La COP 27 - di scena a Sharm el-Sheikh fino al 18 novembre 2022 - si rivela una preziosa occasione per accordi e progetti finalizzati allo sviluppo di soluzioni tecnologiche pulite, atte a ridurre le emissioni di CO2 e a puntare su fonti energetiche rinnovabili.

TAKEAWAY

  • Alla COP 27 si arriverà a dare seguito all’Accordo di Parigi? Tra annunci e accordi, ci sono diversi elementi da considerare, il primo dei quali è rappresentato dagli investimenti sulle “tecnologie pulite”: USA, ad esempio, stanzieranno in dieci anni 368 miliardi di dollari per ridurre le emissioni e puntare sulle fonti energetiche rinnovabili.
  • L’attenzione alla ricerca sul tema cleantech è stata messa in luce dall’UE, ma anche da Canada e Regno Unito, sotto forma di impegni e nuovi stanziamenti. Particolare rilievo assumono gli accordi di sviluppo di progetti per l’idrogeno verde da parte di diversi Paesi africani.
  • Ricerca e innovazione sono parte integrante della promozione delle clean technology. Gli esempi non mancano, dai sistemi per il rilevamento delle emissioni di CO2 e metano che impiegano intelligenza artificiale, alla realizzazione di idrogeno verde dai rifiuti, fino ai progetti per decarbonizzare il settore navale.

La COP 27 – in svolgimento a Sharm el-Sheikh dal 6 novembre 2022 – si sta rivelando occasione preziosa per promuovere lo sviluppo delle cleantech per il clima. L’edizione di quest’anno della Conferenza ONU sui cambiamenti climatici riserverà ancora spazio e tempo (termina il 18 novembre 2022) ad accordi e iniziative per tentare di migliorare una situazione altrimenti drammatica. Intanto, i motivi di cauto ottimismo passano proprio dalle decisioni prese e dai progetti annunciati dedicati a fonti rinnovabili e alla riduzione sensibile delle emissioni in vari settori.

Una prima buona notizia, in termini di clean technology, è rappresentata dalla Breackthrough Agenda: l’iniziativa, lanciata alla COP26 (tenutasi a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre 2021) da 45 Paesi che rappresentano oltre il 70% del PIL mondiale, pare abbia preso piede proprio alla 27esima edizione. 

È stata adottata la proposta di un pacchetto di 25 nuove azioni collaborative da realizzare entro la COP28 per accelerare la decarbonizzazione in cinque settori chiave come energia, trasporti stradali, produzione dell’acciaio, idrogeno e agricoltura. In poche parole, i Governi più importanti a livello economico hanno definito un piano di azione di 12 mesi per contribuire a rendere le tecnologie pulite più economiche e accessibili ovunque.

Sempre alla COP 27, il Presidente USA Joe Biden ha evidenziato l’impegno preso dal suo Governo per favorire lo sviluppo delle “tecnologie verdi”. Ha ricordato il forte impegno (368 miliardi di dollari in dieci anni) che verrà profuso mediante l’Inflaction Reduction Act, il pacchetto USA dedicato alla transizione ecologica ed energetica, che fornirà nuovi investimenti nelle tecnologie energetiche pulite, estendendo i crediti d’imposta per l’energia solare ed eolica, aumentando i crediti d’imposta per la cattura e il sequestro di CO2, creando nuovi crediti d’imposta per l’idrogeno verde, sovvenzionando una sempre maggiore adozione di veicoli elettrici.

L’Unione Europea non è da meno, quanto all’impegno per lo sviluppo di tecnologie verdi dedicate all’energia e al perseguimento della strategia Net Zero, come vedremo.

UE e USA a parte, sono svariati gli impegni presi in vari settori, dalla produzione di idrogeno verde alla decarbonizzazione dell’industria navale, che sono stati siglati in questi giorni, a margine o all’interno della COP 27, a testimonianza di una progressiva evoluzione verso la riduzione delle emissioni, necessarie a centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Cleantech per il clima: strategie e investimenti dell’UE

Consapevole della necessità di sostenere la realizzazione di soluzioni cleantech per il clima, l’Unione Europea, attraverso la Commissione UE ha lanciato – alla vigilia della conferenza sul clima – il terzo invito a presentare progetti nell’ambito del Fondo europeo per l’innovazione, che copre temi quali decarbonizzazione, elettrificazione innovativa nell’industria e produzione di tecnologie pulite.

Per questo, stanzierà 3 miliardi di euro per progetti su larga scala per porre fine alla «dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi», ha fatto sapere. I progetti promettenti non sufficientemente maturi per ottenere una sovvenzione potranno comunque beneficiare dell’assistenza allo sviluppo del progetto da parte della Banca europea per gli investimenti. 

