Una riflessione sul comparto italiano della robotica, non tanto per enunciarne cifre e valori numerici, quanto per coglierne alcuni passaggi, soffermandoci sull’attività di ricerca, sul gap ancora esistente tra questa e il mercato e sull’importanza della formazione per stare al passo con la trasformazione tecnologica.
Che stagione sta vivendo la robotica in Italia? E qual è il filo rosso che, in questo specifico ambito, lega l’attività di ricerca e le dinamiche di mercato?
Michelangelo Setaro, docente e direttore didattico del Master Robotics & Machine Learning di Experis Academy, a tale riguardo fa un preciso distinguo, osservando come – per quanto riguarda i centri di ricerca dediti alla robotica – il nostro Paese vanti esempi di eccellenza, apprezzati in tutta Europa e in tutto il mondo, tra cui l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e il Centro di Ricerca E. Piaggio dell’Università di Pisa, solo per citarne alcuni:
«È una stagione d’oro. Stiamo raccogliendo numerosi successi. E in alcuni segmenti – quali ad esempio, la soft robotics e la wearable robotics – siamo addirittura pionieri. Basti pensare che, nell’ambito della missione ExoMars per l’esplorazione del pianeta Marte, vengono utilizzate tecnologie robotiche sviluppate in Italia»
Diverso lo scenario fuori dai laboratori di robotica, dove, sebbene negli ultimi anni si sia assistito a un’evoluzione importante del settore a livello globale, con la nascita, anche in Italia, di startup e con un’attenzione sempre maggiore da parte degli investitori, esiste ancora un gap tra ricerca e mercato, tra attività di laboratorio e mondo reale.
E questo perché – fa notare Setaro – «al contrario di altri Paesi, in Italia, nel campo della robotica, mancano professionisti con una certa seniority, mancano figure con esperienza diretta nello sviluppo di prodotti. Dunque, permane questo divario, che si traduce nella difficoltà concreta, per le giovani aziende, di immettere sul mercato determinate tecnologie e soluzioni, frutto del proprio lavoro di ricerca».
Robotica in Italia: l’accelerazione prodotta dall’emergenza pandemica
Se, dunque, la fase attuale della robotica in Italia è di ascesa, ancora lontana dalla sua espressione più matura, l’emergenza pandemica scoppiata due anni fa – ricorda il docente – ne ha comunque accelerato lo sviluppo. Fenomeno – questo – che ha interessato tutto il mondo, portando alla riflessione sulla necessità o meno della presenza umana nell’ambito di molteplici attività lavorative, in particolare nella vendita al dettaglio, nella produzione e nella logistica. Da qui, la forte spinta alla ricerca sulla robotica e alla diffusione di un maggiore impiego di robot.
Non scordiamoci che, nel 2020, durante la prima grave ondata di Covid, in diverse località degli USA e della Cina sono stati utilizzati robot per disinfettare alcune aree e consegnare cibo a coloro che erano in quarantena. E che i giganti cinesi dell’e-commerce, in quello stesso periodo, hanno accelerato le consegne da pare di “fattorini robot”.
Nel nostro Paese – prosegue Michelangelo Setaro – determinante è stata l’iniziativa Sperimentazione Italia del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, facente parte delle azioni di “Italia 2025” per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione.
Obiettivo del progetto, consentire a startup, imprese, Università e centri di ricerca di sottoporre a test – per un periodo di tempo determinato – un proprio progetto innovativo, anche ricorrendo a un’eventuale deroga temporanea a quelle norme che, normalmente, ostacolano quel tipo di progetto. Se, al termine del test, l’esito del lavoro sarà positivo, verrà apportata una modifica sostanziale alle norme in questione:
«Si tratta – in Italia – di un’iniziativa vitale per lo sviluppo del mondo delle start up in generale. Più in particolare, per la robotica, è importante non solo per chi, come me, si occupa di guida autonoma, ma anche per chi, ad esempio, lavora nel settore degli outdoor mobile robot, spesso non agevolato dalle normative vigenti in termini di sicurezza»
L’intelligenza artificiale nella progettazione robotica: le sfide
«L’intelligenza artificiale è ancora agli inizi delle applicazioni nella robotica» si legge nel paper “Artificial Intelligence in Robotics”, a cura dell’International Federation of Robotics (IFR). Solo in tempi più recenti, infatti – con l’ingresso dei robot anche in altri contesti, oltre a quello industriale – l’AI è stata chiamata in causa nella progettazione e nella programmazione robotica, col fine di estenderne l’adozione a molteplici ambienti e applicazioni.
A questo proposito, Setaro spiega che, attualmente, uno dei trend è quello che vede l’impiego delle tecniche di intelligenza artificiale nello studio e nello sviluppo di quelle abilità dei robot correlate alla percezione e alla segmentazione dell’ambiente in cui questo è chiamato a operare, nonché alla classificazione degli oggetti che si trovano nel suo spazio.
«Quelli della robotica mobile su zampe, della robotica mobile su ruote e della robotica mobile volante rappresentano altri segmenti in cui l’applicazione delle tecniche AI sta prendendo piede, in particolare relativamente al controllo dei movimenti e della stabilità delle macchine».
Anche se, al momento – aggiunge – la grossa sfida dell’intelligenza artificiale applicata alla robotica è data dal behavioral cloning, che mira a riprodurre nella macchina le abilità cognitive proprie del cervello umano:
«Personalmente, vivo tale sfida riferita alla ricerca nell’ambito della guida autonoma, settore in cui lavoro. E in cui il behavioral cloning significherebbe, per il veicolo, la possibilità di autonomia totale, oltre al rendere stabili le soluzioni applicate, con tutta una serie di conseguenze e di impatti rilevanti»
Robotica in Italia: focus sul Master Robotics & Machine Learning
All’interno dello scenario descritto, con un comparto in ascesa e un’attività di ricerca che chiede una correlazione più forte col mercato, la formazione rimane un punto fermo della robotica in Italia. Ne è un esempio il Master Robotics & Machine Learning di Experis Academy – training center di Experis, brand ManpowerGroup – di cui, come accennato, Michelangelo Setaro è docente, nonché direttore didattico.
Obiettivo del Master – della durata complessiva di 180 ore, suddivise nei week end da giugno 2022 a novembre 2022, con lezioni virtuali e workshop in presenza – «è formare professionisti altamente specializzati, trasferendo loro conoscenze e competenze inerenti alle tecnologie di machine learning, in modo da rispondere alla crescente domanda di esperti dal profilo sempre più completo, preparati alla trasformazione tecnologica in atto nella robotica».
Rivolto a laureati in ingegneria meccatronica, ingegneria elettronica e informatica, in fisica e matematica, il progetto formativo è aperto anche a tecnici, periti, ingegneri e a figure professionali già attive nel settore della robotica, mosse dall’esigenza di arricchire il proprio bagaglio culturale in materia.
«Si tratta di un percorso dal programma fortemente pratico, il cui fine ultimo è tirare fuori da ognuno quel robotics engineer in grado – in azienda – di ragionare a livello di “sistema”, adottando, dunque, un approccio olistico, piuttosto che concentrarsi su una parte di tale sistema» sottolinea il direttore didattico del Master.
Il programma – oltre ad analisi di case study e a esercitazioni individuali e di gruppo – prevede una serie di approfondimenti verticali in materie quali meccanica, cinematica e dinamica; pianificazione del movimento e controllo della traiettoria; percezione ambientale e processo decisionale; progettazione e integrazione dell’architettura di sistema.