Per caratteristiche intrinseche - pur formatesi in un contesto del tutto differente, come quello della transazione monetaria - la blockchain ha dimostrato un livello di affinità molto promettente nel garantire elevati livelli di trasparenza ai processi che regolano la tracciabilità dei prodotti.

TAKEAWAY

  • La filiera alimentare, farmaceutica e manifatturiera necessita di procedure di tracciabilità digitali molto più efficienti rispetto al contesto tradizionale.
  • La blockchain, grazie alla sua logica a registro distribuito, offre una valida alternativa tecnologica, derivante dall’analogia concettuale tra i processi da tracciare e le transazioni monetarie da cui ha avuto origine.
  • Il futuro appare molto promettente, ma rimangono da superare oggettivi problemi relativi all’origine del dato e alla sostenibilità economico ambientale di un sistema basato sulla blockchain per la tracciabilità.

Il tema della blockchain per la tracciabilità dei prodotti si fa di giorno in giorno più attuale, dimostrando come questa tecnologia emergente sia sempre più chiamata a dare risposte ad ambiti di business anche piuttosto distanti dal suo contesto originale, che sappiamo coincidere con la transazione delle criptovalute.

Vediamo in cosa consiste la tracciabilità di un prodotto e perché la blockchain, almeno dal punto di vista tecnologico, può costituire un’opportunità davvero irrinunciabile, a patto di risolvere una serie di oggettivi limiti che al momento ne condizionano la diffusione massiva.

Tracciabilità dei prodotti: un’esigenza sempre più concreta per la filiera alimentare, farmaceutica e manifatturiera

La tracciabilità di un prodotto è una questione molto ampia, che riguarda la validazione, la verifica e la garanzia dell’origine, della movimentazione e della trasformazione delle materie prime in prodotti finiti.

Per l’oggettiva incidenza derivata dal loro volume d’affari, si distinguono in particolare tre settori, dove il controllo della filiera di approvvigionamento è indispensabile per contrastare il fenomeno della contraffazione delle merci.

Nel caso della filiera alimentare, parliamo, soltanto per l’Europa, di una base di oltre 500 milioni di consumatori, che ogni giorno consumano miliardi di prodotti. Cosa differenzia un prosciutto da un euro ed uno da cinque euro? E ancora, come è possibile assicurare la genuinità dei prodotti e scongiurare lavorazioni di bassa qualità in un contesto garantito come D.O.C. o D.O.P.?

La risposta a queste ed altre domande utili ad assicurare fiducia e sicurezza al consumatore derivano dalla tracciabilità puntuale di tutti i passaggi che il prodotto effettua dalla sua origine in natura fino alla messa in tavola.

L’industria farmaceutica e l’industria manifatturiera si trovano ogni giorno a dover lottare contro il fenomeno della contraffazione. I rischi che si inseriscano nei circuiti della distribuzione dei lotti non autorizzati sono concreti, soprattutto sfruttando le falle di un sistema che manca molto spesso di organismi di controllo a livello internazionale.

Si pensi all’industria della moda, a quanti prodotti contraffatti o rubati riescono a penetrare sul mercato. Nel caso dei farmaci, una contraffazione, al di là di costituire un danno economico, può avere gravi ricadute di sicurezza per i consumatori, oltre a conseguenze devastanti per l’immagine dei marchi coinvolti, pur evidente parte lesa nella vicenda.

Nel contesto della trasformazione digitale, la velocità dei flussi va totalmente ridefinita. Un’operazione di verifica sulla filiera non può più durare giorni, o addirittura settimane di indagini, il suo esito deve essere garantito nell’ordine dei minuti, se non addirittura dei secondi.

Garantire nuove soluzioni per la tracciabilità diventa, dunque, un presupposto essenziale per migliorare in maniera significativa l’efficienza delle supply chain, riducendo costi e tempi legati alle loro operazioni. E qui entra in gioco la blockchain per la tracciabilità. Vediamo in che modo.

Blockchain per la tracciabilità: la soluzione tecnologica

La tracciabilità si lega indissolubilmente ai processi necessari per monitorare gli step che avvengono lungo tutta la filiera di approvvigionamento e dal punto di vista delle applicazioni, sono state tentate molte soluzioni per dare una risposta operativa a questa esigenza fondamentale.

Per caratteristiche intrinseche, pur formatesi in un contesto del tutto differente, come quello della transazione monetaria, la blockchain ha dimostrato un livello di affinità molto promettente nel garantire elevati livelli di trasparenza ai processi che regolano la tracciabilità dei prodotti.

Grazie alla sua logica decentralizzata a registro distribuito (DLT), alla regola del consenso distribuito ed alla profonda sicurezza dei sistemi di autenticazioni a doppia chiave, la blockchain offre la tecnologia ideale per custodire in maniera inalienabile il percorso delle merci lungo l’intera filiera che caratterizza il ciclo di vita di un prodotto.

Si tratta in sostanza di adattare le “tradizionali” transazioni della blockchain alle fasi che costituiscono il tracciamento, conservando tutti gli estremi relativi all’origine dei prodotti e agli attori coinvolti, con una marca temporale che non lascia oltretutto dubbi sulla cronologia della filiera.

In tema di blockchain per la tracciabilità, il requisito di base per poter tracciare un prodotto risiede nella sua unicità, che coincide con l’assegnazione un codice univoco, indispensabile per seguire il suo percorso attraverso tutte le transazioni che intervengono durante la filiera.

In altri termini, i prodotti che si adattano meglio alla tracciabilità sulla blockchain sono i token non fungibili, che non possono essere sostituiti direttamente da altri identici. In caso contrario, si rende necessario un ulteriore momento di certificazione da parte di un soggetto terzo fiduciario.

Le applicazioni della blockchain pertanto offrono una soluzione parziale, molto valida nei presupposti, ma non risolvono alcuni problemi basilari, dovuti in parte a questi puramente contenutistico e al dover ancora adattare in molti frangenti una tecnologia che non è nata per supportare nello specifico la tracciabilità.

blockchain per la tracciabilità
Grazie alla sua logica decentralizzata a registro distribuito, alla regola del consenso distribuito e alla sicurezza dei sistemi di autenticazioni a doppia chiave, la blockchain offre la tecnologia ideale per custodire il percorso delle merci lungo l’intera filiera del ciclo vita di un prodotto.

Blockchain per la tracciabilità: i limiti da superare

Analizzando in senso ampio l’impiego della blockchain per la tracciabilità, emergono dei limiti piuttosto oggettivi, che, al di là di costituire un attuale barriera alla sua diffusione, possono costituire una grande opportunità, in quanto identificano in maniera piuttosto mirata i problemi da risolvere.

La prima questione fondamentale è data dall’origine dei dati. Come abbiamo visto, la blockchain offre una soluzione tecnologica sicura alla tracciabilità, ma se i dati all’origine non sono affidabili, l’esito non potrà risultare soddisfacente.

La blockchain può infatti archiviare le transazioni garantendone la sicurezza, la distribuzione e l’immutabilità, ma l’attendibilità dell’origine del dato inserito nella transazione deve essere garantita in altro modo.

Per uscire da questa impasse, onde ricadere in sterili considerazioni relative all’incoerenza di un controllo centralizzato nel contesto di una blockchain, si rende utile la distinzione tra certificazione e tracciabilità

Se la seconda può essere assicurata dalle tecnologie della blockchain, per certificare l’origine è essenziale l’azione diretta di produttori autorevoli e consorzi affidabili, specie se capaci di fungere da garanti a livello internazionale. Pur con il supporto di tutta la tecnologia possibile, si pensi ad avanzati sistemi IoT, non esiste al momento un sistema in grado di decentralizzare il controllo all’origine del prodotto.

La seconda questione è data dalla sostenibilità economica. L’impiego della blockchain per la tracciabilità comporta ordini di grandezza potenziali nell’ordine di diversi miliardi di transazioni al giorno.

Per garantire la trasparenza nei confronti dell’utente finale è necessario avvalersi di una blockchain pubblica e, a patto di disporre di reti blockchain in grado di sostenere un simile carico, va ricordato come le transazioni abbiano un costo, utile a sostenere il lavoro dei nodi e dei validatori dei blocchi.

L’enorme flusso di dati che deriva dalla tracciabilità dei prodotti genera inoltre un problema di oggettiva ridondanza nel registro, che acquisirebbe in breve tempo dimensioni incredibilmente elevate. Si tratterebbe di un problema oggettivo, considerando che l’intero registro di una blockchain viene costantemente aggiornato su tutti i nodi della sua rete decentralizzata.

Data questa premessa, è facile intuire come un ruolo decisivo sia esercitato dal design, mirato ad ottimizzare tecnologicamente i processi e registrare sulla blockchain pubblica soltanto le informazioni puramente necessarie, alleggerendo l’intero flusso grazie ad utilizzo ibrido di blockchain pubbliche e private, dove le transazioni non comportano costi aggiuntivi, pur risultando utili soltanto all’uso interno dell’azienda.

Le operazioni possono inoltre essere implementate da una serie di servizi off-chain, capaci di alleggerire il carico di dati nelle transazioni, senza compromettere l’attendibilità generale del processo.

La terza questione relativa all’impiego della blockchain per la tracciabilità, pur meno oggettivabile nella sua valutazione, deriva dalla sostenibilità ambientale. Anche in questo caso si tratta di distinguere tra il prodotto in sé, che può essere ecologicamente sostenibile, a filiera corta e confortato da tutti i caratteri qualitativi possibili, e l’intero impianto necessario per renderlo disponibile sul mercato.

Il classico esempio è dato dall’auto elettrica. Vero, ha un livello di emissione di CO2 molto contenuto, ma i processi di lavorazione necessari a produrre le sue batterie sono tutt’altro che sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale.

Il primo limite da superare: l’origine del dato

Analizzando in senso ampio l’impiego della blockchain per la tracciabilità, emergono dei limiti piuttosto oggettivi, che, al di là di costituire un attuale barriera alla sua diffusione, possono costituire una grande opportunità, in quanto identificano in maniera piuttosto mirata i problemi da risolvere.

Una questione fondamentale è data dall’origine dei dati. Come abbiamo visto, la blockchain offre una soluzione tecnologica sicura alla tracciabilità, ma se i dati all’origine non sono affidabili, l’esito non potrà risultare soddisfacente. La blockchain può infatti archiviare le transazioni garantendone la sicurezza, la distribuzione e l’immutabilità, ma l’attendibilità dell’origine del dato inserito nella transazione deve essere garantita in altro modo.

Per uscire da questa impasse, onde ricadere in sterili considerazioni relative all’incoerenza di un controllo centralizzato nel contesto di una blockchain, si rende utile la distinzione tra certificazione e tracciabilità. Se la seconda può essere assicurata dalle tecnologie della blockchain, per certificare l’origine è essenziale l’azione diretta di produttori autorevoli e consorzi affidabili, specie se capaci di fungere da garanti a livello internazionale. Pur con il supporto di tutta la tecnologia possibile, si pensi ad avanzati sistemi IoT, non esiste al momento un sistema in grado di decentralizzare il controllo all’origine del prodotto.

La sostenibilità economica e ambientale della blockchain per la tracciabilità

Oltre all’origine del dato, un interrogativo ricorrentederiva dalla sostenibilità economica. L’impiego della blockchain per la tracciabilità comporta ordini di grandezza potenziali nell’ordine di diversi miliardi di transazioni al giorno.

Per garantire la trasparenza nei confronti dell’utente finale è necessario avvalersi di una blockchain pubblica e, a patto di disporre di reti blockchain in grado di sostenere un simile carico, va ricordato come le transazioni abbiano un costo, utile a sostenere il lavoro dei nodi e dei validatori dei blocchi.

L’enorme flusso di dati che deriva dalla tracciabilità dei prodotti genera inoltre un problema di oggettiva ridondanza nel registro, che acquisirebbe in breve tempo dimensioni incredibilmente elevate. Si tratterebbe di un problema oggettivo, considerando che l’intero registro di una blockchain viene costantemente aggiornato su tutti i nodi della sua rete decentralizzata.

Data questa premessa, è facile intuire come un ruolo decisivo sia esercitato dal design, mirato ad ottimizzare tecnologicamente i processi e registrare sulla blockchain pubblica soltanto le informazioni puramente necessarie, alleggerendo l’intero flusso grazie ad utilizzo ibrido di blockchain pubbliche e private, dove le transazioni non comportano costi aggiuntivi, pur risultando utili soltanto all’uso interno dell’azienda. Le operazioni possono inoltre essere implementate da una serie di servizi off-chain, capaci di alleggerire il carico di dati nelle transazioni, senza compromettere l’attendibilità generale del processo.

Un ulteriore punto critico relativo all’impiego della blockchain per la tracciabilità, pur meno oggettivabile nella sua valutazione, deriva dalla sostenibilità ambientale. Anche in questo caso si tratta di distinguere tra il prodotto in sé, che può essere ecologicamente sostenibile, a filiera corta e confortato da tutti i caratteri qualitativi possibili, e l’intero impianto necessario per renderlo disponibile sul mercato. Il classico esempio è dato dall’auto elettrica. Vero, ha un livello di emissione di CO2 molto contenuto, ma i processi di lavorazione necessari a produrre le sue batterie sono tutt’altro che sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale.

Cosa dire in merito alla blockchain per la tracciabilità? I consumi energetici e le infrastrutture IT necessarie per assicurare il servizio sono ad oggi molto onerosi da sostenere, con una ricaduta ambientale che va in controtendenza con le linee di indirizzo generali, orientate a ridurre sensibilmente l’impatto globale.

Oggi assistiamo ad una fase di grande fermento, in cui soprattutto i provider tecnologici nell’ambito delle telecomunicazioni, per sostenere le applicazioni delle reti 5G, stanno siglando importanti partnership con i marchi del settore alimentare, farmaceutico e manifatturiero, per assicurare servizi che coinvolgono la blockchain e i sistemi IoT, indispensabili per seguire in maniera automatizzata il tracciamento dei prodotti. Siamo all’alba di una nuova era, la cui strada, ironia della sorte, risulta già tracciata, anche se è lecito attendersi un tragitto impervio e molto impegnativo da percorrere.

Scritto da:

Francesco La Trofa

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin