L’industria 5.0 si propone di affiancare ed estendere il paradigma dell’industria 4.0 per andare oltre la sua dimensione tecno-economica. L’obiettivo è sostenere e promuovere una visione basata su un’industria umano-centrica, sostenibile e resiliente, in cui gli impatti sociali della crescita possano produrre un benessere diffuso.

TAKEAWAY

  • La Commissione Europea ha pubblicato un dettagliato report che definisce gli estremi dell’Industria 5.0, un’azione complementare all’industria 4.0 per valutare gli impatti sociali del cambiamento, indirizzando la crescita nella direzione del benessere diffuso.
  • L’industria 5.0 intende promuovere uno scenario produttivo umano-centrico, sostenibile e resiliente.
  • La Commissione Europea intende sostenere l’industria 5.0 con i finanziamenti dei programmi Horizon e una serie di iniziative di comunicazione utili a sensibilizzare e coinvolgere tutti gli attori del cambiamento.

“In the middle of difficulty lies opportunity”. È una citazione di Albert Einstein ad aprire il report sull’Industria 5.0 pubblicato dalla Commissione Europea, per uscire dalla crisi post pandemica e promuovere azioni utili a sostenere progetti di nuova normalità, capaci di innovare la produzione nel rispetto dell’ambiente e dei diritti fondamentali dell’uomo.

La pubblicazione del report “Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry” ci offre lo spunto per conoscere e riflettere su una delle iniziative più affascinanti a livello di ricerca e sperimentazione attualmente in atto, in attesa che ai nobili intenti segua la necessaria concretezza.

Dall’industria 4.0 all’industria 5.0: dal paradigma tecnologico alla visione di futuro socialmente sostenibile

Le definizioni che terminano con un “punto zero” richiamano solitamente una generazione evolutiva nell’era del digitale, a prescindere dall’argomento in questione. È il caso dell’industria 4.0, spesso associata alla quarta rivoluzione industriale, uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda la trasformazione digitale.

Nella timeline dell’innovazione l’industria 5.0 è la classica eccezione che conferma la regola. Secondo il gruppo di ricerca istituito dalla Commissione Europea: “L’Industria 5.0 riconosce la capacità dell’industria nel raggiungere obiettivi sociali oltre il lavoro e la crescita, per diventare un canale di ricchezza resiliente, con una manifattura che rispetta le risorse del pianeta e pone il benessere dei lavoratori al centro del processo produttivo”.

Tale definizione non rappresenta pertanto la volontà di succedere all’industria 4.0. Il suo obiettivo dichiarato è piuttosto rendersi complementare ad un paradigma marcatamente tecnico-economico per estendere i concetti dell’industria 4.0 nella direzione di un futuro sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale.

Alla base di questa motivazione vi è una visione di futuro supportata da una storia che, nonostante le continue difficoltà e le contraddizioni, vanta una radicata tradizione di successo. Sin dalla prima rivoluzione industriale, l’industria è infatti stata il motore della crescita e del benessere dell’Europa e soprattutto ha avuto un impatto incredibile sui risvolti sociali, al punto da costringere i governi a legiferare misure capaci di mitigare i possibili effetti negativi dello sviluppo economico-industriale.

Industria 5.0: umano-centrica, sostenibile e resiliente

In questa epoca di profonda transizione si avverte nuovamente quella sensazione che Charlie Chaplin aveva magistralmente descritto, ormai quasi un secolo fa, nel suo capolavoro Tempi Moderni.

La paura e la diffidenza del lavoratore di fabbrica nei confronti del progresso della tecnologia sono più che mai attuali. Le disavventure di Charlot, che non riesce ad adattarsi ai ritmi e alle vicissitudini della catena di montaggio, rappresentano la manifestazione di una tecnologia aliena al benessere dell’individuo.

Oggi questa minaccia è rappresentata dal digitale, la cui implementazione nei processi produttivi ci pone inevitabilmente davanti ad un bivio: agire in maniera speculativa, privilegiando esclusivamente il profitto, piuttosto che agire in maniera responsabile, in funzione delle conseguenze a livello economico, sociale ed ambientale che ne derivano. L’industria 5.0 si propone dunque di scongiurare i possibili impatti negativi della trasformazione digitale nell’industria europea.

Viviamo giorni complessi, in cui la pandemia Covid-19 ha evidenziato in maniera spietata tutti i limiti del modello industriale globalizzato, soprattutto in termini di resilienza, laddove le catene di approvvigionamento si sono sgretolate in un istante quando la produzione di determinati componenti è stata delocalizzata in un’unica regione del mondo, incapace di sostenere i ritmi di produzione e i tempi di fornitura richiesti.

Lo spunto propositivo di alcuni workshop tenuti nel 2020 ha portato il gruppo di ricerca della Commissione Europea a fondare l’Industria 5.0 su tre pilastri fondamentali, che coincidono con l’obiettivo di rendere il futuro dell’industria continentale più umano-centrico, sostenibile e resiliente, raggiungendo questi ambiziosi traguardi grazie alle opportunità cui fa accenno la citazione di Einstein nel reagire alle difficoltà di un momento eccezionalmente critico della nostra storia.

