, aprendo alle terapie personalizzate.
L’esempio di Biomodex – che sviluppa simulatori virtuali biorealistici per prove di procedure complesse sul paziente da parte dei medici e per la formazione avanzata degli studenti – è eloquente dell’applicazione del virtual twin in ambito life science.
In particolare, servendosi della piattaforma 3DEXPERIENCE – l’azienda è in grado di riprodurre gemelli virtuali dell’anatomia reale del singolo paziente, di crearne repliche esatte stampate in 3D e di simulare il comportamento dell’organo durante una determinata procedura medica.
«Poter definire e testare – grazie alle tecnologie di cui oggi disponiamo – le migliori procedure, specifiche per qual dato paziente, prima della chirurgia dal vivo, aiuta il personale medico a prepararsi in modo accurato, oltre a migliorare l’esperienza del paziente stesso» conclude Ribet.