Il Fondo per l’innovazione è finanziato dalle entrate derivanti dalla vendita all’asta delle quote del sistema di scambio delle quote di emissioni (ETS) dell’Unione Europea e ha già organizzato due bandi su larga scala.

Sempre in tema di ricerca europea, all’avvento della conferenza sul clima, lo European Patent Office ha lanciato una nuova piattaforma per le fonti energetiche rinnovabili, progettata per supportare i ricercatori e i decisori coinvolti nella corsa alle tecnologie per l’energia pulita.

La piattaforma fornisce una selezione iniziale di circa 60 ricerche di informazioni brevettuali già pronte «per aiutare scienziati, ingegneri e decisori a trovare e sviluppare le soluzioni green tech esistenti».

Le prime ricerche rilasciate su di essa coprono i settori dell’approvvigionamento energetico (eolico offshore e sistemi solari smart), delle industrie altamente impattanti ed energivore (produzione di acciaio e cemento), facendo anche attenzione alla produzione di idrogeno verde e all’ottimizzazione delle tecnologie di energy storage. Il database pubblico contiene oltre 140 milioni di documenti provenienti da più di 100 uffici di proprietà intellettuale in tutto il mondo.

L’impegno di Canada e UK sul fronte clean technology

A proposito di cleantech per il clima, occorre anche ricordare ciò che è stato fatto nell’anno intercorso tra COP26 e COP 27: 23 Governi nazionali e la Commissione europea, collaborando nell’ambito di Mission Innovation, hanno annunciato investimenti in 221 progetti dimostrativi per l’innovazione nel campo delle tecnologie energetiche green nei settori più energivori e complessi da decarbonizzare. Inoltre, sono stati impegnati 94 miliardi di dollari dai Governi su questo versante entro il 2026.

Sono sufficienti? Secondo la IEA – International Energy Agency, gli investimenti in energia pulita dovrebbero raggiungere 1.400 miliardi di dollari nel 2022. Attualmente rappresentano quasi i tre quarti della crescita degli investimenti energetici complessivi e dal 2020 sono cresciuti a un tasso medio annuo del 12%.

Ma c’è ancora molto da fare: la stessa Agenzia Internazionale per l’Energia ha dichiarato, non più tardi di un mese fa, che i Governi devono triplicare gli investimenti annuali in energia pulita, portandoli a 4mila miliardi di dollari entro il 2030, se si vuole che il mondo raggiunga le emissioni nette zero entro il 2050.

Servono quindi azioni più incisive. Per questo, alcuni Paesi hanno annunciato un impegno maggiore. In tal senso, il Canadaintrodurrà crediti di imposta rimborsabili per le tecnologie pulite, per un valore fino al 30% dei costi di investimento, nel tentativo di colmare il divario competitivo con gli Stati Uniti nello sviluppo delle “tecnologie verdi”.

Come riporta Reuters, entro la fine dell’anno lancerà anche un fondo per la crescita, annunciato già ad aprile, con una capitalizzazione di quasi 11 miliardi di dollari per contribuire a mitigare i rischi che gli investitori privati si assumono quando investono in nuove tecnologie e infrastrutture che puntano all’obiettivo Net Zero, come energy storage e idrogeno verde.

Anche il Regno Unito ha deciso di investire maggiormente sulla ricerca dedicata alle tecnologie per la decarbonizzazione. ll neo premier, Rishi Sunak, ha posto in rilievo l’impegno volto a stanziare 65,5 milioni di sterline (circa 75 milioni di euro) per aiutare i ricercatori e gli scienziati dei Paesi in via di sviluppo ad accelerare lo sviluppo di cleantech per il clima.

Il Governo da lui guidato si è impegnato, inoltre, a triplicare i finanziamenti nell’ambito del bilancio internazionale per l’adattamento al clima, passando da circa 570 milioni di euro nel 2019 a 1,7 miliardi di euro nel 2025.

Idrogeno verde in Africa: i piani di sviluppo annunciati

Uno dei filoni più innovativi per quanto riguarda le cleantech per il clima è rappresentato dall’idrogeno verde. COP 27 ha mostrato, a questo proposito, una grande attenzione al suo sviluppo che vede, in particolare, attivi diversi paesi africani.

Innanzitutto si è messo in luce l’Egitto, per voce del Ministro dell’Elettricità Mohamed Shaker, che ha annunciato la firma di ben 16 protocolli di intesa nel campo della produzione di green hydrogen. A questo riguardo, è previsto un innovativo progetto di “waste-to-hydrogen” che parte dall’impiego di rifiuti plastici organici e non riciclabili per la produzione di 300.000 tonnellate di idrogeno pulito all’anno.

Per attuare il progetto, è stato siglato un accordo con l’azienda tedesca H2-Industries che si occuperà di avviare la produzione, sfruttando rifiuti organici e rifiuti plastici non compostabili, in un nuovo impianto di termovalorizzazione dei rifiuti a East Port Said, nella zona economica del Canale di Suez. Qui si produrrà il combustibile, consentendo all’industria di ridurre i rifiuti di plastica (ogni anno nel Paese africano se generano 400 milioni di tonnellate).

Anche la Namibia intende porre le basi per lo sviluppo di green hydrogen. Per riuscirci, ha firmato un memorandum di intesa con l’Unione Europea, mirato allo sviluppo di tutta la filiera utile allo scopo.

Tra gli interessati a questo filone c’è anche il Kenya. Il suo Presidente, William Ruto, è giunto a un accordo con la società australiana Fortescue Metals per avviare, nel prossimo futuro, un impianto che sfrutta idrogeno verde per produrre ammoniaca sostenibile utile come fertilizzante green.

Nei giorni della COP 27, la BP ha firmato un protocollo di intesa con il Governo della Mauritania, in base al quale realizzerà un programma innovativo per esplorare il potenziale di produzione su larga scala di H2 verde nel Paese. Allo stesso proposito si pone l’accordo firmato dal Marocco con Israele, attraverso le rispettive società (la marocchina Gaia Energy e l’israeliana H2Pro).

Cleantech per il clima: AI anti-emissioni, eolico offshore e decarbonizzazione del settore navale

Sul versante cleantech per il clima, viene in aiuto anche l’intelligenza artificiale. Tecniche AI possono essere utilizzate per analizzare dati satellitari e conoscere la posizione e la portata delle emissioni rilasciate in atmosfera dagli impianti di oltre 70mila siti in tutto il mondo.

Tutto questo sarà possibile grazie a Climate TRACE, coalizione guidata dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. L’inventario delle emissioni di Climate TRACE è stato presentato durante la COP 27 quale primo sistema di contabilità completa al mondo delle emissioni di gas serra, basato principalmente su osservazioni dirette e indipendenti.

AI e rilevazioni satellitari possono anche rilevare emissioni di metano, gas serra molto nocivo e che rappresenta circa un quinto delle emissioni globali. 

n questo senso, la stessa conferenza sul clima è stata l’occasione per presentare MARS. Acronimo di Methane Alert and Response System, è una piattaforma data-to-action creata nell’ambito della strategia dell’International Methane Emissions Observatory (IMEO) dell’UNEP per far sì che i dati rilevanti per le politiche arrivino nelle mani giuste per la mitigazione delle emissioni. MARS sarà il primo sistema globale disponibile al pubblico in grado di collegare in modo trasparente il rilevamento del metano ai processi di notifica.

Le fonti rinnovabili sono elementi importanti delle soluzioni cleantech per il clima. A questo riguardo, sempre alla Conferenza delle Nazioni Unite a Sharm el-Sheikh, nove Paesi europei hanno aderito all’alleanza internazionale Global Offshore Wind Alliance per sviluppare maggiormente l’energia eolica offshore.

L’alleanza, avviata dall’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), dalla Danimarca e dal Consiglio Globale per l’Energia Eolica, intende porre le condizioni per facilitare lo sviluppo di questo comparto. L’alleanza, secondo Wind Europe, punta a raggiungere una capacità installata totale di almeno 380 GW entro il 2030.

Dal vento al mare, un altro settore sempre più attento alla decarbonizzazione e all’impiego di tecnologie pulite è il settore navale. In questo senso, alla COP 27 i Governi di Panama, Uruguay e Norvegia hanno aderito alla Clean Energy Marine Hubs Initiative, iniziativa intersettoriale mondiale che intende accelerare il ritmo di diffusione della produzione e del trasporto di combustibili a basse emissioni del ciclo di vita via mare, compreso l’uso di questi combustibili direttamente per la navigazione.

I tre Paesi si uniscono agli Emirati Arabi Uniti e al Canada, primi aderenti all’iniziativa nata all’inizio dell’anno in corso e che coinvolgerà tutti i membri. Già si parla di oltre 40 progetti da avviare, che riguardano la produzione di combustibili verdi, la riduzione di CO2, ma anche l’intenzione di costruire una nave da carico funzionante ad ammoniaca.

Scritto da:

Andrea Ballocchi

Giornalista Leggi articoli Guarda il profilo Linkedin