  • Industria umano-centrica: consiste nell’assumere un approccio capace di mettere l’uomo al centro dei processi produttivi, utilizzando di conseguenza le tecnologie abilitanti del paradigma industria 4.0. Oltre a chiederci “cosa possiamo fare con la tecnologia?” si pone l’enfasi su “cosa può fare la tecnologia per noi?”. Per assicurare all’uomo una rinnovata competitività nel mercato del lavoro, emerge la necessità di una profonda iniziativa di re-skilling e up-skilling, utile a garantire le competenze indispensabili per gestire le nuove applicazioni tecnologiche. Allo tempo stesso, la tecnologia deve assistere l’uomo nelle sue funzioni e farlo in maniera sicura e trasparente, rispettando i diritti fondamentali del lavoratore, la sua privacy, la sua autonomia e la sua dignità, senza discriminazioni di genere, etnia ed età.
  • Industria sostenibile: crisi come il global warning ci mettono in guardia sugli effetti che lo sfruttamento intensivo è capace di produrre nei cambiamenti climatici, con conseguenze anche drammatiche per le società che vivono sul pianeta. La direzione di un’industria sostenibile deve fare propri quei principi di economia circolare, riuso e riciclo per ridurre l’inquinamento e lo spreco di risorse, attraverso il contenimento dei consumi energetici e l’uso delle fonti rinnovabili. Il rispetto del pianeta è oggi agevolato dalle tecnologie emergenti, come dimostra la capacità predittiva dell’intelligenza artificiale nell’ottimizzare l’efficienza delle risorse nei processi produttivi.
  • Industria resiliente: l’industria 5.0 si pone quale obiettivo quello di rendere più solida, nel complesso, la produzione industriale, per evitare le problematiche che gli inevitabili momenti di crisi a livello geopolitico o naturale finiscono inevitabilmente per generare a livello globale. Per raggiungere questo obiettivo è necessario ripensare profondamente la catena di valore delle forniture, grazie a modelli di produzione realmente capaci di produrre in funzione della domanda, oltre a privilegiare l’azione dei comparti locali e l’autonomia dell’industria europea.

L’uomo nell’industria europea del futuro: un rapporto duale con le tecnologie emergenti

L’industria 5.0 riconosce nel benessere dell’uomo il principale traguardo per garantire la sostenibilità sociale degli impatti generati dalla rivoluzione industriale in atto. Tale visione assume una valenza di dialogo trasversale con l’azione delle tecnologie emergenti in seno all’industria. Il lavoratore deve infatti conoscere e formarsi in maniera adeguata, per garantirne il supporto e l’implementazione nei processi produttivi, ma può avere moltissimo in cambio.

Se utilizzate in maniera opportuna, le nuove tecnologie sono in grado di agevolare il coinvolgimento del lavoratore, ad esempio con l’assistenza step-by-step sulle procedure da effettuare, il che consente di uniformare l’onboarding e la formazione sui processi, riducendo progressivamente il gap tra il digitale e la componente umana del lavoro.

Un aspetto essenziale è inoltre caratterizzato dalla sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo i dati Eurostat ogni anno in Europa avvengono oltre tre milioni di incidenti sul lavoro, di cui almeno tremila con conseguenze fatali.

Le tecnologie emergenti possono mitigare questi numeri. La robotica ha nella propria missione quella di svolgere le mansioni più pesanti e pericolose, sollevando l’uomo da tale onere. L’intelligenza artificiale può prevenire situazioni di rischio effettivo ancor prima che si verifichino.

La realtà virtuale e la realtà aumentata possono simulare digitalmente l’azione degli addetti in totale sicurezza. Sono soltanto alcuni degli esempi in cui la tecnologia può agire a salvaguardia della salute umana.

L’industria 5.0 punta in maniera inequivocabile sulla collaborazione tra uomo e macchina per dissimulare i fenomeni di alienazione e diffidenza nei confronti del futuro della produzione. Non si può negare che l’automazione renderà obsolete molte mansioni attualmente svolte dall’uomo, ma vedrà al tempo stesso la nascita di nuove professioni.

L’obiettivo è trasformare i benefit per l’uomo in un reale elemento di valore tecno-economico per l’industria. In questo frangente sarà fondamentale l’azione della politica, ai fini di sostenere una misura di pubblico interesse compatibile con gli obiettivi degli investitori, e viceversa.

Industria 5.0, i programmi e le iniziative della Commissione Europea

L’industria 5.0 promuove uno scenario di innovazione responsabile, in cui i benefit della crescita siano effettivamente tali per tutti i soggetti coinvolti: gli investitori, i lavoratori, i consumatori, la società e l’ambiente.

Per gettare il cuore dell’innovazione oltre il profit, sono da tempo in atto diverse iniziative concrete ed utili a finanziare la sperimentazione e la ricerca negli ambiti dell’innovazione industriale sostenibile.

Il programma Horizon 2020 ha finanziato, a sua volta, alcuni programmi focalizzati sulla human-machine collaboration, come The Factory2Fit e Operator 4.0 mentre i bandi del nuovo ciclo si apprestano ad ampliare la misura di sostegno favorevole alla diffusione dei principi dell’industria 5.0.

Tra i prossimi passi che la Commissione Europea intende attivare, oltre al supporto economico per le iniziative pilota, emerge in maniera significativa l’azione della European Research Area Communication, con la volontà di comunicare e sensibilizzare in merito ai principi fondamentali dell’industria 5.0.

Sono previsti un nuovo sito Internet, campagne dedicate, workshop sul territorio e ulteriori iniziative volte a coinvolgere e dare visibilità ai soggetti attivi sul piano della open innovation negli ambiti di sviluppo industriale, oltre a favorire il dialogo con gli stakeholder anche sul piano politico.

Per approfondire nel dettaglio gli aspetti tecnologici e le riflessioni generali sull’industria 5.0 è possibile consultare i documenti ufficiali pubblicati dalla Commissione europea, disponibili in lingua inglese ai seguenti link:

Scritto da:

Francesco La Trofa

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin