Il recente evento virtuale organizzato fa VMware Italia è stata l’occasione per un’interessante riflessione sull’andamento del mercato digitale nel nostro paese e sulle tendenze emerse con la prima ondata della pandemia, destinate a proseguire il loro percorso.

TAKEAWAY

  • I dati Anitec-Assinform sul mercato digitale in Italia nel primo semestre del 2021 parlano di 36.069 milioni di euro complessivi di fatturato, con un +5,7% rispetto allo stesso periodo del 2020. Tra i digital enebler, intelligenza artificiale e cloud computing si sono rivelate le tecnologie con i tassi di crescita maggiori.
  • Tra i trend del mercato, quello dettato dall’esigenza di “ripensare la sicurezza” attraverso soluzioni in grado di fare fronte ad attacchi cyber sempre più raffinati, tra cui l’approccio Zero Trust, per la cui adozione – già nel 2021 – l’82% delle aziende europee ha aumentato il proprio budget.
  • Un’altra tendenza, da qui ai prossimi anni, è legata agli investimenti e all’utilizzo del cloud, che vede, in particolare, l’adozione del multi-cloud con approccio smart, ossia basato su una piattaforma per tutte le applicazioni, ovunque esse siano distribuite.

Sicuramente la prima grave ondata dell’emergenza pandemica, a marzo 2020, è stato il motore che ha dato nuova spinta al digitale, accelerandone la corsa. Ma sta di fatto che, ad oggi, dopo due anni esatti, quei cambiamenti innescati – nel mondo, come in Italia – e le tecnologie che li hanno abilitati, non accennano a retromarce, né a rallentamenti. È una grande onda che non si arresta e che, nel suo movimento di trasformazione, investe tutti: cittadini, aziende private, pubbliche amministrazioni, Istituzioni.

Il futuro sembra essere ormai segnato da tale movimento irreversibile, al punto che quest’ultimo costituisce uno dei nodi centrali della ripresa economica, come ha fatto notare Raffaele Gigantino – Country Manager VMware Italia – durante il recente evento virtuale che ha visto l’azienda protagonista e che ha rappresentato l’occasione per fare il punto sull’andamento del mercato digitale nel nostro paese e sui trend tecnologici che lo attraversano.

Il digitale in Italia: uno sguardo ai numeri del mercato

A tratteggiare il quadro del mercato digitale in Italia, Eleonora Faina, Direttore Generale di Anitec-Assinform, la quale, durante l’incontro, ha presentato i dati rilevati dalla stessa Anitec-Assinform a novembre 2021 e riferiti alla prima metà dell’anno scorso.

Dati dai numeri positivi, a conferma della crescita costante vissuta dal settore a partire dagli ultimi anni, a eccezione del 2020, anno del picco pandemico, che ha visto comunque «una flessione molto contenuta, in termini di valori di milioni di euro e in termini di percentuale», specifica Faina.

Nel dettaglio, nei primi sei mesi del 2021, il comparto ha registrato 36.069 milioni di euro complessivi, con una crescita pari al 5,7% rispetto al 2020. Il segmento maggiormente in ascesa, quello dei Dispositivi e Sistemi, con 9.836 milioni di euro di fatturato e un +11,9%, seguito da Contenuti e Pubblicità Digitale (6.513 milioni di euro, +9,2), Software e Soluzioni ICT (3.653 milioni di euro, +8,2%) e Servizi ICT (6.431 milioni di euro, +8%). Col segno meno, invece, i Servizi di Rete, con 9.636 milioni di euro di fatturato e -4,1% rispetto al 2020.

Le previsioni per quest’anno parlano di un nuovo impulso che, presumibilmente, si tradurrà in 79.286 milioni di euro e un +5,1% sul 2021. Così come per il biennio 2023-2024, di cui si prevedono, rispettivamente, un +5,5% e un +4,9%.

Andamento del fatturato del mercato digitale in Italia nel primo semestre 2021, con riferimento ai dati relativi al 2020 e al 2019, nello stesso periodo (Fonte: Anitec-Assinform/NetConsulting Cube).
Andamento del fatturato del mercato digitale in Italia nel primo semestre 2021, con riferimento ai dati relativi al 2020 e al 2019, nello stesso periodo
(Fonte: Anitec-Assinform/NetConsulting Cube).

Interessanti anche i numeri relativi agli “abilitatori del digitale”, ossia a quelle tecnologie innovative sulle quali si fonda la crescita degli investimenti da parte delle organizzazioni e considerate alla base dei progetti di trasformazione digitale. Ebbene, secondo i dati Anitec-Assinform, nel primo semestre del 2021 sono state intelligenza artificiale e cloud computing quelle con i tassi di crescita maggiori, se comparate con i dati dello stesso periodo dell’anno precedente.

Percentuali di crescita - rispetto allo stesso periodo del 2020 - delle tecnologie più innovative (Fonte: Anitec-Assinform/NetConsulting Cube).
Percentuali di crescita – rispetto allo stesso periodo del 2020 – delle tecnologie più innovative (Fonte: Anitec-Assinform/NetConsulting Cube).

L’impatto degli investimenti finanziati attraverso il PNRR

Un punto importante nell’analisi previsionale, nonché fattore decisivo per il mercato digitale in Italia da qui al 2024 – sottolinea Faina – sarà l’impatto del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), «grande opportunità di trasformazione del tessuto produttivo del paese, oltre che del rapporto dei cittadini col digitale, nonché impegno importante per la PA nel fare in modo che queste risorse vengano poi tradotte in effettivi progetti». In particolare, l’Associazione ha ipotizzato diversi scenari, «cercando di immaginare che cosa accadrà».

Lo “scenario ottimistico” è quello in cui si prevede l’utilizzo del 100% delle risorse messe a disposizione dal Piano, generando, in questo modo, un valore pari a 7.839 milioni di euro nel 2022, a 9.142 milioni nel 2023 e a 8.915 milioni nel 2024. Osserva il Direttore Generale di Anitec-Assinform:

«Con questo scenario abbiamo ipotizzato una forte crescita del digitale da qui al 2024. Sempre che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sia in grado di accelerare al cento per cento il ciclo economico e di tradursi non solo in investimenti pubblici, ma soprattutto in investimenti privati»

Un altro esempio di scenario ipotizzato è, invece, quello che prevede l’utilizzo del 50% delle risorse, generando 3.919 milioni di euro nel 2022, 4.571 milioni nel 2023 e 4.457 milioni nel 2024. E altri esempi seguono.

Tuttavia, al di là dei numeri, «la sfida che ci attende in questi anni è spingere affinché tali investimenti diventino fatto reale e concreto. E in questo saranno fondamentali la capacità di spesa degli enti locali, le capacità delle imprese di programmare per tempo gli investimenti, oltre alla capacità del governo di eseguire le riforme strutturali previste dal Piano» ha rimarcato Faina.

Il digitale in Italiaquali tendenze per il futuro e come guidarle?

Tra quei cambiamenti di digital transformation innescati dalla pandemia che – come accennato all’inizio – non mostrano segni di retromarcia né di rallentamento e che oggi connotano il mercato del digitale in Italia, vi è una nuova modalità di lavoro, che porta con sé tutta una serie di tecnologie e di applicazioni atte a supportarla.

Claudia Angelelli, Senior Manager Solution Engineering VMware, ne parla come di un trend «dal quale non si torna più indietro», anche perché ha dato frutti positivi in termini di aumento della produttività. Si tratta dello smart working, la cui percentuale di attuazione, nel nostro paese, è passata dal 18% in fase pre-Covid, attestandosi, oggi, attorno al 37%.

Modalità che non verrà abbandonata, ma che andrà sempre più confluendo nel “lavoro ibrido”, fatto di alternanza di lavoro da remoto e di lavoro in presenza. Il che implicherà, per le aziende, dare massima attenzione a tutta una serie di questioni, tra cui la sicurezza dei dati e delle informazioni scambiate durante il flusso di lavoro, nel rispetto delle policy aziendali.

Ma c’è un aspetto toccato da Angelelli, che ha un impatto negativo su questa nuova modalità di lavoro – come rileva lo studio “The Virtual Floorplan: New Rules for a New Era of Work”, realizzato da Vanson Bourne per conto di VMware – e che ha a che vedere con la sorveglianza dei dipendenti per monitorarne la produttività e con la conseguente fuga di talenti. Basti un dato: nel nostro paese, «il 36% delle aziende che hanno adottato metodologie per sorvegliare i dipendenti in modalità lavoro ibrido e il 45% di quelle che sono intenzionate a farlo, stanno assistendo a un drastico aumento del turnover dei dipendenti».

Questo scenario induce a riflettere sull’esigenza – nell’ambito di una tematica così delicata, che vede al centro risorse umane e non macchine – di trovare il giusto equilibrio nel mettere a punto misure per mezzo delle quali valutare le prestazioni e il livello di produttività dei lavoratori, tenendo conto anche degli aspetti psicologici che vi sono legati.

Un altro trend che deriva dalla prima fase dell’emergenza Covid, durante la quale gli attacchi informatici sono andati aumentando in modo importante, riguarda l’esigenza di “ripensare la sicurezza”.

A tale proposito, sempre Eleonora Faina sottolinea come i cyber attack, nel 2020, siano cresciuti del 12% rispetto all’anno precedente e come, nel 2021, tale tendenza sia accelerata con, in particolare, i settori Pubblica Amministrazione, Difesa e Sanità tra i più colpiti. Per quanto concerne la spesa relativa a soluzioni e servizi di cyber security, tra quest’anno e il 2024 ci si attende un aumento annuo del 13,1%, superando i 2 miliardi di euro nel 2024.

E Claudia Angelelli, ricordando come, negli ultimi anni, le minacce cyber si siano evolute e affinate ricorrendo sempre più spesso a tecniche di intelligenza artificiale, spiega che questo 2022, per le organizzazioni a livello globale, sarà l‘anno dell’approccio Zero Trust alla sicurezza IT (già nel 2021, l’82% delle aziende europee ha aumentato il proprio budget destinato a tali tipologie di soluzioni), basato – detto in estrema sintesi – su un processo di verifica delle identità estremamente rigido.

Adozione del multi-cloud e attenzione alla sostenibilità ambientale tra i trend destinati a durare nel tempo

In tema di digitale in Italia, un’altra tendenza posta in rilievo dal Senior Manager Solution Engineering VMware è legata agli investimenti e all’utilizzo del cloud da qui ai prossimi anni, ribadendo come la pandemia abbia, anche in questo caso, fatto da acceleratore, costringendo anche quelle aziende rimaste indietro nel processo di trasformazione digitale ad adottare il cloud quale soluzione per rendere più agile le operatività.

Quello che, in particolare, emerge da una ricerca VMware è che, oggi, il 75% delle organizzazioni si affida a due o a più cloud pubblici, confermando il fatto che «il multi-cloud è qui per restare». Tuttavia, rimarca Claudia Angelelli, affinché esso esprima tutto il suo potenziale, si chiede alle aziende di essere “cloud smart”, ovvero di potersi avvalere di «una piattaforma multi-cloud per tutte le applicazioni, ovunque esse siano distribuite». A tale riguardo, il VMware Digital Momentum Study 2021 ha messo in luce che tale approccio si traduce «nel 41% in meno di costi destinati all’infrastruttura IT e nel 35% di risparmi sulla produttività attraverso una forza lavoro distribuita».

Una maggiore sensibilità nei confronti delle tematiche relative all’ambiente, ai cambiamenti climatici e agli Obiettivi dell’Agenda 2030 rappresenta un altro trend che segnerà il modus operandi delle organizzazioni da qui in futuro, per mezzo di attività e di approcci mirati e destinati a divenire parte integrante della cultura aziendale. Tra questi, anche l’attenzione rivolta agli aspetti legati all’Environmental, Social, and Governance (ESG) nel valutare i propri investimenti, nonché il rendere pubbliche le proprie performance in materia di sostenibilità sociale, ambientale ed economica attraverso la pubblicazione annuale del Rapporti ESG, a volere sancire l’impegno nel promuovere un mondo più sostenibile ed equo. A tale proposito, VMware ha recentemente pubblicato il rapporto ESG 2021, che prevede, tra gli altri, l’impegno a ridurre le emissioni di gas serra del 19% e a utilizzare energia rinnovabile al 100%.

Scritto da:

Paola Cozzi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin